L’Hygge italiano che dovremmo esportare nei Paesi Scandinavi
Amo i popoli del Nord. Non intendo ovviamente i singoli individui, cioè mi sono simpatici certamente quelli che ho incontrato nel tempo, ne conosco però un numero non sufficiente per generalizzare e poter dire che li amo tutti. Quindi diciamo che amo l’immagine dei popoli del Nord. Beh, come potrebbe essere altrimenti, sono cresciuta in un periodo in cui si pellegrinava a vedere il primo Ikea meno distante di 500 chilometri e anche se si andava solo a vedere, una marmellatina al ribes rosso la si portava a casa rimpiangendo quel luogo fatato fatto di gesti semplici, du polpette e qualche bacca, mobili economici e democratici in truciolato e donne dai valori solidi così bionde da sembrare angeli e così robuste da sembrare guerriere.
Amo quindi l’immagine della Scandinavia, il concetto della Scandinavia che forse ha poco o nulla a che fare con la Scandinavia stessa. Non importa. L’idea vince sempre. E loro sono un’idea, quella di un mondo pulito, con aria frizzante, con uomini che non fischiano dietro alle donne, cittadini che pagano le tasse e mezzi pubblici in orario e persone che si prendono cura del verde, dal giardino a quello del resto del pianeta. Questa premessa per dire che vi amo, mi piacete, ci piacete, voi così alti, immutabili, librofili e con un congedo mater pater che ci riporta ad un mondo paritario che non trovo in nessuna letteratura mediterranea.
Però adesso basta.
Mi ero entusiasmata per il caldo e confortevole concetto danese di Hygge, la comodità casual delle case lassù, giusto esportarlo anche da noi, prendiamoci cura dell’atmosfera, bene, più candele per tutti, più ecopelliccette per angoli lettura meravigliosi, evviva. Poi ecco il Lagom svedese, il giusto mezzo, il troppo che storpia e la felicità che una bilancia di oggetti e azioni, bene anche questo, anche se sorge qualche dubbio di deja sentit, ma ok. Poi arriva il Kalsarikännit finlandese, che afferma, almeno secondo la traduzione lifestyle che ne fa la stampa italiana, che è trendy – attenzione – restare a casa a guardare film da soli. To’, magari con un bicchiere di vino, giusto per fare la foto su Instragram.
No? Ma davvero? Dalle mie parti di profondo nord est ci sono degli influencer involontari allora e dei trend setter che da decenni fanno cose iper cool senza saperlo. Perché un’azione intimista, vagamente sfigata e antisociale se ha un nome con una K e un umlaut dentro diventa interessante?
Senza finire in orribili competizioni campanilistiche, mi complimento con le trovate scandinave e mi sento di suggerire nuovi stili di vita ai popoli del Nord.
Quali potrebbero essere i trend italiani da esportare?
Molti moltissimi e che, come da tradizione, spesso hanno a che fare col cibo.
1. Bigolarex
Cucinare assieme è un attività che rinsalda le famiglie italiane se usata nelle giuste dosi. Fin dalla tenera età i bambini sono tenuti a partecipare alla preparazione dei piatti, specie nei momenti di festa, che lo vogliano o no e finisce che alla fine questa attività, non si sa per piacere o se per ripicca, viene tramandata di generazione in generazione. Tra tutte le attività di cucina collettiva, come fare i tortelli, impastare la pizza, quella di fare i bigoli degli gnocchi, muovendo le mani avanti e indietro cercando di fare un serpentello di pasta di gnocchi e poi tagliarla a pezzetti col coltello, è quella che rinsalda maggiormente lo spirito di famiglia per il suo lato ludico e per il poco impegno richiesto. Il vapore dell’acqua salata della pentola che bolle in cucina crea un’aria densa e umida che ricorda appanna le finestre e crea una felice intimità e ricorda l’aria del mare, risultando così benefica anche per i polmoni grazie all’effetto “onda di iodio”.
2. Bacieabbracci
La tradizione tutta italiana di baciarsi e abbracciarsi quando ci si vede e quando ci si lascia invita le persone quando si incontrano ad entrare nella sfera personale dell’altro, amico o parente o anche semisconosciuto che sia. Questa azione abituale permette o costringe ad un primo contatto quasi animale, che rende il nuovo vicino, una volta che si è baciati sulla guancia, parte del panorama fisico e psichico di noi stessi. Un’attività che ricorda l’accordare gli strumenti insieme, trovare la stessa linea d’onda. È incredibile come una piccola azione possa mettere in una nuova luce anche persone che poco si conoscono.
3. Spaghettatadimitternacht
La notte può essere un momento scuro e denso di pensieri, non importa il paese in cui si vive. La formula italiana per spezzare il buio e interrompere il ciclo di pensieri cupi è la spaghettata di mezzanotte. Il carboidrato rimette in sesto l’umore e la sensazione di fare qualche cosa di eccezionale, diverso dal solito, quasi proibito, crea un immediata complicità tra i partecipanti, coppia o amici che siano.
4. Spazierinzentrux
La camminata del sabato pomeriggio, lo struscio, la vasca (il nome cambia a seconda della regione) attraverso un centro storico centenario o millenario aiuta l’italiano a vivere con pienezza la socialità, a aggiornarsi sugli ultimi prodotti in vetrina e a dialogare col passato, immergendosi in anni di storia e architettura mentre degusta una pastina di alta pasticceria. Questo rapporto passato-presente permette all’italiano di tenere vivo il ricordo di chi è vissuto in città prima di lui e gli dà un senso di umile giocosità che lo avvicina all’attenzione distaccata che si cerca nella meditazione orientale.
5. Tschiakkole (pronuncia: ciaccole)
Tradizione tipica di tutta Italia, qui in un termine tipicamente veneto, la ciaccola abbassa il livello di stress ovunque tu sia. Se è un toccasana farlo con le amiche o gli amici del cuore (spesso infatti funziona meglio con persone della stesso sesso, così si possono rivelare segreti più piccanti, ma non è un must), la ciaccola è efficace anche se fatta alla fermata dell’autobus con perfetti sconosciuti. Permette di fare nuove amicizie, di farsi gli affari degli altri, di pontificare su persone non presenti, di denigrare il governo e altre attività simili. La ciaccola ha una evidente azione catartica ripulitrice simile alla confessione ma molto più laica e mondana nei contenuti.
6. Aperitiv
Dopo aver finito di lavorare e prima di andare a casa, l’aperitivo fuori con gli amici è un limbo spazio temporale in cui l’italiano riprende le energie, si rilassa e affronta la vita domestica con rinnovata allegria. Una mezz’ora o un’oretta che evita all’italiano così di cadere nella terribile spirale casa-lavoro inserendo una tappa terza che rinfranca gli animi con un bicchiere (o più) e uno spunciotto (o più). In alcuni casi può persino permettere di saltare la cena evitando così di cucinare e lasciando aperta la serata ad altre chiacchiere o ciaccole (vedi sopra) con benefico effetto a catena di felicità.
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