Costume
La favola della tracciabilità dei pagamenti elettronici
C’era una volta un signore chiamato Evasore, che vendeva le sue belle merci e i suoi preziosi servizi senza dichiarare al fisco un bel nulla e facendosi pagare in contanti fruscianti. Un giorno capitò un cliente che gli chiese di poter pagare con il bancomat. Il signor Evasore non fu contento perché questo voleva dire che avrebbe dovuto dare dei soldi alla banca, ma accettò per non perdere clienti. Qualche tempo dopo, correva l’anno 1991, il signor Evasore sentì alla televisione che il governo aveva creato l’Anagrafe dei conti correnti e dei rapporti patrimoniali e che questa era a disposizione del Grande Esattore. Il signor Evasore si spaventò: “Ohibò, vuol dire che lo Stato potrà vedere nel mio conto corrente?”. Si informò e scoprì che il Grande Esattore poteva solamente sapere, e anche con una certa fatica, se il signor Evasore aveva un conto corrente da qualche parte, ma non poteva sapere quale fosse l’ammontare che lui teneva sul suo conto. Il signor Evasore si rilassò.
Passò il tempo e arrivo l’anno di (dis)grazia 2011, in cui un signore grigiovestito con la faccia brutta e la voce seria disse che il governo aveva deciso di far funzionare finalmente l’Anagrafe dei conti correnti, che nel frattempo era rimasta del tutto inutilizzata (pare si fossero dimenticati di emanare un decreto attuativo), e di far sapere al Grande esattore anche i dati relativi ai soldi che i correntisti tengono sul proprio conto. Il signor Evasore si spaventò: “Ohibò, vuol dire che lo Stato potrà vedere nel mio conto corrente?”. Cercò su Internet e scoprì che non era esattamente così, perché nell’Anagrafe venivano inseriti il saldo iniziale, quello finale e la giacenza media, non i singoli pagamenti. Il signor Evasore si asciugò la fronte, ma non era comunque tranquillo, perché comunque qualcosa il Grande Esattore poteva sapere.
Per fortuna arrivò il Signor Garante di biancovestito che disse al Grande Esattore che era vietato il trattamento automatizzato di dati personali volto a definire il profilo o la personalità dell´interessato, e che quindi non era pensabile che di quei dati si facesse un uso massivo. E comunque, prima di autorizzare l’uso di quei dati anche per pochi contribuenti il Signor Garante, dall’alto delle sue approfondite conoscenze delle tecniche di data mining e machine learning, voleva capire esattamente che uso ne faceva il Grande Esattore. Il Grande Esattore e il Signor Garante cominciarono a discutere, e non se ne fece nulla fino al luglio del 2017, quando i dati individuali furono utilizzati per qualche centinaio solamente di contribuenti (la cosiddetta sperimentazione, poi ripetuta nel 2019 e anche nota sulla stampa come risparmiometro) tra i quali il Signor Evasore era abbastanza sicuro di non rientrare. Il Signor Evasore si rilassò.
Qualcuno protestò contro la decisione del Signor Garante, dicendo che l’impossibilità di profilare il rischio individuale era un ostacolo alla lotta all’evasione. Ma il Signor Garante replicò che non era vero, perché comunque le informazioni potevano essere usate per le indagini finanziarie e che, comunque, “eravamo in Italia e non in Cina”. Il Signor Evasore -pur contento di non essere in Cina- si inquietò: “Ohibò, cosa sono queste indagini finanziarie?”. Di nuovo si informò e scoprì che le indagini finanziarie non possono essere fatte partendo dall’analisi dei conti correnti, ma che possono utilizzare le informazioni sui conti correnti dopo che, per qualche altra ragione, è partita un’indagine sul contribuente. E quindi che se un evasore non lascia altre tracce non può comunque essere trovato (tra sé il Signor Evasore sorrise: come può il Signor Garante non capire la differenza tra profilare il rischio prima che si verifichi e inseguire l’evasore dopo che questi ha già evaso?). Scoprì anche che secondo lo stesso governo nel 2017 erano stati fatti solo 2.324 interventi usando le indagini finanziarie. Il Signor Evasore si rilassò.
In questi giorni il Signor Evasore ha sentito che un autorevole centro studi ha proposto di premiare il pagamento elettronico incentivandolo con un credito d’imposta. Si è preoccupato: “Ohibò, ma per caso questo centro studi ha anche proposto di rimuovere i vincoli posti dal garante della privacy?”. Navigando un po’ tra i social il Signor Evasore ha però scoperto non solo che nella proposta non si parla di questi limiti, ma che nessuno tra i politici ha mai osato proporlo perché nessuno vuole perdere voti con l’accusa che il Grande Esattore diventi il Grande Fratello. Il Signor Evasore si è rilassato. E ha sorriso.
NB1) Ovviamente un Signor Evasore potrebbe essere non informato di tutto ciò, e credere veramente alla favola che i pagamenti elettronici siano effettivamente tracciati. Però, dopo un po’, nessuno ha più creduto a Pierino che chiamava il lupo…
NB2) …chi scrive è assolutamente favorevole all’espansione dell’uso della moneta elettronica per la comodità e la sicurezza dei pagamenti, e anche per il contrasto del riciclaggio.
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