Teatro
La Biennale, adesso è tempo di tornare a teatro
Dipingilo di blue. Per dare un calcio al nero, alla rabbia e alla malinconia di stare chiusi, Ricci e Forte il teatro lo vogliono così. E blue sia almeno per il teatro della prossima Biennale. Ma, anche per tutto lo spettacolo: E’ arrivato il tempo di ripartire. E provare a superare la pandemia lasciandosi velocemente alle spalle, un anno terribile. Il primo segnale forte, che vuole essere anche un messaggio di fiducia, giunge così dalla laguna veneziana, che lancia il suo programma, nelle varie articolazioni. Oltre al teatro, la danza e la musica con cartelloni che invitano a riprendere contatto con l’arte dal vivo. La sfida proposta questo anno è quella di dare a tutte tre le sezioni “una impostazione interdisciplinare” . “Assieme alle altre sezioni della Biennale, tale sfida costruirà un nuovo modello, dove i contenuti da loro proposti diventino dialogo continuo con Venezia e il mondo, con spirito di ricerca e apertura in collaborazione sempre più stretta con le altre istituzioni culturali e di alta formazione”. Queste le indicazioni lasciate a futura memoria dal presidente Roberto Cicutto prima di lasciare ai nuovi direttori il compito di svelare i palinsesti. Questi sono: Stefano Ricci e Gianni Forte (Ricci/Forte) appunto per il teatro, Wayne McGregor per la danza e Lucia Ronchetti per la musica. I tre festival si terranno tra luglio e settembre portando in scena oltre un centinaio di eventi con la presenza di ben seicento artisti, tra compagnie teatrali e di danza, cori, ensemble vocali orchestre e la comunità del College: dal 2 al l’11 luglio il Teatro, dal 23 al 1 agosto la danza e infine dal 17 al 26 settembre la musica.
Prima fotografia sui top events in programma. Al primo posto la prima mondiale di un incontro quanto incredibile e inatteso: quello tra l’etoile Mikhail Baryshnikov e il visionario Jan Fabre. E poi c’è il regista cinematografico e teatrale Kornèl Mundruczò (il suo “Pieces of Woman” è in corsa per gli Oscar); l’incredibile rapper, poetessa, acclamata performer di spoken word, l’inglese Kae Tempest. Altro incontro a cinque stelle è quello tra il giovanissimo scrittore francese Édouard Louis in scena con un suo testo diretto dal regista tedesco Thomas Ostermeier. Lungo l’elenco di star musicali. A cominciare dalla presenza in scena della cantante jazz Elina Duni; il pluripremiato David Lang e il collettivo di musica elettronica (La) Horde e Rone. Va naturalmente segnalata anche la presenza dei tre leoni d’oro Germaine Acogny, Kaija Saariaho e Krzysztof Warlikowski. Da segnalare anche la presenza dei giovani artisti selezionati per il Biennale College (oltre un migliaio di domande pervenute da settanta Paesi) che avranno modo di mostrare i loro talenti durante la programmazione dei festival.
TEATRO.
Stefano Ricci cita Kerouac (“Il cielo è blu perchè tu vuoi sapere perchè il cielo è blu”) e invitando a sollevare gli occhi verso il cielo esorta a non sentirsi soli. Il messaggio della metà di Ricci/Forte è quello di reagire. L’aforisma del poeta della Beat Generation riguarda il nostro presente dice Ricci. “Di fronte all’inatteso ci sono due strade: la prima è di accettarlo e conviverci passivamente, l’altra, è quella di trasformare l’inatteso in una sfida cercando di sviluppare la propria intraprendenza. E’ giunto il momento di ribaltare questo lungo anno in cui ci siamo messi a ridiscutere le traiettorie da percorrere. E’ il momento di reagire e riprendere ad edificare l’architettura di quello che è il teatro possibile, il teatro di domani. Il percorso disegnato per il nostro quadriennio alla direzione del settore è improntato sulla scelta dei colori. Il pigmento è un qualcosa che sfugge a qualsiasi caratterizzazione. Anche perchè il teatro è qualcosa che non ha bisogno di perimetri. Il bleu è il colore di questo anno per esprimere la volontà di ripresa e rinascita”.
C’è anche la voglia di riportare il teatro alla gente “di far ascoltare e comprendere che il teatro non è solamente intrettenimento, ma luogo di condivisione, presa di consapevolezza. Un teatro che ha bisogno del pubblico. Ma è anche il Paese che ha bisogno del teatro. Per crescere e continuare a credere che questo rito sia davvero necessario”.
