Turismo

Mirco spiega al turista perché a Venezia due caffè costano 43 euro

10 Agosto 2018

Buongiorno, sono Mirco, in cosa posso esserle utile? Guardi, se gentilmente mi porta due bicchieri d’acqua e due caffè, grazie. Provvedo subito signore. Ecco a lei. Ah!... Qualche problema signore? No.. è che noto… si, leggo.. 43 euro qui sotto, sa… non è avarizia… ma… Ma certo signore, è proprio il suo conto, tavolo 19. Grazie Mirco, certo capisco, ma… non le sembra un po’ altino? Come dice signore? No guardi… mi permetta di spiegarle.

Lei qui si trova al centro di piazza San Marco, in un caffè aperto nel diciottesimo secolo. Qui, proprio davanti a lei, come vede, ci sono i piccioni, poi un gruppo di turisti cinesi col parasole, quindi una truppa da crociera sbandata perché ha perso il capobranco, e poi vede, lì ci sono le guide freetour abusive con l’ombrello, e più in là sullo sfondo, a tratti, può ammirare comodamente una delle opere d’arte più interessanti del gotico veneziano, il palazzo ducale. Poi guardi più su, lì, oltre i banchetti di paccottiglia, vede? Lì, proprio lì dove inizia la coda? ecco, proprio lì, giusto dietro la coda, c’è la basilica di San Marco, che fu chiamata la chiesa d’oro, eclettica architettura dell’undicesimo secolo, caratterizzata da un originale stile romanico-bizantino, di eccezionale valore. Ora non la vede, ma poi con comodo, se avrà la pazienza di accordarsi, potrà ammirarla in tutto il suo splendore, marciando nel lotto che verrà fatto entrare in modo scaglionato dalla security. Come vede siamo in un posto unico al mondo. Qui si ammira qualcosa di incredibile, un fenomeno senza precedenti nella storia dell’umanità, il vero segreto di questo luogo, ed in fondo di ogni luogo turistico.

Mi scusi Mirco… ma.. quale sarebbe questo segreto?
Ma è la tenacia del visitatore contemporaneo gentile ospite! Vede, per quanto le condizioni siano avverse, per quanto tutto questo somigli ad una macina tritacarne d’una puntata di Black Mirror, per quanto gli sguardi si perdano in questa bolgia senza senso né meta, inebetita da sé medesima e dal suo stesso vagare, per quanto persino queste architetture, in questo contesto, appaiano ormai come scheletri d’una civiltà negata dall’oggettiva realtà che oggi la comprime, per quanto le gondole suonino ormai solo un carillon di nenie derisorie del visitatore, mentre i marinaretti che le menano a circolo scambiano foto su Whatsapp premendo di malavoglia sul remo, per quanto le vecchie veneziane piantino punteruoli di ombrello nelle rotule di indiani pachidermici se rallentano sui ponti, per quanto egiziani gestori di locali cinesi dal nome italiano servano bistecche mal scongelate al prezzo ciascuna di una settimana in puglia volo compreso, per quanto tutto questo sia evidente e palesato, un fenomeno incredibile trascina comunque il visitatore contemporaneo ad entrare di sua sponte in questa trappola dei balocchi.
Guardi ad esempio, lo vede quel signore laggiù, si, quello col cappellino da baseball, lo vede? Si? Parlo proprio di quello con lo zainetto portabimbo con su il figliolo che dorme sotto l’ombrellino… Lei lo sa chi è quel signore? No? E’ un noto chirurgo svizzero. Sta vagando da tre ore in uno stato confusionale. Domani finalmente tornerà a Losanna, non vede l’ora, tornerà alla sua clinica. Per tutto il viaggio di ritorno, in treno, ripeterà tra sè e sè, che questo è stato il viaggio più allucinante della sua vita, che il secondo giorno ha litigato con la moglie nella calca di Rialto, che il suo bimbo, irradiato dal sole di mezzogiorno, ha riempito le giornate di richieste assurde, e che della città che ha attraversato, non è riuscito a vedere nè a capire nulla tranne vivere con disgusto l’odore teso della folla d’agosto… Ecco, pur pensando tutto questo tra sè e sè, vede, quel signore -e ascolti bene perché qui sta il bello di tutta questa faccenda- con le dita, contemporaneamente, digiterà sulla sua bacheca facebook “#lovelycity #romanticvenice” a commento d’una foto di gondola nera che galleggia su acqua pura verde smeraldo. Lo guardi, osservi, proprio ora sta correggendo, sotto il sole, i colori della foto con l’iphone… lo vede? Aggiunge del verde… ora asciuga la fronte, e poi ecco che sborda la foto per escludere la fila di ragazzini che surgono spaghetti dal cartone… Vede?

