Venezia
Il 18 Brugnaro di Luigi Bonaparte
E così -simbolicamente- con queste elezioni di domenica, si chiude il primo e speriamo unico quinquennio di governo dell’oligarca. Nerone saluta le sue genti dalla finestra declamando loro il florilegio dei suoi “fatti”. L’ultimo “fatto” è arrivato giusto ieri, quando ha rimosso lo spazio gratuito per le biciclette nella città insulare. Grazie Padrone.
Ma in cinque anni di “fatti” come questo il “trevigiano in trasferta” ne ha prodotti a decine. Non bastasse il suo curriculum di acquisitore compulsivo di asset pubblici in crisi o dismissione (dal lavoro interinale alla scuola del vetro, dai Pili alla Misericordia, da Poveglia a Ca’Farsetti) il suo quinquennio è stato degno di un fumetto sulle vicende di Gotham City, dove il fantasmagorico patron della holding non riveste però i panni del supereroe con la cui maschera di aggirava per le calli veneziane, quanto piuttosto quella di uno dei cattivi contro i quali si accende un faro al cielo nella speranza che passi presto.
*) Era il 24 giugno del 2015 quando il Padrone si insediò. E da lì in poi fu uno strabordare di triviali volgarità. La prima fu il noto attacco ai “libri gender”, ovvero ai libri che parlano ai bimbi dei diversi orientamenti sessuali e che la destra più retriva cataloga così per poterli mettere all’indice ma risultare meno retriva di com’è. Libri allora ovviamente presenti nelle biblioteche comunali per consentire ai più piccoli la comprensione dei ruoli sociali che già oggi li circondano. Se “Lucia” ha due mamme solo un idiota può pensare che non sia giusto spiegarlo ai suoi compagni di classe per evitare che la bullizzino. Ma il patron laico forse ricordava che Napoleone si era fatto musulmano per la campagna d’Egitto, e che “Parigi val pur sempre una messa” e così vestì i panni del chierico più retrivo -certo divorziato- ma poi redento.
L’oligarca confermò poco dopo la sua scelta di campo alle commemorazioni del 25 aprile, quando ci ricordò (tra le bandiere che si arrotolavano ed i fischi) che è “un grave errore” che “rischiamo di trasferire ai nostri figli” quello di non lasciarci alle spalle quella che è stata solo “una guerra civile”; dimenticando di avere giusto dietro la schiena il monumento che ricorda il luogo in cui 7 innocenti furono mitragliati per rappresaglia dalle truppe di occupazione e dai loro collaborazionisti e di essere lì quel giorno proprio per ricordarlo. Ma al tribuno di confindustria non è dato conoscere la storia.
*) Un anno dopo, per festeggiare la prima candelina del suo triste mandato, il sindaco fa vanto di minacciare fisicamente un giovane studente che lo contesta, e ne approfitta per chiamare i poveri di Mestre “presenze fastidiose”. In preda alla sua solita trivialità, in pieno consiglio comunale, accusa gli oppositori di portare “sfiga”, il che detto da uno che nel suo mandato ha visto susseguirsi un disastro chimico, uno navale, un’alluvione e una pandemia sembra anche fuori luogo.
L’oligarca inizia ad apparire un pò incanutito, ma la speranza che si rilassi non ha seguito. Al meeting di Comunione e Liberazione afferma con evidente esaltazione:“Se tu vieni in Piazza San Marco e gridi Allah Akbar, fai quattro passi e ti abbattiamo, abbiamo i cecchini e ti abbattiamo. Ghe sparemo. Meglio, se ce lo dice prima gli spariamo ancora prima. Il buonismo è finito!”. I cecchini comunali ovviamente sono un’invenzione, “ghe sparemo” è una metafora, “ti abbattiamo” una provocazione e il “buonismo” un riferimento alla tolleranza religiosa. Per nostra fortuna nemmeno gli integralisti lo prendono sul serio.
*) L’anno terzo anno della nostra gioia si avvia sotto l’attacco “col napalm! [sic]” alle municipalità, cioè a degli organismi democratici di prossimità che vengono improvvisamente trasformati in contenitori vuoti, debitamente privati di qualsiasi voce che non sia meramente consultiva, operando un vero furto di democrazia che pare rispondere all’esigenza di controllare personalmente il “becchime” con cui alimentare il consenso nel pollaio. E’ l’anno horribilis in cui la giunta Brugnaro si interroga sull’edificazione di un palazzetto nei terreni di Brugnaro voluto da Brugnaro che però esce per rispetto dopo soli cinquanta minuti di monologo mettendo come segnaposto di sè l’ultima coppa vinta dalla squadra di Brugnaro. E ci sarebbe da piangere se non sembrasse una pièce scritta per far ridere.
