Urbanistica
In Italia il sistema economico della bellezza vale il 17,2% del PIL
Uno specchio riflette l’immagine del visitatore quando entra al padiglione Centrale dei Giardini, dove Hashim Sarkis, curatore della 17ª Biennale di Architettura ha allestito due delle cinque Scale – le aree tematiche – della mostra che chiama tutti a interrogarsi sulle nuove frontiere del vivere assieme, a partire dagli architetti, «perché non siamo soddisfatti delle risposte oggi offerte dalla politica».
La diciassettesima Mostra Internazionale di Architettura aprirà al pubblico il 22 maggio e proseguirà fino al 21 novembre 2021. «Il mondo sta lanciando nuove sfide all’architettura – ha commentato Sarkis. Sono impaziente di lavorare con architetti provenienti da tutto il mondo per immaginare insieme come affrontare queste sfide». L’architetto Sarkis dal 2015 è Preside della School of Architecture and Planning al Massachusetts Institute of Technology (MIT). Sarkis ha una laurea in Architettura e una in Belle Arti conseguite alla Rhode Island School of Design, oltre che un master e un dottorato in Architettura alla Harvard University. Ha curato e scritto vari libri e articoli sulla storia e la teoria dell’architettura moderna.
La mostra, organizzata in 5 aree tematiche, tre all’Arsenale e due al padiglione centrale, comprende opere di 112 partecipanti da 46 Paesi differenti, soprattutto di Africa, America Latina e Asia; di questi, quattro saranno presenti per la prima volta in laguna: Azerbaigian, Grenada, Iraq e Uzbekistan.
“Sapere come usare il sapere” è il tema dell’esposizione ospitata al Padiglione Venezia. Un progetto voluto dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e curato da Giovanna Zabotti con la collaborazione del commissario Maurizio Carlin. Il protagonista principale di questa edizione è l’architetto Michele De Lucchi, con le sue “Education Stations”. All’interno del padiglione sono esposte anche le opere vincitrici della seconda edizione di “Artefici del nostro tempo”, iniziativa promossa dal Comune di Venezia. In una delle stanze laterali invece prende vita l’installazione “Economia della Bellezza” del giornalista, scrittore e conduttore televisivo Emilio Casalini, che rappresenta la mappa delle relazioni tra luoghi, attori e servizi che compongono l’ecosistema italiano della bellezza.
L’opera di Casilini prende spunto da uno studio di Banca Ifis intitolato «Economia della Bellezza» che si pone come obiettivo l’individuazione di una mappa dei luoghi e degli attori ma anche una quantificazione scientifica del valore diretto e indiretto generato dal patrimonio culturale, naturale e imprenditoriale italiano. L’Economia della Bellezza è «la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, architettonico, enogastronomico, di tradizioni, di identità», spiega il giornalista.
La banca, peraltro, per la prima volta nella sua storia è gold partner del Padiglione Venezia. «Banca Ifis crede nella cultura e nell’arte come asset strategici di crescita economica e sociale del Paese – spiega Ernesto Fürstenberg Fassio, vice presidente di Banca Ifis -. La ricerca realizzata dal nostro Ufficio Studi, che ha coinvolto importanti rappresentanti dell’ecosistema italiano della bellezza, evidenzia la ricchezza del nostro patrimonio non solo culturale e paesaggistico ma anche imprenditoriale. Un patrimonio in grado di generare un rilevante valore economico e sociale, da preservare e sostenere. La partnership che abbiamo siglato con il Padiglione Venezia è un’ulteriore testimonianza del nostro sostegno a questo settore».
Secondo lo studio il contributo complessivo di questa voce al pil italiano, prendendo a riferimento i valori del 2019, è pari al 17,2%. L’Ufficio Studi ha esaminato le tre dimensioni che compongono l’ecosistema della bellezza italiano: il patrimonio storico, artistico e culturale, e quello naturalistico e paesaggistico; i servizi ad essi collegati (es. trasporti e hospitality) e la produzione dei settori del Made in Italy design-driven, ovvero guidati da logiche estetico-funzionali. Il contributo derivante dalla fruizione del patrimonio culturale e paesaggistico è pari al 6%, comprensivo di fruizione diretta e servizi a supporto, quali trasporti e hospitality.
