La zeppa tedesca nella transizione ecologica europea

2 Settembre 2024

Già da tempo la Lokomotiva tedesca segna segni di costrizione asmatica e in particolare, dal dicembre del 2023 quando la decrescita è stata del -1,6%. Con una produzione industriale in calo fino al -3%.

Malgrado tengano ancora i settori chiave Automotive e Aeronautica, le preoccupazioni per il futuro dell’occupazione sono gravissime. La stima della riduzione del comparto meccanico e del termico, nella transizione verso l’elettrico, prevede numeri da rivoluzione sindacale.

Malgrado questo la spinta del Governo Scholz è stata chiara verso le rinnovabili con una crescita esponenziale grazie alla legge specifica Erneuerbare-Energien-Gesetz (detta anche Legge EEG) che pure è stata varata nell’ormai lontano 2000. Oggi i consumi di elettricità da rinnovabili passano dal 9,4% del 2004 al 18,2% del 2010, e raggiunge il 44,7% alla fine del 2020 (Fonte Eurostat, 2022).

Con oltre 270 TWh, nel 2023 la quota di energia elettrica da FER è arrivata al 55% con il contributo maggiore dato dagli impianti eolici, davanti al fotovoltaico e alle biomasse.

In calo, dunque, la produzione industriale di CO2, parametro indice della forza produttiva e contrattuale del paese ma il Fit-for-55, proposta legislativa della von der Leyen di spegnere la produzione dei motori termici nel 2035, mette in crisi la classe operaia specializzata che dovrà essere sostituita da nuovi reclutamenti di forza lavoro specializzata in motori elettrici, peraltro di maggiore importazione estera ossia cinese. Soffrirà anche il comparto dell’indotto, a partire dall’Industria degli pneumatici ( Continental in primis, Goodyear). Tutte Case che, in previsione del 2035, stanno operando piani di rientro e ristrutturazione in vari settori specifici (sistemi di frenata, di sistemi di controllo di stabilità del veicolo etc) per risparmiare almeno 400 milioni di euro entro il prossimo biennio.[1]

Sembra lo stesso percorso post-industriale italiano degli anni Novanta quando interi comparti industriali votati alla fase post-industriale fecero ricorso alla cassa integrazione, delocalizzazione, o altri sistemi che, godendo di ammortizzatori sociali, portarono fuori dal mondo del lavoro attivo migliaia di operai. Sesto San Giovanni, la Stalingrado d’Italia, abbandonò la sinistra e votò e si votò alla Lega e in parte Forza Italia. Oggi migliaia di lavoratori tedeschi abbandonano l’SPD e votano per l’unico partito che sostiene la lotta antiecologista di controtendenza storica ma di argine alla debacle sociale. Le due alternative AfD, dichiaratamente di destra populista e BSW- il partito della Sara Wagenknecht, moglie di Oskar Lafontaine e dichiaratamente di sinistra con una caratterizzata contraddizione populista pro putiniana- offrono sponde sufficienti per votare in difesa del posto di lavoro e dell’occupazione mantenendo il ritmo del ventricolo di sinistra o di destra, a secondo della propria tradizione senza tema di essere tacciati di tradimento ideologico.

Spiegazione forse minimalista per chiarire un flusso di voti indirizzato all’AfD o al BSW che alla prima uscita elettorale raggiunge già quota 15%, a seconda dei casi. Sembrerebbe che queste votazioni in Turingia e Sassonia diano dell’elettorato la voce di protesta più chiara possibile e di cui il PE dovrà prendere atto, quando si dovranno varare i piani di transizione.

[1] Terzano C. Goodyear, Continental, Audi e non solo. Che succede all’industria dell’auto tedesca? Start mag, novembre 2023

 

TAG: Governo del Semaforo, transizione ecologica, von der Layen
CAT: clima, Germania

Un commento

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  1. luciano 2 settimane fa

    Nel caso di specie, però, più che abbandonare la SPD hanno abbandonato la Linke, che è letteralmente collassata perdendo circa il 18 % in Turingia.

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