E Gianni Forte dal canto suo, in modo esplicito, ha lanciato una richiesta al mondo della politica e a chi governa. “Basta, non ne possiamo più, fateci ritornare nei nostri teatri, nei nostri spazi di cultura per una nostra crescita, per uno Stato che vuole essere adulto e responsabile”. Presentando poi il cartellone degli appuntamenti della rassegna Forte ha detto che “questa prima edizione sarà un concentrato vitaminico, energizzante e nutriente per l’anima, ma anche per la vista. Per non smentire quella fama di guastatori che da sempre ci precede. Un concentrato composto da undici spettacoli, undici pepite che come cercatori d’oro abbiamo setacciato e presenteremo. Ogni spettacolo contribuirà a prenderci per mano e attraversare questa selva oscura di dantesca memoria che è il tempo in cui stiamo vivendo”. Oltre agli spettacoli ci saranno i lavori del College e dei forum con la presenza di alcuni artisti presenti al festival, tavole rotonde e un ciclo di otto masterclass in cui si è coadiuvati da studiosi, critici e maitre. Questi sono: Martin Crimp, Chiara Guidi e Galatea Ranzi,Leo Muscatocon Nicole Kehrbergere il maestro Riccardo Frizza, Monica Capuani, Andrea Porcheddu e Davide Carnevali.
E veniamo al programma. Il calendario appare ben equilibrato. Dal Leone d’oro Warlikowski a Danio Manfrendini, Agrupación Señor Serrano e Adrienn Hód, Paolo Costantini e Mundruczò e il Proton Theatre, Roberto Latini e Pittito e Maestri di Lenz.
L’apertura della rassegna, il 2 luglio (replica anche l’indomani) al Teatro alle Tese presso l’Arsenale è dedicata al polacco Krzystof Warlikowski, Leone d’oro alla carriera che presenta una novità per l‘Italia, “We are Leaving” tratto da “Suitcase Packers” dell’israeliano Hanoch Levin. Al centro le vicende quotidiane di una piccola comunità con storie di tensioni pronte ad esplodere. Uno spettacolo di denso umorismo nero che “vira in tragedia”.
“Uno sguardo estraneo (ovvero come la felicità è diventata una pretesa assurda” è il titolo dello spettacolo di Paolo Costantini vincitore della quarta edizione di Biennale College Registi. Lo spettacolo, prodotto dalla Biennale andrà il scena il 3 luglio al Teatro dei Soppalchi e trova il suo punto di partenza in uno dei più famosi testi della scrittrice Premio Nobel Herta Müller, “Oggi avrei preferito non incontrarmi”, dove “una donna senza nome, convocata da un regime dittatoriale, attraversa la città seduta su un tram e riflette”. Nelle note di regia Costantinio scrive che “l’atmosfera soffocante del testo “riesca a evocare il mondo in cui viviamo oggi. La frenesia della società e la pressione che esercita ha trasformato le modalità in cui si percepisce la propria vita. La dittatura politica è sostituita da una dittatura della frenesia del fare, in cui il tempo è sempre più contratto”. In scena Evelina Rosselli e Rebecca Sisti (replica anche il 4 alle 18). Al Piccolo Arsenale (il 4 alle 21) è invece di scena “Nel lago d’or” di e con Danio Manfredini, con musiche composte ed eseguite dal vivo dal polistrumentista Francesco Pini. Manfredini usa le parole di Primo Levi, Hanna Arendt, Zalmen Gradowski intrecciando “in una babele di lingue, immagini, canti per dire l’indicibile”. Lo spettacolo è dedicato “ai sopravvissuti, perché le loro parole sono state una guida” e come un “requiem a tutti coloro che sono morti senza lasciare traccia”.
Il 5 luglio alle ore 19 (Teatro Goldoni) è la volta di Filippo Andreatta e il suo Office for Human Theatre che arriva in Biennale con il debutto di “Un teatro è un teatro è un teatro”. Così Andreatta definisce il suo lavoro “Uno spettacolo che sparisce. Si sottrae e non racconta nulla. Al centro del lavoro c’è un vuoto, un’assenza che permette l’emersione di qualcosa che conosciamo ma che non sappiamo più vedere. Privando il palco e la materia che lo abita di significati precostituiti, OHT omaggia il teatro per quello che è: un teatro è un teatro è un teatro è un teatro…”. Nella stessa giornata del 5 alle ore 21 (al Teatro delle Tese) è di scena un protagonista della sperimentazion, Roberto Latini, che si cimenterà con un testo di Giovanni Testori, “In exitu”. Lo stesso Latini definisce questa nuova prova “come una Pietà. La parabola parabolica vissuta da Riboldi Gino è quella di un povero Cristo tenuto in braccio da Madonne immaginate, respirate, disarticolate, nella fonetica di una dizione sollecitata fino all’imbarazzo tra suoni e senso, come fossero le parole ad essere infine deposte dalla croce sulla quale Testori le ha inchiodate”. Lo spettacolo è prodotto dalla compagnia Lombardi-Tiezzi.