Ma anche le imprese producono bellezza. Si tratta di 341.000 imprese, per un fatturato complessivo annuo di 682 miliardi di euro, e sono attive in 8 settori produttivi (agroalimentare, automotive e altri mezzi di trasporto, cosmesi, meccanica e altra manifattura, cosmetica, moda, orologeria e gioielleria, sistema casa e artigianato artistico), generando l’11,2% del pil nazionale.
Per dare concretezza ai numeri e verificarne il valore tangibile, sono state individuate e raccontate tre case history che corrispondono a tre città/luoghi italiani: Venezia, Bologna e il sistema Emilia-Romagna, Sciacca.
Venezia come città-contenitore di ricchezze naturali, artistiche e di stile, anche nella manifattura. Attraverso due casi aziendali, Venezia racconta l’economia della bellezza in un territorio da esplorare anche nelle sue accezioni contemporanee. Grazie a Cipriani Food e al prestigioso made in Italy agroalimentare che ritorna ai sapori veri della terra e alla storia di Mavive, emergono due racconti attuali di due business storici come l’agroalimentare e l’arte profumatoria. Quest’ultima affonda le radici in mille anni di storia al femminile con la prima principessa bizantina, Maria Argyros, che riuscì a portare la cultura del profumo in Laguna.
Bologna e il sistema Emilia-Romagna sono un esempio di pianificazione strategica di filiera di tipo manageriale con forte orientamento al risultato. Il capoluogo ha promosso l’esperienza urbana in molteplici sue forme (green, outdoor, sport, eventi e food) come leva turistica attrattiva, favorendo la share economy e la qualità della ricettività extralberghiera (+104% le strutture dal 2015 al 2018) con conseguente incremento dei flussi turistici, di nuove imprese attive nell’hospitality (+10% le imprese di alloggio e ristorazione nel triennio 2015-19) e addetti (+28%). Nell’hinterland industriale emiliano romagnolo sia la Motor Valley sia la più estesa Food Valley sono riuscite, grazie alle eccellenze imprenditoriali, raccontate con le esperienze di Ducati Motor e Gran Deposito Aceto Balsamico Giuseppe Giusti, a trasformare i distretti in veri e propri brand di valore internazionale.
Infine, Sciacca, comune di oltre 39mila abitanti nella provincia di Agrigento, ha intrapreso un percorso di valorizzazione del turista come cittadino contemporaneo attraverso la costruzione di un “Museo diffuso dei cinque sensi” che coinvolge commercianti, tradizioni e hospitality. Grazie a un “patto di comunità” i cittadini auto-promuovono il loro immenso patrimonio storico, artistico, culturale e gastronomico, diventandone promotori e ambasciatori all’insegna di un turismo empatico di alto livello.
L’analisi dell’ecosistema bellezza, grazie agli interventi di alcuni dei principali esponenti e operatori dei settori analizzati, si è trasformata in un progetto collettivo, con molti partner di eccellenza. Federculture esprime il valore economico e sociale del turismo e della cultura nella Bella Italia; Confindustria Emilia racconta le sue filiere produttive e i suoi distretti Food Valley e Motor Valley; Confindustria Venezia narra la città sull’acqua unica al mondo, che si distingue anche per la produzione contemporanea di eccellenza nell’agroalimentare e nell’arte profumatoria; Museimpresa affronta il tema dell’influenza della bellezza nei luoghi di lavoro e dell’impatto sociale ed economico dei musei d’impresa; Camera Nazionale della Moda Italiana analizza il nuovo paradigma di bellezza nel mondo della moda, sempre più sostenibile e inclusivo; Altagamma racconta come la bellezza sia motore di innovazione per l’alto di gamma; POLI.design delinea la bellezza come un vero e proprio capitale culturale; Artex evidenzia la bellezza del saper fare artigiano tra cultura, economia e società e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo esalta il valore e il contributo all’ecosistema della bellezza de parte dell’agroalimentare italiano.
*
Devi fare login per commentare
Accedi