Teatro
se il calcio si trasfigura in danza
CATANIA. La coreografia “A dance tribute to the art of football”, affronta con gioiosa e scanzonata leggerezza una questione estetica viva ed enorme. Una questione oggi tanto più centrale quanto più, da una parte la danza contemporanea va allontanandosi irreversibilmente dall’adesione a qualsiasi tradizione o linguaggio codificato, e dall’altra il calcio ha raggiunto una dimensione che travalica i limiti della semplice pratica sportiva per raggiungere territori di senso che afferiscono allo showbiz e alla finanza. Di quale questione estetica si parla? Della divisione (culturale, sociologica, socio-politica, simbolica), apparentemente invalicabile, tra arte e sport, tra spettacolo colto (teatro, danza, perfomance) e manifestazione sportiva. Una divisione, una separazione che appare interessante da esplorare e intellettualmente feconda, se solo si pensa che, alla base di entrambe queste manifestazioni, stanno ancestrali esperienze umane quali il gioco mimetico o il tradizionale momento agonale presente in molte funzioni religiose popolari, dal mondo antico e fino alla soglia della modernità. Raccontiamo di uno spettacolo di danza dell’ensemble norvegese Jo Strømgren Kompani che appunto è un tributo alla arte del football. Una coreografia che ha debuttato nel 1997 e poi è stata felicemente ripresa dal 2009 con una formazione che è la stessa che s’è vista sabato 21 ottobre scorso, a Catania, sulla scena di “Scenario Pubblico” a inaugurare la XXII stagione di questa solidissima realtà artistica siciliana, ormai riconosciuta dal Ministero della cultura come “Centro di rilevante interesse nazionale per la danza”. Parliamo di uno spettacolo che ha superato le mille repliche: la regia è di Jo Strømgren, il disegno luci di Stephen Rolfe, il disegno suono di Lars Årdal, le musiche sono elaborate e curate da Flugschädel e da Jørgen Knudsen. In scena a danzare ci sono Mikkel Are Olsenlund, Jan Nicolai Wesnes, Sverre Magnus Heidenberg, Jon Filip Fahlstrøm. Come si è detto la questione estetica messa in campo è enorme: cosa distingue sport e arti performative? Probabilmente, nella loro essenza più profonda, solo la tradizione del linguaggio coreografico che si è “quasi” totalmente affrancato da qualsiasi contesto agonale e spirito agonistico per attestarsi su una soglia di pura elaborazione artistica. È giusto dire “quasi” perché non si deve dimenticare che c’è una disciplina sportiva che si chiama appunto “danza sportiva” e ha diverse articolazioni. Del calcio in questo lavoro Strømgren sembra assumere, e trasfigurare in danza, tutta la gamma delle emozioni: dalla durezza degli allenamenti in campi freddi e vuoti, al rude cameratismo degli spogliatoi, dall’eccitazione quasi infantile per le vittorie alle delusioni per le sconfitte, dal tifo (con tutto il carico di sottocultura che è implicito in esso) alla ricerca di una sana misura di divertimento e passione per ciò che accade in campo. Tutto convincente? No. E non tanto per la danza in sé che è divertente e fa della leggerezza il carattere primario di questa coreografia, quanto per la debolezza concettuale se non per il rifiuto di analizzare fino in fondo e con giusta ampiezza anche gli aspetti negativi del fenomeno calcistico contemporaneo: la violenza delle tifoserie dentro e fuori gli stadi, le tante espressioni di sottocultura, i costi sociali, la dimensione prevalentemente economica e finanziaria che condiziona pesantemente anche ciò che accade in campo.
A dance tribute to the art of football: Catania, Scenario Pubblico, stagione 23 /24. Coreografia: Jo Strømgren. Interpreti: Mikkel Are Olsenlund, Jan Nicolai Wesnes, Sverre Magnus Heidenberg, Jon Filip Fahlstrøm. Oggetti di scena: Stephan Østensen, Jo Strømgren. Costumi: Jo Strømgren. Disegno luci: Stephen Rolfe. Disegno suono: Lars Årdal. Musica: Flugschädel, Jørgen Knudsen. Con il sostegno di: Art Council Norway. Collaboratori: Riksteatret, SPENN.NO, Norsk Scenekunstbruk. Produttori originali: Black Box Teater, BIT Teatergarasjen. Prima originale: Bergen, Norvegia, autunno 1997, ripresa 2009. Premio della critica norvegese 1998; selezione scandinava per Bagnolet 1998. Crediti fotografici: Knut Bry
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