Arte

“I sotterranei del Revolù”, un classico di Marc-Antoine Mathieu

20 Gennaio 2021

Il tempo è un’invenzione, o è niente del tutto”, scriveva Henri Bergson ne L’evoluzione creatrice.  Quello “scandalo” del tempo, quell’impossibilità di renderlo un qualcosa di “materiale” e concepibile, si riaffaccia nel capolavoro di Marc-Antoine Mathieu: I sotterranei del Revolù. La vicenda alla base di questo abissale racconto è molto semplice: Liurseo Del Volume e il suo assistente Leonard vengono incaricati di analizzare, catalogare e stimare i fondi di un museo i cui riferimenti fanno naturalmente pensare che possa essere il Museo del Louvre. Ma dopo poche pagine capiamo che qualsiasi rimando perde rapidamente di significato: gli spazi dei sotterranei sono infiniti, si estendono per dimensioni che sembrano apparentemente contenibili in misure prestabilite, ma che in realtà sfuggono a ogni umana comprensione. Dentro questi volumi, nei quali ogni cosa diventa assurda e impensabile, il tempo si immerge in se stesso creando un vuoto osservabile, ma dal quale è impossibile sottrarsi.

Il tempo dunque scorre, ma è semplicemente un numero (i giorni che passano, unico indicatore per poterne in qualche modo percepire la sostanza) ed è quindi nient’altro che un’invenzione, che sopravvive unicamente nell’appassire delle nostre misere vite e nel proseguimento di estensioni immaginifiche e fantastiche come quelle prodotte, il più delle volte, dall’arte. Il lavoro di Mathieu è però incredibile per come riesce a costruirsi attraverso un immaginario fatto di esseri che sono più statuari delle sculture di cui si occupano, più umbratili degli anfratti che sono costretti, per lavoro, a visitare periodicamente, più schematicamente organizzati di quanto lo siano le miriadi di mappe e documenti contenute nelle infinite fondamenta del museo.

Da un punto di vista formale, Mathieu opera in due direzioni: da una parte utilizza un bianco e un nero intensissimi, che disturba frequentemente con differenti variazioni di grigio; questo serve a dare ai disegni una sorta di straniante tridimensionalità, che allontana sempre di più il lettore dalla realtà. Dall’altra crea abili messe in abisso, non solo attraverso l’uso canonico di quadri nei quadri, ma anche per mezzo di oggetti con dettagli parziali che costringono a immaginare forme dalla dimensione enorme e probabilmente impensabile.  Poi ci sono gli anagrammi e i giochi di parole: sono tutti costruiti sulle parole “Musée du Louvre”. Questo diventa un tributo dovuto al museo stesso (che ha dato il suo patrocinio per la realizzazione del fumetto), ma anche un modo di rendere ludico il linguaggio, producendo così un ulteriore slittamento di senso nell’intera operazione.

Ma l’intervento più importante condotto dal fumettista francese ha a che fare con il modo di permeare lo spazio di costruzioni che velatamente rimandano sempre alle peculiarità della nona arte. Sezionamenti, consequenzialità e altre specifiche tecniche, esposte o solamente narrate, impregnano i sotterranei di un alone che sembra dire, sardonicamente, che il fumetto è in ogni caso l’arte più straordinaria che sia stata mai concepita dall’uomo. Con la sua capacità di raccontare, di far fluire, di materializzare visivamente mondi, oggetti, esseri viventi, il fumetto ha il potere di inventare il tempo e lo spazio a suo piacimento, cristallizzandoli in flussi che può mutare repentinamente tanto quanto può essere allo stesso tempo inerme e granitico.

Tuttavia il terreno sul quale Mathieu tutto riconduce non è certo quello dello scontro o del conflitto: ciò che alla fine rimane è infatti un grande affresco sull’arte come procedimento che trasfigura e trascende il rappresentabile. Che sia un dipinto, un fumetto o una scultura, ognuno di questi è sempre un tassello di un oggetto infinito e incommensurabile che sarà per sempre “un’invenzione o niente del tutto”.

 

I sotterranei del Revolù
Testi e illustrazioni: Marc-Antoine Mathieu
Editore: 001 Edizioni
Collana: France
Anno edizione: 2009
Pagine: 64 p., ill. , Rilegato

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