E’ questo il miracolo a cui mi riferisco gentile signore. Siete voi a creare questo parco. Sono proprio le vostre bugie “esperenziali” che creano questo prodotto assurdo. E’ questo un tipico caso di “asimmetrie informative” ben descritte dall’economista Joseph Stiglitz, premio nobel per l’economia nel 2001, ma prima di lui, ed in modo ancor più chiaro dall’economista statunitense George Akerlof nel suo celebre articolo “The Market for Lemons: Quality Uncertainty and the Market Mechanism”. Il meccanismo ora glielo spiego, è semplice, posso raccontarglielo in soli due minuti. Quando si viene a creare, per condizioni di mercato, e indipendentemente dalle cause, un’asimmetria informativa tra gli attori coinvolti in un rapporto commerciale, la qualità dei prodotti smette di essere valutata correttamente dall’acquirente. In queste condizioni di “asimmetria informativa”, il venditore è incentivato a proporre beni di bassa qualità spacciandoli come beni di qualità elevata, ovvero a bidonare. L’acquirente d’altro canto, e solo nel migliore dei casi, valuterà di non poter affatto conoscere la qualità del prodotto che compra e perciò punterà ad una qualità media o bassa dei prodotti, al fine di minimizzare il suo rischio. E questo cosa comporta secondo Akerlof? Questo fa si che tutti quei prodotti il cui livello qualitativo è al di sopra della media saranno mano a mano esclusi dal mercato. La conseguenza finale di questo processo “controselettivo” è che tutti i mercati in cui la qualità è un dato così insondabile, sono destinati, nel lungo periodo a implodere, a cessare di esistere. Non lo trova interessante signore? L’asimmetria informativa è, in questo specifico mercato cioè quello turistico, il prodotto culturale degli stessi consumatori bidonati. Sono proprio loro a disinformare sottilmente i loro amici, sono loro che per vantarsi di bolle esperienziali che in realtà non hanno mai vissuto, disinformano i futuri acquirenti, deprimono la qualità dell’offerta. La socializzazione del falso da parte di milioni di testimonials costruisce una potenza di fuoco che mai nessuna forma di propaganda, in nessuna civiltà, è riuscita a raggiungere. Ciascuno di noi interiorizza che l’esperienza turistica degli altri sia stata paradisiaca, e cerca di allinearsi narrativamente a questa aspettativa sociale. E’ una recita complessiva, generalizzata, globale; è il frutto diretto del vivere con frustrazione ogni piccolo insuccesso esperienziale. “Com’è andata Giorgio? Guarda, magnifico, non volevo più venir via”. E così caro signore, ora anche lei getterà il suo scontrino nella spazzatura, non vorrà mica deludere il pubblico della sua personale vetrina dell’ego? Aver preso un “lemons” del genere, aver pagato 43 euro per due caffè, macchia la sua storia social signore… cosa racconterà agli amici? Che figura farà signore?

 

Mirco… guardi… non so che dire… Lei è un cameriere eccezionale. Mi chiedo, anzi le chiedo, solo una cosa [-le mani già accartocciano lo scontrino-] come mai lei fa il cameriere qui?
Io lavoro qui caro signore, perché come insegna l’economista Michael Spence il processo di “selezione inversa” che deriva da un’asimmetria informativa di mercato, fa si che il “lavoro cattivo” scacci il “lavoro buono”. E così signore, lei capirà, che mentre appallottola con cura lo scontrino, appallottola con esso anche il mio dottorato in economia, ovviamente senza volerlo.
Ma torniamo a noi signore, le posso portare qualcos’altro?
No grazie, Mirco, ci vediamo domattina.
Certo signore, e intanto buon pomeriggio e mi raccomando, #EnjoyVenice.

 

 

Giancarlo Ghigi – 10.08.2018
https://www.facebook.com/giancarlo.ghigi

 

Storia di fantasia, liberamente ispirata ad uno scontrino romantico e ad una foto romantica.

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