*) L’anno successivo l’oligarca invita gli abitanti di Rialto ad “andare a vivere in campagna” se non sopportano i turisti nella città, ignaro del fatto che giusto nelle calli attigue al palazzo da cui blatera ci sono oramai casi di interi palazzi con venti posti letto turistici accanto all’ultimo posto letto di un veneziano abbruttito. Perché questa è la Rialto che esce dagli studi indipendenti e non dalle chiacchiere dei venditori di fumo. E nel frattempo? Nel frattempo tutte le piaghe della città sono ancora li. Mestre è la capitale italiana dei morti per overdose, anche se ora sono circondati da torri d’albergo, l’M9 è un buco nero che la fondazione vorrebbe dismettere, Venezia non solo non ha riguadagnato i promessi “30.000 nuovi residenti” ma ne ha persi altri 5.000, le abitazioni pubbliche vuote sono aumentate di un ulteriore 10%, i “platelastici” vengono lasciati al libero buon senso dei commercianti e gli alberghi si impongono al piano regolatore per mezzo di trasformazioni d’uso che poi vengono passivamente introiettate dalla macchina comunale.
E mentre il miraggio miope di una monoeconomia “petrolifera” del turismo si dimostra incredibilmente sensibile ad ogni crisi locale e internazionale, la nave fuxia si avvia decisa col suo vessillo fresco di stampa giusto in direzione di quegli scogli, trascinando con sè le decisioni di un apparato comunale paralizzato dall’egocentrismo narcisistico del leader.
Tutto in città oramai si riduce ad un banale algoritmo di propaganda commerciale, fino a convincere i più semplici che il grande capo stia effettivamente facendo qualcosa “che non so cos’è… ma è sicuramente giustissimo”.
Questo governo dell’oligarca diviene così la metafora perfetta del nostro tempo oggi così avvinto nel suo sviluppo scorsoio. Un autocrate convinto di sè, indubbiamente e fino all’intimo, suona il suo personale piffero-amplificato raccontando che il nostro mondo può solo procedere a passi spediti verso quel precipizio, senza curarsi del domani. E convince anche il suo gregge a seguirlo proprio in quella direzione. E’ così rassicurante non dover cambiare meta, non doversi nemmeno alzare a prendere in mano il telecomando. E’ rassicurante non dover toccare il timone delle decisioni, lasciar fare agli oligarchi, all’economia che si governa da sé, almeno ancora per un po’. E ogni giorno s’allungano i “tempi di recupero” che saranno necessari, l’impegno che dovremo mettere domani per cambiare rotta, l’impegno che stiamo colpevolmente chiedendo ai nostri nipoti per sopravvivere domani. L’ipnosi da uomo forte ha sempre condotto questo paese alla rovina, e nel piccolo di questo nostro isolotto lagunare il “Padrone” è l’interprete perfetto di questa irresponsabilità storica.
“Abbiamo bisogno di tutta la nostra intelligenza” diceva Gramsci, e anche oggi -e qui- ne abbiamo estremo bisogno: sia per lasciarci alle spalle il governo dell’oligarca e sia, nella malaugurata ipotesi, per resistergli nei prossimi cinque anni di eventuale e mefitico secondo mandato.
- https://ytali.com/2020/08/11/luigi-brugnaro-ti-xe-na-crose/
- https://www.facebook.com/dario.erricopiccarini/posts/3414874191888886
- https://argomenti.ilsole24ore.com/luigi-brugnaro.html?refresh_ce=1
- https://www.repubblica.it/cronaca/2015/06/25/news/il_neosindaco_via_i_libri_gender_dalle_aule_di_venezia_ed_e_polemica-117663659/
- https://ilmanifesto.it/brugnaro-show-a-chi-grida-allah-akbar-ghe-sparemo/
- https://www.riminitoday.it/politica/allah-akbar-e-si-scatena-il-putiferio-al-meeting-di-comunione-e-liberazione.html
- https://corrieredelveneto.corriere.it/venezia-mestre/politica/18_febbraio_06/pili-conflitti-lacrime-coppalo-faccio-la-reyer-venezia-5fa3ca72-0b11-11e8-a159-261a041af718.shtml
- https://ocio-venezia.it/pagine/affittanze-dati/
- https://medium.com/ocio-venezia/se-si-parla-di-politiche-residenziali-cè-poco-da-festeggiare-48e22556db0c
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