Arte
In ricordo di Lucio e delle sue rondini
C’è una bellissima canzone che è, in primo luogo, una poesia, capace di esprimere, con leggerezza e soavità, la felicità nella sua dimensione modesta, limitata, di pudore, di sobrietà, come in fondo la si dovrebbe vivere nel lungo e tormentato travaglio della vita.
L’ ha scritta Lucio Dalla: “Le Rondini”.
Sono pazienti e costruiscono nidi per i loro piccoli, dimostrando che, anche nel regno degli animali, vale il sentimento dell’amore materno e l’afflato del dono.
Infatti, come dicono gli esperti, sono monogame ed invecchiano con il solo ed unico amore che hanno scelto in gioventù e vivono unicamente in funzione dei loro piccoli, ai quali assicurano un nido costruito a forma di coppa, con il fango reperito da pozzanghere impastato nel becco assieme all’erba.
Come le rondini che volano e con i loro movimenti disegnano bellissimi archi nel cielo, lo spirito del poeta
“vuole entrare dentro i fili di una radio,
volare sopra i tetti delle città,
incontrare le espressioni dialettali,
mescolarsi con l’odore del caffè,
fermarsi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali e con la polvere dei sogni volare al fresco delle stelle, anche più in là“.
Come le rondini di sera chiediamo alla vita un momento di pace e di tenerezza, per chiudere gli occhi con l’innocenza dei buoni.
Come questi bellissimi uccelli, che conoscono fortemente ed indissolubilmente il sentimento della fedeltà, il poeta vuole penetrare nel cuore dell’amata per avvertirne la passione, i suoi dolori, i tormenti del desiderio. Vuole dunque scoprire le recondite leggi del battito, della pulsione, della tensione d’amore, vuole insomma scavare nei suoi recessi, negli abissi, nella profondità, per comprendere e far sua la legge della grazia, del dono, scrutare da dove nasca la sorgente, la scaturigine, il principio di questo “strano dolore” che paradossalmente dà piacere, prende ed offre le belle cose.
“Vorrei seguire ogni battito del mio cuore
Per capire cosa succede dentro e cos’è che lo muove.
Da dove viene ogni tanto questo strano dolore.
Vorrei capire insomma che cos’è l’amore.
Dov’è che si prende, dov’è che si dà”.
Come le rondini voliamo via nel silenzio del cielo in cerca di uno spazio intermedio che ci dia conforto tra la certezza e l’incertezza: vi è troppo dolore per essere felici.
Ma cerchiamo di ritrovare i colori dell’arcobaleno: così la gioia non ci abbandonerà mai, come quando sento dal tuo grembo la pienezza del mistero affascinante della vita.
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