Quel 14 luglio, ‘compare Nunzio’ e la secessione
Nel pomeriggio del 14 luglio 2008, Carmelo Novella detto ‘compare Nunzio’ fu ucciso da due sicari, a colpi di pistola, in un bar di San Vittore Olona, un comune a circa 20 chilometri a ovest di Milano.
Carmelo Novella non era uno qualsiasi: ‘ndranghetista di lungo corso fu, insieme a Pino Neri, uno dei fondatori della ‘succursale’ lombarda dell’organizzazione criminale calabrese. Era il 1984.
In questa vicenda, simboli e riti della mafia calabrese s’intrecciano secondo un copione ben collaudato. Non sappiamo se anche la data dell’omicidio abbia un significato irridente: i mandanti calabresi (tutti arrestati, come i due sicari), dovevano evitare una pericolosa scissione e ribadire il legame inscindibile con il quartier generale.
Su questo omicidio sono stati scritti numerosi documenti, in tutta Italia: ma nelle immediate vicinanze del luogo del delitto, per anni, si capì troppo poco.
Certo, si sapeva trattarsi di un delitto di stampo mafioso: in gergo, Carmelo Novella, quel giorno, fu ‘licenziato’.
Il capo della locale di ‘ndrangheta legnanese fu ucciso dal boss di Giussano e da un ‘giovanotto’ che doveva dimostrare la sua statura criminale: a lavoro eseguito, il secondo killer ricevette 3.000 euro “per il disturbo”.
Ma quasi nessuno sapeva che, all’epoca, Carmelo Novella era considerato il ‘capo dei capi’ della ‘ndrangheta in Lombardia: ed era troppo ambizioso per i boss calabresi.
Compare Nunzio, non pago della sua collocazione gerarchica, voleva ‘secedere’ e diventare totalmente autonomo.
Si mosse in modo inequivocabile e commise l’errore che gli fu fatale: nominò dei suoi sottoposti senza chiedere alcuna ‘benedizione’.
Insomma, Carmelo Novella tutto era tranne un manovale del crimine, né si trovava in soggiorno obbligato: da decenni governava le sorti dell’onnipresente mafia calabrese, sostanzialmente indisturbato, nonostante il suo arresto nel 2005 (e il suo successivo rilascio, nel 2007).
Indisturbato perché? I magistrati, a cominciare da Ilda Bocassini, lo hanno chiarito in termini inequivocabili: la ‘ndrangheta è considerata un comitato d’affari, non soggetto ad alcuna legge (ad eccezione della ‘regola’ calabrese) e quindi veloce ed efficace: le attività di riciclaggio più estese si trovano nell’edilizia (col monopolio quasi totale nel movimento terra), nelle grandi reti di vendita, nella logistica (in cui la velocità è ‘incentivata’ con la violenza).
Ma torniamo alla geografia locale: l’omicidio Novella avviene ad un chilometro da Legnano e a circa 15 da Rho, lungo la SS 33 del Sempione. L’area è deindustrializzata, ma si trova nel bel mezzo di due poli fondamentali: Rho-Fiera e Malpensa (dalla quale la DIA viene soppressa pochi mesi prima di EXPO 2015).
Il perché sia necessario ripetere tutto questo è molto semplice: la cappa di omertà locale che ha coperto l’importanza storica di questo delitto, per tutta la Lombardia, non ha nulla da invidiare a quella su cui può contare il quartier generale calabrese.
Imprenditori, professionisti, troppi ‘colletti bianchi’, si sono illusi di poter gestire, come un qualunque altro fornitore, il crimine organizzato locale.
Un’illusione costosa e senza vie d’uscita: chi è sceso a patti con la ‘ndrangheta, come dimostrano innumerevoli intercettazioni telefoniche, è diventato a sua volta strumento e copertura insospettabile della mafia calabrese.
Quel 14 luglio del 2008, per tutta la Lombardia, rimarrà incancellabile.
Bibliografia: G. Rossi – La Regola – Giorno per giorno la ‘ndrangheta in Lombardia
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