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Elezioni a Switchland – Parte I di IV
Il testo che segue è la prima parte di un racconto satirico ambientato nello stesso contesto del romanzo di fantascienza “Switchland – Dove l’evoluzione cancella l’identità di genere” https://bookabook.it/libri/switchland-levoluzione-cancella-lidentita-genere/
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Non sono mai stato un abile giocatore di scacchi. Ci devo avere provato, prima di Switchland, ma poi ho lasciato perdere. Betty ne è invece appassionata e mi chiede spesso di giocare con Joe, tra una birra e un film su Netswitch. Al contrario, Joe si gioca con me la palma di peggior giocatore della storia. Durante il gioco, appare più bella, perché la sua sicurezza si tramuta in un disagio imbarazzato, che la rende più umana e amichevole.
Betty, cinicamente, ci fa giocare insieme, in modo da redarguirci ogni volta che facciamo una mossa stupida, ovvero sempre. Dopo una di queste interminabili serate, torno a casa ubriaco dove incontro gli avatar di Kim e del mio partner dormire abbracciati nel nostro letto. Si sono dedicati tutta la notte al passatempo preferito degli abitanti di Switchland, il sesso. Racchiusi nella loro versione maschile, sono poi caduti addormentati. Faccio un lungo sospiro, e scuoto la testa.
Apro l’armadio delicatamente, ma cade una gruccia. Il suono metallico risuona nell’aria. Il mio partner continua a dormire, perché la mattina ha il sonno pesante. Kim, invece, si sveglia, mi guarda e arrossisce imbarazzato. Mi pare strano, non è certo la prima volta che li colgo in intimità. Chiedo scusa per il rumore e mi reco in sala. Dopo pochi minuti, Kim spalanca la porta. Si è trasformata nel suo corpo originario e si siede sul divano con una sensuale camicia da notte «Ti devo parlare». «Sono tutto orecchi».
Si accende una sigaretta «Vedi, HAL è stato ben programmato per una società pacifica, che occupa un pezzo di terra e pensa solo a se stessa. Non abbiamo invece pensato alle necessarie relazioni con i sapiens, rimasti là fuori. Ritenevamo, a torto, che ci avrebbero ignorato e lasciato in pace». «Invece non è andata così». Abbassa gli occhi «Esattamente. I sapiens ci stanno usando per risolvere i loro problemi interni. Scaricano sulla nostra presunta immoralità, la loro incapacità di vivere insieme». «Era prevedibile» rispondo. Mi fa un’occhiataccia «Non fare il maestrino con me!». Abbasso gli occhi timidamente e continua.
«La tensione crescente deve essere risolta da una personalità che possa rappresentare Switchland nelle sedi opportune, in modo da contrastare la retorica dei sapiens. Non possiamo basarci solo sulle persone che ci apprezzano là fuori, perché sono ormai troppo poche. HAL è solo una macchina che non possiamo mandare all’ONU». «Quindi?» «Ci vuole un sindaco!».
Trasalisco «Un sindaco? E chi lo fa? Siamo tutti digiuni di politica, a trastullarci con il sesso, lo sport e la scienza! Chi ci capisce qualcosa?» Mi risponde con un sorriso che mostra tutti i denti, un po’ sciocco e civettuolo. «Io non penso proprio di essere in grado di fare il sindaco!» rispondo. Il suo sorriso si abbassa immediatamente e diventa un ghigno arrabbiato «Tu? E chi ti ha chiesto di farlo? Tu sei proprio un coglione! Lo hanno proposto a me!»
Divento rosso come un peperone e provo a cambiare discorso «Come sarai eletta? Ti nominerà direttamente il Ministero?» «Certo che no, dobbiamo mantenere una parvenza di fedeltà ai nostri ideali democratici… Ci saranno libere elezioni. L’ideale è avere un solo oppositore, chi prende più voti, vince!» «Significa che la poltrona di sindaco è contendibile?» «Assolutamente no! Gli elettori mantengono questo tenore di vita solo grazie al Ministero! Sfido chiunque a trovare il coraggio di non votarmi!» «Ma allora dove lo trovi un oppositore che corre solo per andare incontro a una sconfitta epocale?»
