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TikTok, il social network di bambini e adolescenti: l’ipnosi è garantita

1 Novembre 2019

TIC TOC è il ritmo del tempo scandito dall’orologio, il battito percepito del cuore, il rumore del pendolo ipnotico nei fumetti, ma se oggi pronunciate TikTok di fronte a un minorenne quasi sicuramente evocherete il nome del social network più scaricato al mondo dopo Whatsapp, Instagram, Facebook e Snapchat. La piattaforma, lanciata nel 2017 dalla Cina con il nome di Musical.ly e nel 2018 ribattezzata TikTok, vanta milioni di utenti adolescenti, tra cui bambini di età inferiore ai 9 anni.

Ragazzini e bambini di ogni età si possono facilmente iscrivere a TikTok (se di età inferiore ai 13 anni, in teoria l’iscrizione richiede il consenso dei genitori) e, con ancora maggior facilità, possono postare brevi video di 15-30 secondi: bastano 2 click e milioni di adolescenti ballano e cantano in playback, fanno sketch, ammiccano, usano filtri straordinari aumentando il proprio “appealing”, in un vortice ipnotico di musica e colori. Gli utenti sono anche stimolati dalla piattaforma stessa a rispondere a sfide (o a lanciarle) che vanno dal cambiare il maggior numero possibile di scarpe e di vestiti in 15 secondi alla fulminea trasformazione di una scialba ragazzina in un’attraente modella.

Per chi non lo conoscesse, basta fare un giro in rete e, vi garantisco, si aprirà un mondo: scoprirete che chiunque può scaricare TikTok liberamente in forma “anonima” e quindi avere libero accesso ai contenuti (video, informazioni varie, ecc.) dei minorenni, chiunque può interagire iscrivendosi alla piattaforma (basta avere una email, un numero di telefono, un account google, facebook, ecc.), ove la stessa avvisa che “è consigliata la supervisione dei genitori, in quanto gli utenti INTERAGISCONO”. Non esiste tuttavia un sistema vero e proprio di parental control.

E qui veniamo al punto.

Da un lato nella mission della società che ha lanciato TikTok, la Beijing ByteDance Technology Co Ltd, (https://bytedance.com) si recita “ByteDance is a technology company operating a range of content platforms that inform, educate, entertain and inspire people across languages, cultures and geographies. ByteDance’s platforms […] empower everyone to be a creator directly from their smartphones. We are committed to building a safe, healthy and positive online environment for all our users”. (“ByteDance è una società di prodotti tecnologici che gestisce una serie di piattaforme di contenuti che informano, educano, intrattengono e ispirano gli utenti attraverso lingue, culture e aree geografiche diverse. Le piattaforme ByteDance […] consentono a tutti gli utenti di esprimere la propria creatività direttamente dal proprio smartphone. Ci impegniamo a creare un ambiente online sicuro, sano e positivo per tutti i nostri utenti”).

Dall’altro, anzi, dall’altra parte dello smartphone, abbiamo un’utenza, i minorenni (alcuni dei quali – ricordo – frequentano ancora le scuole elementari), fin troppo facile da ingannare e sedurre, da rendere dipendente con le notifiche e i continui stimoli ad accedere al social, da stimolare attraverso allegre competizioni per cose futili, da “imprintare” con gli stereotipi imposti nella nostra società (tutte le ragazze e i ragazzi devono rispondere a determinati stereotipi nel fisico, negli atteggiamenti, nel modo di vestire, ecc.). E chi non risponde a questi stereotipi, rischia l’emarginazione e il bullismo.

Nell’Aprile 2019 la BBC ha condotto un’inchiesta durante la quale il reporter Marco Silva ha individuato centinaia di commenti a sfondo pornografico, fatti a video di ragazzini anche di età inferiore ai 9 anni; alcuni di questi utenti erano adulti che hanno anche tentato di approcciare i bambini. La segnalazione fatta dal reporter a TikTok ha portato alla rimozione di alcuni dei messaggi a sfondo sessuale, ma nulla di più. Anche in Italia si stanno segnalando casi di presunti pedofili che hanno agito attraverso TikTok.

Certo, per la Bytedance non è facile gestire 1,5 miliardi di utenti al mese (circola voce che l’azienda abbia incaricato uno stuolo di persone che manualmente va a fare il check dei messaggi), ma se anche l’azienda riuscirà con complessi algoritmi a capire come creare veramente “un ambiente online sicuro, sano e positivo per tutti i nostri utenti” e ad aiutare veramente “gli utenti a esprimere la propria creatività” resta un ulteriore problema non certo secondario: un’utenza generalmente difficile da intercettare rappresenta per il mercato una risorsa inestimabile (Brand come McDonald’s hanno già annusato l’affare). In fondo, basta scorrere le dita sul proprio telefonino e… TIC TOC TIC TOC… l’ “ipnosi” è garantita.

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