”Hard to be a God” è lo spettacolo del 2010 (in prima nazionale” di Kornél Mundruczò, autore della regia e del testo assieme a Yvette Birò. Lo spettacolo in scena il 6 luglio alle 20,30, e l’indomani in replica, al Parco Albanese (Bissuola-Mestre). “Hard to be a God” si svolge all’interno di due camion per il trasporto merci posteggiati vicino al porto di Rotterdam, una “zona franca dove tutto può succedere, tra trafficanti di esseri umani, “snuff movie”e prostituzione”.
Due i debutti previsti per l’8 luglio. Alle 18 (e l’indomani alle ore 20) a Tese dei Soppalchi Lenz Fondazione presenta “Altro Stato”, da “La vita è sogno” di Calderón de la Barca, traduzione e drammaturgia di Francesco Pititto, installazione e regia di Maria Federica Maestri e “Qui a tue mon pére”, prima italiana di Édouard Louis, regia di Thomas Ostermeier (alle ore 21 al Teatro Goldoni). In “Altro stato” interpretato da Barbara Voghera le figure del principe Sigismondo e del servo Clarino si inseguono alla ricerca di una sola identità con la certezza che “non c’è via di scampo dalla forza del destino e dal crudele fato”. Vuole invece tornare all’essenza del teatro Thomas Ostermeier e lo fa con un testo autobiografico affidato all’interpretazione dello stesso autore. E’ lo scrittore francese Edouard Louis, solitario in scena che riprende il testo del suo romanzo omonimo, “un atto di accusa con tanto di nomi e cognomi di quei politici e uomini di stato che hanno distrutto il welfare piegando corpo e dignità dei più fragili, gli esclusi dalla storia come suo padre, cresciuto in una realtà che è già condanna”.
“The Mountain” è l’appuntamento di sabato 10 con l’Agrupación Señor Serrano, (di scena alle 17 e l’indomani alle ore 21 al Teatro delle Tese), regia e drammaturgia di Álex Serrano, Pau Palacios e Ferran Dordal. In scena Anna Pérez Moya, Álex Serrano, Pau Palacios e David Muñiz, In quest’ultimo lavoro della compagnia _ premiata nell’edizione 2015 con il Leone d’argento _ che mescola perfomance live e mondo virtuale racconta assieme la prima spedizione sull’Everest tentata da Mallory nel 1924 da cui non tornerà indietro, il panico suscitato dalla trasmissione radiofonica di Orson Welles, “La guerra dei mondi”, Vladimir Putin che parla di fiducia e verità etc… Ancora sabato alle ore 21 al Teatro Goldoni è di scena il Leone d’argento Kae Tempest in “The Book of Traps of Lessons”. Lo spettacolo della poetessa e rapper è in prima nazionale. Si chiude domenica 11 con “Sunday” dell’ungherese Adrienn Hód (alle 18 alle Tese dei Soppalchi), performance e cocreazione di Jenna Jalonen, Csaba Molnàr, Marin Lemic, Emese Cuhorca e Zoltàn Vakulya. In “Sunday” tutti gli elementi dello spettacolo, coreografici e/o teatrali, immersi nell’aggressivo pulsare di una musica “gabber”, vengono riplasmati dai cinque interpreti in un’esperienza essenziale che afferra lo spettatore”.
DANZA
E’ il tatto, il primo dei sensi, il protagonista della prima edizione di Biennale Danza firmata da Wayne McGregor che rivendica il bisogno di ripartire proprio da “First Sense”, _in programma dal 15 luglio al 1 agosto _ anche perchè, dopo un anno di pandemia, dice il neo direttore artistico“ riprendiamo prepotentemente coscienza della centralità del tatto nella nostra vita. Il tatto ha infatti acquisito nuove risonanze nella nostra società, in senso ampio e a livello più personale – è questo infatti il senso, generalmente dato per scontato, che più di ogni altro è stato chiamato in causa e compromesso… Oggi desideriamo disperatamente riconnetterci con il mondo attraverso il corpo e siamo impazienti di fare ritorno alla nostra piena esistenza in carne e ossa. La danza, la principale forma d’arte di “First Touch”, è pronta ad accompagnare questa spettacolare ripresa e il programma della Biennale Danza 2021 vuole celebrare la diversità e il dinamismo di tanti artisti straordinari che esprimono le loro verità attraverso il meraviglioso strumento della forma umana”.
