Arte
Breve giro di Do (Omaggio a Giorgio Gaber)
Veda, Signor G, un’idea ce l’avrei di come gira nel nostro paese. Niente di diverso dalla Sua fotografia, beninteso, con una sola variante peggiorativa, che, tuttavia, rientra nel prospetto canzonatorio del Suo ritmato repertorio con cui titillava le intelligenze.
Lei aveva previsto abbondantemente l’insignificanza galoppante delle categorie politiche, come destra, sinistra, progressista, conservatore, idealista, opportunista, intuendo che stava facendosi strada il cretino apprendista, tendenzialista, dirigista.
Per la verità, anche Ennio Flaiano, come Lei dotato egualmente di superba ironia, aveva in qualche modo avvertito le nuove generazioni dell’arrivo dello “specialista”, una figura altamente incompetente che avrebbe scorrazzato in tutti i settori e ai vari livelli di importanza.
Ecco, Signor G, così abbiamo avuto giornalisti sempre più curvi, scrittori impacciati con l’uso delle parole e intellettuali fiacchi, che continuano a fare da contraltare a una classe di comando tra le più carnevalesche della storia delle nazioni.
L’aspetto nuovo, tanto osceno quanto indiscusso, è costituito dall’abolizione dell’intelligenza come categoria dello spirito.
Proprio così, Signor G, l’intelligenza, come multiforme prerogativa morale, oggi, non è espressamente richiesta, neanche (soprattutto?) per svolgere mestieri intellettuali, o intrattenere un pubblico, vasto o ridotto che sia.
Lei, egregio Signor G, ha deliziato donne e uomini che costituivano una platea esigente ed educata al gusto! Oggi, semplicemente, non solo non ci sono artisti della Sua cifra, ma è pressoché svanito del tutto l’orientamento che porta a scegliere e preferire delle performance ideative, divertenti e creative, come quelle da Lei appassionatamente elargite, per anni, a un pubblico gentile e avveduto, che sapeva apprezzare un pamphlet, valutare convenientemente una boutade ironica, tenere nel giusto conto una critica satirica. Siamo in un tempo minimo, Signor G, e il ritratto a penna della Sua persona non vuole essere agionimo: solo un segno, o uno scarabocchio, se preferisce, per gli antropologi del futuro, a cui va spesso la mia attenzione. Siamo un paese di cacca, Signor G, e questo, tranne gli intellettuali, lo sanno in tanti.
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