Arte

CNBC e Financial Times censurano Modigliani, ma non sanno cosa si perdono

13 Novembre 2015

Come sono pudici gli americani. Prima hanno venduto per ben 170,4 milioni di dollari uno dei quadri più famosi e conturbanti di Amedeo Modigliani ad un cinese. Poi dell’opera ne hanno coperto le parti intime perché avrebbero potuto turbare l’occhio di qualcuno. Così ‘Nu Couché’ è diventato in un solo colpo il secondo quadro più caro mai acquistato ad un’asta e nello stesso tempo il dipinto più censurato di tutto il worldwide web. Perché le foto della quanto mai inopportuna censura hanno fatto il giro del mondo tramite Twitter, lasciando a tutti quel senso di costernazione che può darti solo quella sottile e falsa ipocrisia con cui ogni tanto dobbiamo avere a che fare. Il quanto mai fortunato acquirente dell’opera è un tassista cinese, al secolo Liu Yinquian, già collezionista miliardario di altre opere d’arte famose.

Modigliani FT

Quelle forme troppo procaci, secondo la stampa, sono state coperte come si fa con qualcosa di cui si vergogna. E come se non ci fossero vergogne ben maggiori in esposizione sulla carta stampata e sul web, sui pannelli pubblicitari o in qualcge altra forma di street art. Modigliani le dipinse con indubbia generosità per l’amico mercante Leopold Zborowski. Troppo generosamente, a quanto pare, visto che quando il quadro fu esposto per la prima volta alla Galerie Berthe Weill di Parigi quelle gentili sinuosità provocarono un tale scompiglio negli occhi e nelle animosità più recondite dei visitatori da rendere necessario l’intervento della polizia. E poi la mostra fu chiusa per motivi di ordine pubblico. Cento anni dopo quelle curve mantengono ancora tutto il loro fascino e per precauzione sia l’emittente televisiva CNBC, sia il Financial Times preferiscono nasconderle per evitare ulteriori scompigli interiori.

Ne è nato subito un nuovo filone artistico, già denominato in rete il #Modiglianicensurato. E ne verranno fuori anche altre sottili ironie. La rete ne genera infinitamente, rivelando tutte quelle sottili ipocrisie della nostra assurda contemporaneità. Perché alla fine censurare Modigliani è un po’ un’ingenuità, ma allo stesso tempo anche un forte sintomo di debolezza. Di debolezza della società americana verso quella cultura del bello per cui noi italiani, almeno si spera, siamo sempre al primo posto. Di debolezza per quelle eccellenze artistiche che possiamo ancora vantare solo noi. Di debolezza per quel gusto del bello che dal Rinascimento in poi abbiamo saputo insegnare worldwide. Modigliani, insomma, censuratelo pure. Ma siate consapevoli anche di tutto quello che vi state perdendo. La pudicizia può trovare sicuramente altri settori di applicazione, cari americani. A Livorno lo sentiamo nonostante tutto ancora il nostro pittore e ci piace tenercelo scostumato così com’è!

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