Fiore all’occhiello l’incontro Baryshnikov-Fabre in primis, ma atante sono le occasioni di questo cartellone assai stimolante per la scelta fortemente internazionale con la presenza di compagnie e coreografi provenienti da tutto il mondo. Accanto agli spettacoli, incontri, tavole rotonde, filmati e installazioni. In arrivo dalla Cina Xie XineYin Fang, la straordinaria cantante Natasha Atlas segna con la sua presenza la coreografia del coreografofranco-algerino HervéKoubi. Dalla Corea del Sud è atteso invece Soon-ho Park , l’americana Pam Tanowitz si esibirà invece accompagnata dalla pianista Simone Dinnestein. A rappresentare i colori italiani sarà il giovane danzatore Marco D’Agostin. Da Brazaville è atteso Olivier de Sagazanda. Poi ancora la basca Iratxe Ansa con l’italiano Igor Bacovich, il collettivo artistico (La)Horde con il producer Rone, Oona Doherty dall’Irlanda del Norde, il Leone d’oro Germaine Acogny dal Senegal. Infine Wilkie Branson, Random International e la compagnia di Wayne McGregor che come Baryshnikov-Fabre firmano tre opere installative sperimentali visibili lungo tutto l’arco del Festival in collaborazione con la Mostra Internazionale di Architettura. Biennale College infine presenterà un duplice programma con opere di Wayne McGregor e Crystal Pite cinque brevi coreografie originali dei danzatori e coreografi in residenza a Venezia. Questi saranno anche protagoniosti, guidati da McGregor in “Solos in Architecture Biennale”, brevi frammenti coreografici per la Mostra Internazionale di Architettura.
MUSICA
Tradizione musicale veneziana in collegamento con l’attualità compositiva contemporanea. Questa è la chiave artistica della Biennale Musica diretta dalla compositrice Lucia Ronchetti che si svolgerà dal 17 al 26 settembrein diversi luoghi storici della città lagunare ed è intitolata “Chorus e Drammaturgie vocali”. “Al centro dell’attenzione “il trattamento compositivo della voce, a partire dai lavori corali monumentali delle ultime decadi fino alle esplorazioni drammaturgiche della produzione vocale più recente” dice la direttrice artistica.Compositori di differenti generazioni presenteranno lavori vocali e corali a cappella degli ultimi 50 anni. Nuove opere sono state commissionate a Kaija Sariaho (con una prima assoluta, una europea e due italiane), Hans Abrahmsen, George Lewis (prima assoluta commissionata dalla Biennale), David Lang, Luca Francesconi; Sivan Eldar (prima assoluta), Sergej Newski (prima assoluta), Samir Odeh-Tamimi(prima italiana), Francesco Filidei (prima assoluta); George Aperghis, Arvo Pärt, Sylvano Bussotti, Morton Feldman. Accanto a loro vocalists e performersdi differenti tradizioni musicali per quattro concerti per voce sola “contribuiranno a fornire una visione più vasta della vocalità contemporanea”: Jennifer Walshe, Elina Duni, Joy Frempong, Zuli.
Una composizione site specific è stata commissionata dalla Biennale a Christina Kubisch, pioniera della sound art tedesca. Questa sarà presentata nella Cappella Marciana della Basilica di San Marco: è “Il viaggio della voce” per voci registrate. Sempre commissionata dalla Biennale, l’opera processionale intitolata “Moving still – processional crossings” ideata dalla compositrice Marta Gentilucci in collaborazione con quattro poetesse contemporanee: Elisa Biagini, Irène Gayraud, Shara McCallum e Evie Shockley.Di scena importanti ensemble corali veneziani come il Coro della Cappella Marciana e del Teatro La Fenice accanto ad altre formazioni europee: Theatre of Voices di Copenhagen, SWR Vokalensemble e Neue Vocalsolisten di Stoccarda, gli ensemble vocali Sequenza 9.3 e Accentus di Parigi, con la partecipazione dell’Orchestra del Teatro La Fenice e del Parco della Musica Contemporanea Ensemble. Al Centro di Informatica Musicale e Multimediale della Biennale di Venezia (CIMM) è affidata la cura della diffusione e spazializzazione delle parti elettroniche presenti in alcuni dei lavori.
Per informazioni e abbonamenti rivolgersi presso l’Ufficio promozione pubblico La Biennale di Venezia Tel. 041/5218828; E mail: promozione@labiennale.org
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