Benedetto per la camorra è un figlio di puttana

:
29 Marzo 2017

L’altra sera ho incontrato per la prima volta Benedetto, l’uomo che ha sfidato la camorra. Con Civico97, insieme agli amici della Piccola Libreria 80mq, abbiamo deciso di raccontare la sua storia, a Calvi Risorta (Ce). Forse qualcuno si ricorderà di questa località saltata agli onori della cronaca un paio di anni fa, quando fu scoperta la discarica interrata di rifiuti tossici più grande d’Europa, tra Sparanise e (appunto) Calvi Risorta. Sempre per la cronaca, ‘a munnezza è ancora tutta lì, semisepolta. Ma questa è un’altra storia (o forse no).

Benedetto Zoccola è il vicesindaco di Mondragone e vive da cinque anni ormai sotto scorta. Perché quando la camorra è andata a chiedergli conto per le opere che stava progettando sul terreno di famiglia, lui non si piega. Non accetta di pagare il pizzo.

Per denunciare serve un pò di incoscienza – mi dice –perchè se pensi troppo non lo fai“. Ha l’aria un pò stanca. Sta girando tanto per l’Italia, soprattutto nelle scuole, “non c’è niente da fare, bisogna puntare sulle nuove generazioni“. Lucia (la sua compagna) non è potuta venire, anche perchè non possono mai viaggiare insieme nella stessa auto, “per motivi di sicurezza“. Dopo l’incontro avremmo voluto cenare insieme, ma neanche questo è possibile, perchè avrebbe dovuto avvertire la stazione locale dei carabinieri della sua presenza ed erano solo casini.

Iniziamo l’incontro. La storia è quella del piccolo commercialista di città, che non può pensare che la camorra, “quella vera“, potesse interessarsi a lui e dei suoi affari. Ma non è così. Gli chiedono 50mila euro per “mettersi a posto” con i lavori che avrebbe voluto fare. Lui denuncia, subito. E’ solo l’inizio del calvario. Vive un sequestro e un pestaggio in stile Gomorra (l’uomo appostato sul sedile posteriore dell’auto, la pistola dietro la schiena, viene chiuso nel portabagagli dell’auto e portato in aperta campagna, e giù le botte). Ma lui denuncia ancora. Grazie alle cimici che ha indosso, riesce a far arrestare il boss locale. Era il 15 dicembre 2012.

Ecco, molte storie trovano un epilogo con l’arresto. Ma non la sua. La sua era appena cominciata, purtroppo. Perchè questa è gente che non dimentica. Gli impongono quindi la scorta, ma subisce lo stesso minacce e attentati. Come l’ordigno che avrebbe dovuto bruciarlo vivo nel suo studio, che gli provoca “solo” la perdita della vista da un occhio e l’udito da un orecchio. Poi ancora, un’altra bomba carta esplosa nei pressi della sua abitazione. Che ora è presidiata dall’esercito. Come se fosse una trincea di guerra.

Ci racconta che il primo perido è stato molto difficile. Non poteva uscire di casa. Stava lì, sul divano. Ma si è rialzato, di nuovo, per raccogliere forse la sfida più grande. Quella di cambiare le cose cambiando la politica. Ha accettato di diventare vicesindaco di Mondragone non solo per vincere la sua personale battaglia, ma per iniziarne altre cento.

“A Mondragone nessuno più ha denunciato. Certo non posso condividerlo, ma lo comprendo – dice – perchè lo Stato fatica ad essere presente“. Lo dice lui, che dopo 5 anni così, aspetta ancora il riconoscimento come testimone di giustizia. Lui che, grazie alle sue denunce, ha contribuito all’arresto di una settantina di camorristi. “Il momento più brutto è stato quando in tribunale per ore ho dovuto testimoniare incrociando i loro sguardi “.

I riflettori sulla storia di Benedetto si sono accesi con qualche anno di ritardo, e grazie soprattutto all’impegno di persone come Marco Ligabue e Ismaele La Vardera (autore del libro che parla di lui). Ma adesso tutti sappiamo cosa fare. E questo è importante.

Ci siamo lasciati con un abbraccione, un selfie e una promessa. Portare la sua storia in giro per la provincia di Caserta, anche nei luoghi più difficili.

TAG: benedetto zoccola, camorra, giustizia, modragone
CAT: Criminalità, Giustizia

Nessun commento

Devi fare per commentare, è semplice e veloce.

CARICAMENTO...