L’abito non fa il monaco, ma la moda fa politica
di Giulia Rossi Oggi in politica trionfa l’informale sofisticato, anche grazie alla rappresentazione sui social network. Un dress code, un codice di abbigliamento fluido, variabile, […]
Split-screen sui talk che, dall’inizio della stagione, si contendono il pubblico che segue la politica in TV. è martedì sera. Da una parte c’è “Ballarò”, lo storico programma di Raitre, ora condotto da Massimo Giannini. Argomenti in agenda: pensioni e immigrazione. Dall’altra parte dello schermo, su La7, c’è l’ex Raitre Giovanni Floris, con “di Martedì”. Argomenti in agenda: ancora pensioni e “buona scuola”. Dal punto di vista degli ascolti sembra un inseguimento testa a testa, dove l’uno sorpassa l’altro quando i toni si accendono, quando le tinte si fanno più fosche, quando spira più forte il vento del populismo.
La pressione sui talk da parte dei broadcaster è tanta. L’interesse per il livello della discussione è un corollario, quel che conta è il risultato della battaglia, sancito l’indomani, come sempre, alle dieci del mattino. Per Raitre “Ballarò” è un programma di bandiera, era la trasmissione piu seguita della rete, e si pensava che la conduzione fosse quasi irrilevante (un Giannini vale un Floris, il “brand” è il programma). Per il “terzo polo” di Urbano Cairo “di Martedì” deve valere proprio l’investimento milionario sul conduttore. La posta in gioco è anche simbolica.
E dunque i talk del martedì si scontrano a colpi di scaletta. Il pubblico del talk è mobile, è avvezzo allo zapping. La continuità della conversazione è sacrificata sull’altare dei contatti: più se ne fanno, più si intercetta l’audience che si sposta rapidamente da un discorso all’altro, migliore sarà il risultato l’indomani. Il pezzo forte della serata di Giannini è Matteo Salvini: coi suoi modi spicci e i contenuti ricchi di retorica populista è una calamita per lo share. Alle 22.50 precise, quando gli avversari sono in pubblicità, ecco comparire magicamente la faccia di Salvini da Bruxelles, e l’effetto è subito visibile: picco del programma di Raitre al 7,8%, con la speranza che gli spettatori guadagnati non tornino indietro. La critica ad personam all’ex ministro Elsa Fornero – che incarna tutti i mali di pensionati ed esodati – attrae spettatori. Su La7 il dibattito è animato da Alessandro Di Battista che attacca il governo sulle pensioni (8,2% di share) e dal battibecco fra Alessandra Moretti e Massimiliano Fedriga sulla sanità in Veneto: il frammento diventa subito virale e viene rilanciato, il giorno dopo, dai quotidiani on-line.
I talk politici hanno abbandonato la pretesa di essere luoghi di discussione, se mai l’hanno avuta: il loro progetto comunicativo non mira al confronto delle idee, quanto alla sovrapposizione di istanti destinati a catalizzare contatti. Le scalette sono minuziosamente costruite in quest’ottica e gli ospiti più richiesti sono quelli che s’adattano meglio all’irresistibile logica del loro populismo.
di Anna Sfardini & Massimo Scaglioni
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