Musica
New Echoes, il jazz e l’elettronica elvetiche in suono a Venezia
Quando Enrico Bettinello mi ha parlato del nuovo progetto “New Echoes – nuova musica svizzera a Venezia”, mi sono incuriosito. Penso questo sia il valore aggiunto della manifestazione, in programmazione da dicembre 2016 ad aprile 2017.
Siamo sempre pronti ad approfondire generi musicali già conosciuti, ad esempio il blues americano, ma dimentichiamo che i suoni sono viaggiatori nomadi, i quali seminano fantasia di terra in terra.
Jazz ed elettronica in chiave svizzera sono una bellissima occasione di variazione, per maturare il proprio punto di vista sulla musica e tingere la propria passione di nuovi fauvismi. Echi di generi distanti in apparenza ma vicini per essenza. La delicatezza, la ricerca, la profondità e l’intensità che li caratterizzano hanno origini comuni, sparse in giro per il globo.
A Venezia, dove Enrico ha trovato casa per la rassegna New Echoes se ne possono scoprire; una città di acque, luci e ombre, in cui pure convivono passato, presente e viaggio, ricordando la storia della Serenissima repubblica e dei suoi slanci ad Oriente.
Il jazz colora Venezia per le sue calli al calar della sera, l’elettronica le luci soffuse sparse fra i ponticelli. Credo sia doveroso ascoltare i concerti proposti e successivamente camminare e parlare lungo le rive; al ritorno lasciarsi alla spalle Marghera e la testimonianza dell’incuria umana pensando a quanto sia stato significativo prima. La bellezza, la bellezza della musica che connette luoghi distanti e si incarna in quelli in cui suona, è uno dei migliori motivi per ascoltare e scoprire.
Vi lascio leggere qualche risposta di approfondimento.
1-Come è nato il bisogno di raccontare al pubblico la nuova musica elvetica?
Il bellissimo spazio culturale svizzero di Venezia (Palazzo Trevisan si affaccia sul Canale della Giudecca) programmava già da qualche anno, grazie alla sensibilità della coordinatrice Jacqueline Wolf, concerti di artisti svizzeri. Ci è sembrato ora il momento giusto per dare una forma più coerente e strutturata alla proposta, di raccontare in modo ancora più efficace le tante idee che passano attraverso quei confini…
2-Quali peculiarità pensi la caratterizzino rispetto al resto del mondo?
Premesso che molti musicisti svizzeri si possono tranquillamente inserire in un ambito espressivo trasversalmente internazionale, non c’è dubbio che per essere una nazione di otto milioni di abitanti, il numero di artiste e artisti qualitativamente significativo sia davvero alto. Merito di un sistema formativo e culturale molto solido e merito di un sistema promozionale molto efficace nel fare conoscere anche all’estero le eccellenze (in Europa forse solo la Norvegia compete con la Svizzera in questa capacità).
Tra le tante possibili linee di lettura di un universo molto vario e frastagliato, mi è sembrato interessante in questa prima edizione di New Echoes provare a evidenziare gli aspetti della multiculturalità di molte proposte. Una multiculturalità che possiamo leggere sia nella forte presenza femminile nel programma, sia nelle geografie che vengono coinvolte (sia Maria Joana Aderi dei Sissy Fox che Joy Frempong degli OY sono di origine africana), sia nella capacità di dialogare con altri centri creativi (gli OY a Berlino, Sylvie Courvoisier nella downtown New York), ma anche nella confluenza di elementi espressivi molto differenti.
Mi sembra che, da sempre nazione abituata ad avere più lingue al suo interno, e con un numero di stranieri altissimo percentualmente nella popolazione, la Svizzera possa rappresentare un eccellente esempio di quel multiculturalismo che l’Europa si trova talvolta a disagio a maneggiare.
Le scelte poi potevano essere anche diverse (e spero che il progetto possa continuare anche l’anno prossimo proprio per dare spazio anche a altro), ma credo che siano accomunate da questo, oltre che dalla bellezza della musica.
3-Potresti farci una breve narrazione delle difficoltà e delle gioie che hanno portato alla realizzazione di New Echoes?
Devo dire che per ora – facendo i debiti scongiuri – non ci sono state grosse difficoltà. Abbiamo l’appoggio di Pro Helvetia e abbiamo la collaborazione di alcuni partner cui tengo molto, da Palazzo Grassi all’Università di Ca’ Foscari, passando per SpazioAereo e Jazz Area Metropolitana a Mirano. E questa è più di una gioia. E’ fiducia, capacità di costruire insieme un percorso, elemento cui ho sempre tenuto, anche quando dirigevo il Teatro Fondamenta Nuove.
E’ stato forse difficile lasciare fuori dal programma altre cose che mi sembrano interessanti (anche nell’ambito della musica contemporanea scritta), ma spero ci sia presto il modo di allargare la prospettiva.
