Costume
Più risparmi e meno risparmiatori, il “paradosso” dell’Italia del dopo-Covid
Aumenta di 110 miliardi la liquidità sui conti correnti, ma diminuisce il numero degli italiani in grado di risparmiare. Fiducia nelle banche e nell’Unione Europea molto elevata. In un quadro complessivo di soddisfazione, tuttavia, i risparmiatori italiani manifestano la loro crescente preoccupazione per i rischi. Sono questi gli elementi principali che emergono dalla “ricerca sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani 2021” presentato oggi dal Centro Einaudi e da Intesa Sanpaolo. Una fotografia dunque in chiaroscuso, in cui prevalgono gli elementi di fiducia nella ripresa e nella solidità delle istituzione, ma da cui non spariscono, ovviamente, venature di prudenza e di preoccupazione.
Dopo il difficile 2020, anzitutto, riparte la fiducia rispetto al prossimo anno e mezzo: il saldo ottimisti-pessimisti sulle aspettative di reddito delle famiglie passa, in pochi mesi, da –16 a –2,6 per cento. Intanto, la quota dei risparmiatori scende dal 55,1 al 48,6 per cento, ma aumenta di ben 6,7 punti percentuali la quota del risparmio involontario. L’effetto netto determina un aumento complessivo della liquidità giacente sui conti correnti delle famiglie pari a 110 miliardi. Il dato evidenzia una accentuazione nelle disomogeneità circa le capacità di risparmio delle famiglie italiane: chi può risparmiare risparmia sensibilmente di più, ma cala in maniera evidente il numero di chi, appunto, riesce ad accantonare liquidità e vede crescere i propri risparmi.
Gli obiettivi principali dei risparmiatori nel 2021 restano nel lungo periodo la sicurezza e nel breve la liquidità. Nel dettaglio delle sc elte e delle situazioni, il rapporto mostra come il 16,8 per cento dei possessori di un mutuo ha chiesto e ottenuto la sospensione, quota che sale al 31,5 per cento dei mutuatari sulla cui famiglia il Covid ha impattato sanitariamente. I risparmiatori sono generalmente soddisfatti degli investimenti fatti nell’ultimo anno: l’indice di soddisfazione più elevato tra tutte le classi di investimento va al risparmio gestito, con un rapporto tra soddisfatti e insoddisfatti di 6 a 1.
I risparmiatori più dinamici sono pronti a riprendere consumi e investimenti temporaneamente congelati: rappresentano il 36 per cento del campione e sono laureati, giovani e appartenenti al ceto medio-alto e alto. Più cauto il rimanente 64 per cento: prevalgono classi di popolazione più avanti negli anni, appartenenti al ceto medio-basso e con limitata istruzione. Il 18 per cento del campione, a seguito della pandemia, giudica insufficiente lo spazio della propria casa. Il 2,6 per cento avrebbe già deciso di cambiarla e il 10,7 per cento lo farebbe se si realizzassero altre condizioni, prevalentemente dal lato del finanziamento.
La pandemia ha stimolato una sensibilità maggiore rispetto a quasi tutti i rischi, quelli assicurabili (come la salute, la vita, i danni e perfino i furti) e quelli non assicurabili (come il rischio pandemico). Le fasce di età che evidenziano uno stato di accresciuta preoccupazione sono quelle fra i 35 e i 64 anni. In questo quadro di bisogno di sicurezze di medio periodo, il giudizio sulle banche raggiunge il massimo storico nel 2021, con il tasso di clienti soddisfatti del servizio pari a 18 per ogni cliente non soddisfatto. Quindici anni fa, quando per la prima volta è stata posta questa domanda, il rapporto era di 3,9 a 1.
Si afferma, infine, un orientamento favorevole dell’opinione pubblica italiana verso l’Unione Europea. Il saldo tra la quota di intervistati che hanno fiducia nell’Europa rispetto a coloro che non ne hanno è del 46 per cento: un progresso notevole rispetto al 26 per cento rilevato nel 2020.
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