Arte

Dietro una grande tela c’è una grande donna: intervista alla pittrice Mariangela Sforza

10 Dicembre 2024

Mariangela Sforza, artista poliedrica con un passato nella danza, si distingue nel panorama artistico per la sua capacità di abbattere i confini fisici ed emotivi attraverso la pittura. Le sue tele di grandi dimensioni riflettono un’intensa connessione con l’universo e una profonda ricerca emozionale. Il suo linguaggio creativo dà forma al movimento e all’energia, parlando direttamente all’invisibile e trasmettendo significati universali.

Ci sono state artiste donne del passato o del presente che sono per te fonte di ispirazione?

Ci sono storie di donne del passato a cui sono molto legata, come quella della scienziata Marie Curie, per via della sua ostinata determinazione, nonostante le avversità. Nel campo dell’arte, di Frida Kahlo, ho sempre ammirato la grande forza fisica. La capacità di trasformare in arte il dolore, dimostrando una grande forza vitale, mi ha sempre provocato grande stupore. Un altro grande esempio è la poetessa Alda Merini.

Ritieni che oggi nel mondo artistico vi siano differenze tra donne e uomini come avviene in altri settori lavorativi?

Non sono in grado di rispondere a ciò. Sono sempre stata ai margini, se così si può dire; fuori da certi circuiti. Mi sono costruita la mia realtà lavorativa seguendo sempre ciò che più mi ispirava e non mi sono mai confrontata con realtà di questo tipo. Forse perché ho trovato degli spazi alternativi che mi hanno permesso di lavorare con una certa tranquillità. Ne è un esempio il settore terapeutico della danza. Credo di essere stata fra le prime ad occuparmi di danzaterapia nella mia zona.

La tua è un’arte astratta: in che modo, però, il tuo essere donna confluisce nelle tue opere?

Penso che la creatività non abbia nulla a che fare con il genere. Riuscire a raggiungere quel vuoto mentale che permette alla mia parte più istintiva di esprimersi, attraverso i colori e il movimento, è la mia ricerca e il mio metodo di lavoro. Non mi sembra che in questo spazio ci sia una donna o un uomo, ma un essere prezioso, intero e unico, da preservare.

Sei stata anche una danzatrice: in quale delle due professioni, danzatrice o pittrice, hai incontrato maggiori ostacoli?

Ho trovato ostacoli in entrambe le forme d’arte. Nella danza, riuscire a mostrare il prodotto finito di un mio percorso lavorativo è sempre stato complesso. Per mettere su uno spettacolo entrano in gioco una serie infinita di fattori con un inevitabile dispendio di energie e, spesso, per poche repliche. E questo, alla lunga, diventa frustrante. Nella pittura, invece, è tutto più immediato e con pochi intermediari. Il processo creativo trova il suo sbocco conclusivo senza subire interferenze esterne. Sei tu e il tuo intento e basta. Avendo poi la fortuna di poter esporre i miei lavori, quasi immediatamente, riesco ad avere subito una discreta visibilità.

Hai mai utilizzato la tua arte, o hai pensato di farlo, per sensibilizzare la gente a tematiche legate al mondo femminile?

Non l’ho mai fatto e non credo che lo farò mai. Ho sempre pensato di trasmettere emozioni aldilà del genere.

Quale messaggio ti piacerebbe che la tua arte trasmettesse al mondo femminile?

Seguire sempre le proprie passioni, a qualsiasi età, restando sempre in ascolto di quello che la propria anima ci chiede. Questo è il messaggio che mi sento di dare a ogni persona.

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