«Beh, questo ruolo lo puoi fare tu!» «Ma no, ci hanno visto amoreggiare così tante volte!» «Qui tutti amoreggiano con tutti! Che problema è?» «Dai su, se vuoi fingere una competizione, devi selezionare qualcun altro. E poi perché dovrei fare la parte dello scemo?» «Ok, hai ragione. Come non detto» anche se i suoi occhi sembrano dire «Perché saresti lo scemo ideale».
Esco presto per fare colazione alla mensa e passo il giorno libero in solitaria, tra il lago e sentieri, per poi recarmi alle docce pubbliche intorno alle 18. Non faccio in tempo ad insaponarmi che vedo sbucare Joe e Betty. Betty è particolarmente ispirata e vogliosa. Ci dedichiamo a vari giochi sessuali mentre Joe si limita, come al solito, a provocare e istruire. Prima è Betty a praticare una fellatio al mio corpo originario, poi schiocchiamo le dita per cambiare sesso. Ricambio il favore nei panni dei nostri Avatar.
Durante l’aperitivo, rivelo la conversazione della mattina con Kim. Joe alza gli occhi al cielo e si lamenta dell’ennesima trovata ipocrita. Betty appare entusiasta, afferma che questa è la grande opportunità per distruggere dall’interno questa melassa che ci governa. Noi la guardiamo scettici. Betty fa una faccia scocciata, e chiediamo chi propone come sindaco alternativo a Kim. Forse lei stessa? «Beh, non mi ci vedete come sindaco?».
Scuotiamo la testa in segno di disapprovazione. Insiste davanti a una grande paella di pollo ordinata al ristorante spagnolo. Arrivati nel loro appartamento, Betty si spoglia, rimane in mutande e reggiseno, prima di indossare una maglietta rossa con la scritta “RESISTENZA”. Si pone in piedi, sul letto, e inizia un monologo interminabile. Sa essere attraente, malgrado le gambe tozze, da cui sbuca una peluria trascurata. Ciò la rende molto più naturale dei perfetti Avatar.
Il discorso è sconclusionato. Alternando italiano e spagnolo, parla di coscienza di classe, dell’importanza del riscatto del proletariato, della democrazia, di dover abbattere i padroni per portare al potere la classe operaia. E poi attacca il finto anticonformismo che diventa moralismo borghese. Ribadisce l’impossibilità di esprimere la nostra peculiarità, annegati nel sesso e nello studio.
Finisce il comizio gridando «HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!». Io resto scettico, mentre Joe si scioglie, si toglie il vestito e si butta tra le braccia dell’amica. Betty strappa le mutandine dal corpo di Joe e le tocca le parti intime. Inizia un rapporto lesbico a cui chiaramente non sono invitato. Torno a casa, non c’è nessuno. Domattina lavoro, decido di dormire presto.
La notizia delle elezioni si è già sparsa per il Ministero. Anche se non è ancora ufficiale, tutti sanno che Kim diventerà sindaco. Si interrogano, invece, sul possibile candidato dell’opposizione. Solo nel pomeriggio inizia a diffondersi il nome di Betty, accompagnato da grasse risate, perché considerata la ragazza tanto strana da preferire il suo corpo originario, così imperfetto, al potente e meraviglioso avatar.
Intorno alle 16, Betty e Kim presentano la candidatura presso il nuovo ufficio elettorale. Solo che Kim ha già presentato la lista a suo sostegno di undici candidati al consiglio comunale. Betty non ne sapeva niente e ha promesso di presentare i nomi entro tre giorni. Tra dieci giorni si vota.
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