Venezia
Brugnaro chiude i musei di Venezia a spese dei contribuenti italiani
A Venezia i musei civici rimarranno chiusi fino al 1° aprile. Non chiusi al pubblico, ma con i dipendenti al lavoro per svolgere tutti quei lavori indispensabili per la gestione museale, dalla catalogazione alla digitalizzazione. No, no, proprio chiusi, sbarrati, con i dipendenti a casa, in cassa integrazione, in modo che al Comune sarà consentito imbellettare il bilancio a spese dei contribuenti italiani: niente uscite per il personale, tutti schei risparmiati. I veneziani, abituati a protestare per qualsiasi cosa, questa volta appaiono silenti. Hanno protestato persino – vedere per credere – quando, tre anni fa, è stato rimosso un orrendo manto di bitume dalla pavimentazione del portici di Rialto per sostituirlo con blocchi di trachite; hanno protestato, pochi giorni fa, per uno spettacolo di luci sul ponte di Rialto o per l’albero di Natale dell’artista Fabrizio Plessi in piazza San Marco che, potranno piacere o non piacere, ma non hanno nulla di irreversibile. Invece per i musei chiusi assordante silenzio, salvo alcune sigle sindacali e la capogruppo dell’opposizione in consiglio comunale, Monica Sambo, del Pd (ma d’altro canto è il suo mestiere). Si capisce: a chi vende ai turisti caramelle di vetro made in China spacciandole per autentico vetro di Murano, cosa potrà mai interessare dei musei chiusi?
Il sindaco di Venezia ha sostenuto che siccome non ci sono turisti non vale la pena tenere i musei civici aperti. Un’affermazione di una portata devastante: i musei sono per i turisti. Punto. Agli altri non interessano, meglio: non devono interessare. Sono come le gondolette di plastica, o i finti cappelli da gondoliere. I musei sono trattati alla stregua del resto: negozi, ristoranti, alberghi, tutto al servizio del turismo in una città che non esiste più. Senza abitanti, Venezia non è più una città.
Riaprono le scuole, e perché non portarci le ragazze e i ragazzi in sicurezza, visto che non ci sarebbero altri visitatori? Vero che per il momento non sono previste uscite extrascolastiche, ma si potrebbe provare a chiederle. Nelle domeniche “gialle” migliaia e migliaia di veneti si sono riversati a Venezia per fare una passeggiata. Provare a convincerne un po’ a mettere piede in un museo? Perché sindaco Gigio non chiede al suo amico presidentissimo Luca (Zaia) di farsi un giro a Ca’ Rezzonico e di invitare i veneti a visitare il museo del Settecento più bello del mondo? Tra l’altro Ca’ Balbi, sede della Regione del Veneto (in vendita) dista ben cento metri da Ca’ Rezzonico.
Ma no, chiudiamo. Sarà interessante vedere cosa succederà con i musei statali che invece, a sentire il ministro Dario Franceschini, riapriranno. A Venezia sono statali, per esempio, le Gallerie dell’Accademia, Ca’ Grimani, Ca’ d’Oro, nonché il museo Orientale e il museo Archeologico che però hanno gli ingressi in condivisione con musei civici: Ca’ Pesaro il primo, Correr il secondo. Si potranno visitare?
Una delle capitali mondiali della cultura chiude i propri musei. È un atto sconvolgente, ma la pandemia tutto porta via. D’altra parte, se la Cina ha potuto sfruttare il Covid per papparsi Hong Kong nell’indifferenza generale, che mai saranno i musei di una città sulla via dell’estinzione?
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