Ambiente
E se fosse sempre così?
In queste ore la provincia di Modena e Reggio Emilia sono attraversate da un’ondata di maltempo che ha spinto alcuni amministratori locali a prendere provvedimenti straordinari, come la chiusura dei parchi. Non possiamo asserire che la causa di questi fenomeni atmosferici estremi risiede nel Global Warming. Un’affermazione del genere è criticabile per due motivi: il primo ha a che fare con il “Tacchino di Russell“; il secondo è più di natura retorica, visto che così si farebbe decisamente il gioco di coloro che fanno notare che “è inizio ottobre e c’è già freddo”. Noi che riteniamo che i temi ambientali debbano essere al centro dell’agenda politica non dobbiamo cadere in artifici retorici di così bassa qualità. Le prove a supporto dell’esistenza e del contributo dell’uomo al Global Warming sono svariate, documentate e l’accordo nella comunità scientifica è pressochè unanime.
Detto ciò, bisogna però ribadire che fenomeni atmosferici come questi diventeranno sempre più frequenti in futuro. E anzi, in certe regioni, sono già in atto: per ironia della sorte proprio in quei paesi che meno contribuiscono al surriscaldamento globale.
Non è più il tempo, alla luce di questo destino a cui stiamo andando incontro, di scelte timide: abbiamo bisogno politiche ambizione in grado di contrastare il processo di distruzione della Terra così come la conosciamo. La Cina, ad esempio, ha recentemente dichiarato che intende raggiungere la Carbon Neutrality nel 2060, un piano oltremodo ambizioso per quello che è il maggior consumatore di carbone del mondo. Ovviamente, la Cina può permettersi di farlo: non ha bisogno di instaurare un dialogo coi propri cittadini, essendo un paese autoritario che soffoca le manifestazioni e le rivolte in modo brutale e che, ancora oggi, procede verso la purezza della razza sterilizzando gli Uiguri.
Le democrazie occidentali hanno invece bisogno di consenso. Non è pensabile varare un piano di riduzione delle emissioni, verso un sistema economico e produttivo meno inquinante, senza avere un consenso
Questo rappresenta per me un’immensa opportunità per la Sinistra Europea. Ormai da anni questa si trova in una crisi che sembra irreversibile, ridotta a sgabello della destra più moderata come in Germania o condannata all’invisibilità come in Francia. Senza voler indagare approfonditamente le cause di questa crisi, è ovvio che i cambiamenti sociali avvenuti tra gli anni ’80 e ’90 con la fine non solo delle grandi narrazioni ma anche della condivisione dei problemi come Società, rinchiudendo l’individuo in se stesso, siano stati decisivi. Per questo l’ecologismo, come faceva notare Pippo Civati, rappresenta un nuovo campo d’azione per la sinistra: il Global Warming non riguarda me o te, riguarda tutti noi e soltanto attraverso una visione più ampia e connessa si potranno fare passi avanti.
Ma la sinistra, allo stesso tempo, deve intendere l’ambiente non come fine ma come mezzo. Questo perchè le tematiche ambientali si intersecano con problemi che da sempre fanno parte delle battaglie della sinistra. Secondo il rapporto dell’Oxfam, ad esempio, il contributo dell’1%, a livello di emissione, è molto più imponente rispetto invece al restante 99%. Le disuguaglianze, che sono state mandate in soffitta da una certa sinistra che aveva sposato una linea fin troppo accomodante, devono tornare al centro dell’agenda e possono farle soltanto in un contesto più ampio come quello della lotta al Cambiamento Climatico. Per non parlare del tema dello sfruttamento dei terreni in Africa, attraverso la pratica del Land Grabbing, strettamente collegato agli allevamenti intensivi e al dramma del consumo di carne (che, com volevasi dimostrare, è diffuso sopratutto nei paesi più avanzati, che quindi affamano l’Africa).
Combattere la battaglia per l’ambiente significa riportare questi temi, troppo assenti dai programmi di una sinistra troppo timida e autoreferenziali, alla ribalta.
Non solo: la teoria economica prevalente che assegna allo Stato un ruolo sempre più marginale si è dimostrata in questi anni fallimentare nel rispondere alle sfide del nostro tempo. Gli Stati Uniti D’America hanno immesso nel Sistema Bancario liquidità ai tempi della crisi senza pensarci due volte. Così hanno fatto anche gli Stati Europei. Ora c’è bisogno di risolvere un’altra crisi, ancora più importante: quella climatica. Per risolvere questa crisi serve un intervento serio dello Stato sia a livello strutturale, creando le infrastrutture che si renderanno necessarie per la transizione ecologica, sia imponendo delle condizioni stringenti per i sussidi alle imprese e tassando le esternalità, sia per finanziare la ricerca pionieristica. Siamo infatti convinti, erroneamente, che la battaglie ecologista si porti con sè un background primitivista. Non è così, fortunatamente. Il Global Warming si combatte con l’innovazione, la crescita economica e il progresso, non tornando a vivere nelle caverne.
Ma per fare ciò c’è bisogno che la sinistra si faccia paladina di queste istanze, raccogliendo attorno a sè il consenso e aprendo una discussione sul nostro rapporto con la Natura. Come dice infatti George Lakeoff, la sinistra, per tornare a contare, deve riprendere in mano il discorso politico e non essere subalterna alla destra. Che occasione migliore di questa per farlo?
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