Arte

Con la cultura invece si mangia: la storia di ROPE Gallery

11 Gennaio 2019

Si parla da anni di fuga dei cervelli. Molto meno (o meglio per niente ndr) si parla di chi rimane e cerca di farsi strada nel mondo del lavoro per conto proprio. Fare impresa culturale in un Paese che non investe sui giovani non è esattamente una passeggiata. Ma con la cultura si può mangiare?

Ne parliamo con Federica Petricca, Art Gallery Director di ROPE Gallery.

Federica a soli 27 anni hai deciso di aprire una tua Galleria d’Arte a Modena. Come è nata l’idea di una Galleria d’arte?

“Nasce dalla volontà di creare uno spazio volto alla divulgazione artistica e culturale, che sostenga progetti costruttivi dal carattere forte, socialmente rilevanti. Grazie al confronto quotidiano con gli artisti, soprattutto quelli più giovani, cerchiamo di dare la massima fruibilità alle opere e di divulgare l’oggetto artistico tra le nuove generazioni”.

Come hai sviluppato il tuo progetto? (Finanziamenti, fondi contatti a cui ti sei rivolta)

“Il progetto ROPE gallery è totalmente autofinanziato. Tramite la gestione di risorse personali, portando avanti il mio lavoro da impiegata, riesco a sostenere le spese e  investire  in nuovi progetti. La ROPE gallery è nata e va avanti grazie a piccoli sacrifici quotidiani che faccio volentieri. Avevo la necessità di continuare a lavorare nel mio campo e così ho scelto di investire su di me e sul mio  futuro”.

Perché a Modena e non in una grande città?

Modena è una città straordinaria con un erudito tessuto sociale che apprezza e sostiene realtà giovani come la ROPE. L’ho scelta perché è  una città piena di cultura e passione, due elementi fondamentali per il progresso e la crescita”.

Quali attività svolge la tua Galleria?

“La galleria sviluppa e sostiene progetti che prediligono la ricerca sperimentale e dal forte interesse socio-culturale. In questo contesto gli artisti più giovani trovano il giusto respiro, con il progetto “Art social Revolution”  fin dalla sua nascita la Rope mira alla divulgazione dell’oggetto artistico tra le nuove generazioni. In occasione del festival della Filosofia abbiamo presentato la mostra “Frammenti, ricerca dell’informe” una personale dell’artista Riccardo Angelini, originario di Moresco che vive e lavora da più di sei anni a Parigi, che sarà visibile fino al 20 dicembre. Dal 31 ottobre al 4 novembre siamo stati  a Paratissima Torino con il progetto “Città Minime” di Matteo Mezzadri”.

Quali esperienze lavorative e non hai svolto che ti hanno fatto maturare questa idea progettuale?

“Ho iniziato a lavorare prima come assistente di galleria e dopo come curatrice di mostre, sono state tutte esperienze molto formative che mi hanno dato le basi necessarie per intraprendere questo percorso e mi hanno fatto maturare una mia idea di galleria d’arte. La ROPE gallery vuole essere un luogo di confronto, di conoscenza e dialogo oltre che uno spazio espositivo”.

Cosa consigli a un laureato del settore artistico-culturale che voglia seguire le tue orme?

“Non credo di poter essere ad oggi un esempio da seguire, ho ancora molto da imparare, però gli darei tre suggerimenti:

  • fare esperienza all’estero
  • non smettere mai di studiare
  • e soprattutto essere tenace e caparbio

Solo credendo molto nelle proprie capacità si riusciranno ad accettare e sfruttare a proprio favore i tanti “no” che questo mondo, purtroppo, regala quotidianamente a noi giovani.

Bisogna essere coraggiosi e non perdere mai fiducia in se stessi”.

Quali sono i tuoi futuri obiettivi per quanto riguarda la Galleria?

“Sto definendo in questi giorni il calendario per il 2019: in primavera ci sarà un’importante mostra fotografica, durante l’estate riproporremo gli appuntamenti di Arthirsty, aperitivi con artista e sicuramente parteciperemo a più di qualche evento fieristico”.

Quale ritieni sia il maggior valore di questa esperienza?

“Penso che a piccoli passi sto cercando di costruire il mio futuro cercando di non buttare al vento i miei studi. Provo a godermi ogni piccola soddisfazione che questo lavoro mi da; gli occhi curiosi dei bambini davanti un’opera d’arte e le loro domande originali, le discussioni e i dibattiti di giovani adolescenti e l’appagamento che l’arte regala incondizionatamente ad ognuno di noi rendono le mie giornate straordinarie. Quando esco dalla galleria porto a casa le emozioni di sconosciuti che hanno apprezzato il lavoro fatto insieme agli artisti, questo ripaga ogni sacrificio”.

 

Federica  è a buon titolo un’esponente di una  generazione di under 35 che vogliono costruirsi la loro strada per conto proprio e ogni giorno affrontano tante difficoltà per non abbandonare le proprie aspirazioni, scegliendo di rimanere in Italia.

Nel settore culturale non è così facile avviare una propria attività: fuori dal mondo degli start upper di tipo tecnologico gli incentivi alle imprese culturali non sono né noti né facili da intercettare,  senza supporto di un esperto del settore. Dal canto loro i progettisti freelance faticano a trovare clienti nel settore culturale, proprio perché spesso i giovani non possono permettersi di retribuire la loro professionalità, così come le associazioni.

I fondi rimangono appannaggio per lo più di quelle  associazioni e fondazioni più strutturate che possono annoverare tra i propri membri qualche esperto di fondi e di bandi. Un vero peccato, i fondi UE potrebbero essere una grande opportunità di sostegno economico per le imprese culturali e per i giovani.

Resta da vedere se nel prossimo futuro ci sarà qualche illuminato politico ad occuparsene, il rischio è di perdere l’opportunità di creare occupazione in un ambito in cui l’Italia ha un grande potenziale sottostimato: il settore culturale.

 

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