4-Quali connessioni esistono, secondo te, fra l’ambiente svizzero e il suo jazz e la sua elettronica?
L’ambiente svizzero, a meno di non volere restituire un’immagine cartolinesca e stereotipata di questo paese, è un ambiente in cui molti elementi della globalizzazione si ritrovano trasversalmente. E l’elettronica ha quindi colori molto variati. Nel caso di Sissy Fox e OY a me sembra molto interessante che anche le sonorità elettroniche portino con sè, più o meno esplicitamente, la ricchezza degli spunti multiculturali che le alimentano. Siamo al centro dell’Europa, siamo in una nazione che già negli anni Sessanta era un luogo chiave (Zurigo in particolare) per il jazz d’avanguardia, a Ginevra si è formato un artista straordinario come Christian Marclay… a me piace più pensare alla Svizzera in termini di internazionalità che non di localismo culturale.
Programma:
Venerdì 16 dicembre 2016, ore 21
Consolato di Svizzera, Palazzo Trevisan degli Ulivi
a seguire: SWISS CHEESE&WINE
Joana Maria Aderi (voce, elettronica)
Vincent Membrez (sintetizzatori)
Nata da padre kenyano e madre svizzera, la intrigante Joana Maria Aderi inaugura la rassegna assieme a Vincent Membrez. Tra sperimentazione e electropop, il duo Sissy Fox è stato definito un miscuglio futuristico di soul ghiacciato, spoken word e i colori dell’elettronica più avventurosa. Pronti per il viaggio?
Al termine degustazione di formaggi e vini svizzeri.
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Venerdì 20 gennaio 2017, ore 21
Teatrino di Palazzo Grassi
Julian Sartorius (batteria, percussioni)
in collaborazione con Palazzo Grassi/Punta della Dogana
Percussionista poliedrico e avventuroso, Julian Sartorius si distingue per la capacità di rompere i confini tra jazz, elettronica, hip-hop, contemporanea.
Il suo solo, caleidoscopico viaggio dentro i suoni più emozionanti, è stato presentato in concerto con nomi come Deerhoof, Faust, Marc Ribot, Arto Lindsay. Nello spazio affascinante del foyer del Teatrino di Palazzo Grassi, si preannuncia una performance magica.
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Sabato 21 gennaio 2017
Consolato di Svizzera, Palazzo Trevisan degli Ulivi
JULIAN SARTORIUS
Workshop
in collaborazione con Università Ca’Foscari Venezia
Oltre alla performance in solo, Sartorius condividerà le sue idee improvvisative e le sue traiettorie creative in un workshop in collaborazione con Musicafoscari e aperto a tutti i tipi di strumenti.
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Venerdì 3 marzo 2017, ore 21
Consolato di Svizzera, Palazzo Trevisan degli Ulivi
Sylvie Courvoisier & Mark Feldman
Sylvie Courvoisier (pianoforte)
Mark Feldman (violino)
La pianista svizzera Sylvie Courvoisier e il violinista americano Mark Feldman (storico collaboratore di John Zorn), costituiscono una straordinaria coppia artistica e nella vita. Il loro duo, tra improvvisazione e fascino cameristico, vive di tradizioni che si incrociano e di intimità da condividere con gli ascoltatori. Due fuoriclasse assoluti del jazz di oggi.
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Venerdì 17 marzo 2017, ore 21
Teatro di Villa Belvedere, Mirano (Ve)
The Great Harry Hillman (jazz)
Nils Fischer (sassofoni)
David Koch (chitarra)
Samuel Huwyler (basso)
Dominik Mahnig (batteria)
in collaborazione con JazzAreaMetropolitana, Mirano Musica, Fondazione Riviera-Miranese
E’ la band del nuovo jazz svizzero, in grado di accendere le melodie più raffinate e i groove più contorti, i crescendo più potenti e improvvisazioni mai prevedibili. Coinvolgenti e diretti, The Great Harry Hillman (il nome è quello di un atleta olimpico dei primi del ‘900) sono il gruppo giusto per veicolare il jazz verso nuove generazioni di ascoltatori.
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Venerdì 7 aprile 2017, ore 21
Spazio Aereo , Marghera (Ve)
OY (electropop)
Joy Frempong (voce, elettronica)
Lleluja-Ha (batteria)
in collaborazione con SpazioAereo
L’irresistibile duo electro-pop degli OY intraprende con il suo più recente disco, Space Diaspora, un viaggio in lontane terre cosmiche, senza dimenticare la materia prima fatta di suoni raccolti durante viaggi in Africa. Quale luogo migliore di Spazio Aereo per seguirli in queste traiettorie e chiudere in bellezza New Echoes?
Info:
INGRESSO LIBERO
escluso Teatro di Villa Belvedere e SpazioAereo
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