Arte
Il piede “scocciato” (che scivola sulla buccia di banana)
Sin da subito, dagli esordi, Maurizio Cattelan si è fatto notare per la sua predilezione al gioco provocatorio e ironico, alla ricerca continua della reazione del pubblico, senza la quale il gioco stesso non avrebbe alcun senso, men che meno una conformità artistica. La forza di ogni sua opera, infatti, è data dall’atteggiamento di chi la osserva e la critica, a prescindere dal grado di preferenza e di disistima che si possono avere nei confronti della stessa. E, in alcuni casi, l’opera addirittura prende corpo nella sua assenza, rimandando a un tempo che ha perennemente da venire, anche se un cartello avvisa “Torno subito”, come quando, alla fine degli anni ’80, l’autore lo affisse sulla porta della “Galleria Neon”, a Bologna, riempendo di vuoto lo spazio a sua disposizione. Va da sé che Cattelan abbia, a suo modo, preso in giro il mondo dell’arte, contestandolo con strategie funzionali a raggiungere un vasto pubblico e a provocarne la risposta, il contraccolpo e finanche l’incredulità: chi non ricorda la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia, nel 1993, dove affitta il proprio spazio a un’agenzia pubblicitaria?!
Recentemente, l’artista italiano conosciuto in tutto il mondo, ha attirato l’attenzione generale su di sé proponendo una banana attaccata a un muro bianco con del nastro adesivo grigio. L’opera è stata presentata ad Art Basel Miami 2019, col titolo “Comedian” ed è stata venduta a 120 mila dollari. E anche in questa occasione il clamore del pubblico non si è fatto certo attendere. E, giù, schiamazzi irriverenti, critiche sferzanti e addirittura improperi abbastanza pittoreschi. Francamente, però, molte delle osservazioni che si muovono sulle proposte shock di Cattalan le trovo piuttosto scontate e banali. Ovvio che un’arte simile non sia contemplativa e non inviti a perdersi nella sua bellezza estetica e profondissima. Un’arte che ha lo scopo di disgustarci, infastidirci, guadagnare la nostra avversione non può contenere nessun accorgimento che miri a raggiungere una qualsivoglia forma di grazia e armonia. Si aggiunga che essa, nella sua peculiare forma espressiva dissacrante, ben si presta a diventare un veicolo funzionale per il cosiddetto “istanct marketing”, ossia quel fenomeno di pubblicità che si propaga attraverso i contenuti e i messaggi virali a cui tutte le aziende, oggi, sono interessate.
In sostanza, un’opera venduta 120 mila dollari, che mai nessuno avrà il piacere di conservare perché mangiata, ha prodotto certamente un fatturato maggiore usando come pretesto l’arte e il suo mondo, pienamente al servizio della comunicazione pubblicitaria più che della stessa idea creativa che l’ha partorita. Ecco, perché, il piede riportato nella foto a corredo dell’articolo, che ho avuto modo di scoprire sulla pagina fb ArtMaiora, potrebbe, in sintesi, costituire la provocazione di ciò che viene presentato come già provocazione, svelando il mistero fenomenico di un’arte che potrebbe contenere tra le sue finalità l’inganno e la furbizia, doti utilitaristiche e sempre attuali “per eccellenza”. E voilà, il piede, seppur grazioso, che scivola sulla buccia del capolavoro cattelaniano, a cui avranno mangiato in tanti. Il piede “scocciato”, ma rivelante. Il piede, quello scivolante, da osservare non come sostituzione della banana, ma da considerare nella continuità di una sequenza immaginaria, dove la buccia lasciata incautamente al suolo, dopo averne mangiato il frutto, viene appunto calpestata da un piede che si offre nella sua nudità e oserei dire ingenuità.
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