America
Lo skyline più famoso del mondo conta ancora le sue vittime
“Ti ho comprato una culla. Dopo averla comprata mi è venuto in mente che, secondo alcuni, possedere una culla prima che il bambino nasca porta disgrazia come i fiori sul letto. Ma le superstizioni non mi toccano più. Ē Una culla indiana, di quelle che si portano a zaino dietro le spalle. Ē gialla e verde e rossa come Peter Pan” (“Lettera a un bambino mai nato”. O. Fallaci)
La locuzione “Ground Zero” nasce per indicare l’area di un’esplosione atomica, in particolare l’area desertica del New Mexico sede dei primi test nucleari nel 1945. Ad Alamogordo, si prepara la prima bomba atomica sperimentale, voluta dai fisici Albert Einstein e Robert Oppenheimer e sostenuta dal presidente Roosevelt e dal presidente americano in carica Harry Truman.
Nel tempo ha cambiato significato. Oggi infatti indica la zona dove sono avvenuti gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, in cui due aerei dirottati da attentatori affiliati ad Al-Qaeda provocarono la distruzione delle Torri Gemelle. Il World Trade Center è passato dall’essere un polo dell’economia mondiale a un luogo di memoria e di speranza, un simbolo di rinascita per New York.
La storia del World Trade Center inizia negli anni Quaranta del Novecento, quando per la prima volta, a Manhattan, emerse l’idea di creare un nuovo polo commerciale ed economico che diventasse un punto di riferimento a livello globale. Il piano, però, vide la luce solo nel 1962, quando l’Autorità Portuale di New York e del New Jersey affidò l’incarico all’architetto Minoru Yamasaki, che progettò un complesso composto da due torri e quattro edifici più bassi, ai quali ne fu aggiunto uno negli anni Ottanta. Con i loro oltre 400 metri, i due grattacieli rubarono il primato dell’edificio più alto della Grande Mela: l’Empire State Building che aveva detenuto il record per ben 40 anni. Da allora le due iconiche strutture non solo comparvero in decine di film ambientai a New York, da “King Kong” a “Una poltrona per due”, passando per “Mamma, ho riperso l’aereo”, ma fecero anche da sfondo all’impresa dell’acrobata francese Philippe Petit, che il 7 agosto 1974 camminò sospeso su un filo tra i due grattacieli.
Il Sito del World Trade Center ospita attualmente edifici e monumenti commemorativi delle vittime dell’attacco terroristico che è stato cruciale nella storia degli Stati Uniti d’America. ll progetto di ricostruzione è partito subito dopo gli attentati, su decisione del sindaco di New York Rudy Giuliani, e del presidente statunitense George W. Bush.
Oggi sorge il grattacielo One World Trade Center, chiamato anche “Freedom Tower”, che è il centro del nuovo WTC. È il sesto grattacielo più alto del mondo, con un’altezza, compresa antenna, di 541 metri che corrispondono a 1776 piedi, numero che richiama l’anno della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti.
Oltre a questa torre, ne sorgono altre sei costruite da differenti imprese e studi di architettura. E sono presenti numerosi siti commemorativi che documentano l’evento e la capacità dell’America di rialzarsi e reagire alla tragedia: tutte ottime mete da visitare nel passaggio a Ground Zero, luogo in cui si respira un’orgogliosa dichiarazione di patriottismo del popolo statunitense.
Gli avvenimenti che hanno avuto luogo tra le ore 8.46 e le 10.03 dell’11 settembre 2001appartengono ormai a una sorta di enorme mitologia condivisa, un immaginario collettivo che è al tempo stesso lo spartiacque storico del nostro tempo. Tutti conservano un ricordo di quella mattina.
Sull’attacco terroristico più grave della storia contemporanea è stato detto e scritto tanto, probabilmente tutto ciò che era possibile dire e scrivere riguardo a un’azione così efferata. Si sono raccontate e conosciute le storie di molti, delle quasi 3000 persone che hanno perso la vita quel giorno, storie normalissime o straordinarie di esistenze spezzate, confluite in quel racconto corale che è servito ad un paese intero per elaborare il lutto. Si sono rivissuti quegli attimi nelle parole dei soccorritori e nelle telefonate di addio delle vittime, nelle foto iconiche e nei resoconti giornalistici. A 22 anni dalla tragedia, due nuove vittime degli attacchi dell’11 settembre sono state identificate grazie a un test avanzato del Dna sui loro resti. Si tratta di un uomo e una donna, i cui nomi non sono stati resi pubblici su richiesta delle famiglie.
Si è cercato, per quanto possibile, di riempire un vuoto, una mancanza, di attribuire un senso a quel male apparentemente inspiegabile, a fornire un contesto a quelli che altrimenti sarebbero stati solo assurdi aerei che si frantumavano contro grattacieli.
Passeggiando tra oltre 400 querce bianche si arriva nel cuore del Memorial, ovvero alle due importanti Reflecting Pools che occupano esattamente lo spazio che prima apparteneva alle fondamenta delle Twin Towers. Oltre a constatare la disarmante grandezza delle basi della Torre Nord e di quella Sud, si può notare lo scorrere dell’acqua all’interno delle due fontane. L’acqua, che va lentamente a confluire all’interno delle vasche per poi inabissarsi nell’oscurità centrale, é una metafora dell’oblio in cui gli Stati Uniti ed il mondo intero sono sprofondati dopo la strage. Ai margini delle vasche sono stati installati pannelli di bronzo dove sono incisi i nomi di chi ha perso la vita quell’11 settembre 2011.
I ricordi di quella tragedia sono diventati paesaggio. Sebbene silenziosi, quei morti si sentono tutti. L’albero della sopravvivenza, l’unico albero sopravvissuto dal 2001, sebbene fortemente compromesso, ha dovuto affrontare una lotta per poter continuare a vivere. Ha insegnato cosa vuol dire ricostruire sulle macerie. Ad un bimbo mai nato, però, non ha potuto insegnare nulla. Neppure che significa essere il frutto dell’amore di due genitori.
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