Arte

I lavoratori senza rete protettiva: una testimonianza

9 Aprile 2020

L’emergenza sanitaria sta colpendo tutti ma non colpisce tutti allo stesso modo, in una società diseguale, diseguali sono anche gli effetti del lockdown sulla vita economica e sociale delle persone. Nonostante le parole del ministro Gualtieri – “Giorni difficili, non vogliamo lasciare indietro nessuno” – ci sono molte tipologie di lavoratori rimasti scoperti, senza una rete protettiva, dai DPCM dei giorni scorsi e dal ‘Cura Italia’.

Qui un’accorata testimonianza di chi vive sulla propria pelle l’incertezza del presente e del futuro lavorativo.

 

Vorrei testimoniare l’abbandono in cui versa la mia categoria.

Siamo i giovani attori di questo Paese e siamo stati dimenticati.

Mi riferisco non solo ai giovani e meno giovani operatori culturali, musicisti, attrici, scenografi, registi, scrittrici, e maestranze artistiche tutte – LINFA VITALE SOMMERSA di questo mondo. Mi riferisco anche e soprattutto ai giovani e meno giovani che stavano cercando lavoro al momento dello scoppio della pandemia, facendo uno “stage” terminato anzitempo senza tutele, ai camerieri, a coloro che lavorano oggi stesso da casa in nero in “smart working”…

Per noi non c’è niente. Se non, per l’ennesima volta, gli sforzi della nostra famiglia di origine (perché una famiglia nostra non ce la possiamo permettere) e la solidarietà degli amici.

Sono una donna di 28 anni, da quando ne ho 16 studio e lavoro. Sono una ragazza fortunata perché mi hanno regalato un sogno. Sono un’attrice neodiplomata, a luglio 2019 per la precisione, per forza di cose (ci sarebbe un capitolo da aprire sulla situazione del lavoro nello spettacolo ma per adesso chiuderei qui) non ho raggiunto 30 giornate ex-ENPALS nel 2019: ne ho due, regolarmente retribuite e bellissime. Tuttavia, ho lavorato due mesi con contratto subordinato durante l’estate 2019, per potermi permettere il salto dalla periferia veneta alla capitale. La NASPI, che non ho mai chiesto, perché ho sempre fatto solo le scelte che mi potevo autofinanziare con l’aiuto della mia famiglia “normale”, e che ho richiesto la settimana scorsa in piena pandemia perché il bonus per i lavoratori dello spettacolo di 600 euro grazie agli attuali criteri me lo scordo, e perché sono in affitto a Roma e sto dilapidando cinque anni di risparmi, mi è stata rifiutata la settimana scorsa con motivazione “La S. V. (Signoria Vostra) non ha presentato la domanda entro il 22/01/2020”.

Sono amante appassionata delle regole, ho sempre pensato che la libertà possa vivere e fruttare nel vincolo e per questo non ho mai imbrogliato per farcela (forse in un paio di versioni di latino avevo i bigliettini nel dizionario) fino ad oggi. E ancora oggi pago l’affitto, ancora oggi pago le mascherine a peso d’oro (10 euro) non detraibili per rispettare la salute della comunità, ancora oggi scelgo di non saltare sul primo treno per tornare a casa e obbligare mio padre metalmeccanico 64enne a stare a casa dall’officina, una delle tante riaperte in Veneto in questi giorni.

Sono arrabbiata, moltissimo, ma cosciente che lasciarsi prendere dalle emozioni non risolve nulla. Bisogna agire.

Sono in contatto con il sindacato dei lavoratori dello spettacolo, che sta facendo il possibile per far ascoltare le nostre istanze. Sono in contatto con i miei compagni di accademia, che sono tornati a casa con i genitori perché non potevano pagarsi l’affitto. Sono in contatto con colleghi del settore più o meno coetanei che non possono fare altro che aspettare che passi.

Ma tutto questo non deve passare, non possiamo perdere l’occasione unica di riconvertire il sistema. Ogni minuto che passa, ci addormentiamo un po’ di più, la nostra soglia di sopportazione diventa sempre più alta.

Vedo che siamo a un bivio epocale e se non lo percepiamo tutti, se non scegliamo la strada, non ci sarà nessuna redenzione. L’Italia resterà l’Italia del compianto, dell’amarezza, degli scomodi diventati martiri, del “Tanto non serve a nulla”, di tanti piccoli orticelli genuini ma isolati.

Ma sono sicura di una cosa, che il resto del mondo si sta risvegliando e che gli altri sì, andranno avanti. Se non lo facciamo anche noi italiani, uniti, tutti assieme, saremo relegati al fanalino di coda. Sudario di una civiltà bellissima, ammazzata e mai risorta.

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