Trieste
Il Ballo delle mucche e la Barcolana, due grandi feste di popolo
Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:
In autunno si tengono, in Slovenia e in Italia, due grandi feste di popolo che non solo sono assai divertenti e suggestive, ma per certi aspetti si assomigliano molto tra loro: il Ballo delle Mucche e la Barcolana. Ok, forse a qualcuno sembrerà strano che paragono una feste agreste, pastorale, della Slovenia nordoccidentale, con una regata internazionale nel golfo di Trieste. Ma, per parafrasare William Shakespeare, c’è del ragionamento nella mia follia. Le due feste sono simili perché entrambe, come tutte le grandi celebrazioni collettive, hanno le loro radici nella storia e nell’identità più profonda dei popoli che le vivono.
Togliete a Trieste il mare, e la ucciderete. Idem se togliete alla Slovenia le sue montagne e le sue campagne. Certo, il mare e la terra sono agli antipodi (si pensa subito a un certo saggio di Carl Schmitt), ma in realtà sono lo yin e lo yang del mondo, indispensabili l’uno all’altra, e ovunque si compenetrano, ma soprattutto qui, in questa regione compressa tra l’Adriatico e le Alpi Giulie che da sempre è crocevia di popoli, lingue, culture e tradizioni. Una strettoia tra l’Est e l’Ovest, il Nord e il Sud che rimane aggrappata alla sua natura più autentica con la tenacia di una patella a una roccia del Golfo di Trieste.
Giustamente è stato osservato che la pratica della transumanza è antica (quasi) quanto quella della pastorizia. E ancora più giustamente è stato citato il poeta italiano Gabriele D’Annunzio, che ne “I pastori” esordisce così:
Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti…
La transumanza è una fatica, tanto per gli uomini che per le mucche. E dunque, come ogni ritorno a casa che si rispetti, anche questo nostos bucolico va celebrato. E cosa c’è di meglio di una grande festa per bilanciare i tanti giorni di solitudine, la stasi della contemplazione, le notti passate a fissare il cielo stellato senza la propria donna al fianco? Al Ballo delle Mucche si celebra il ritorno dei pastori, che scendono al villaggio di Ukanc nei loro abiti tradizionali, portandosi sulle spalle la basenga; ma si festeggia anche il ritorno delle mucche che, nelle società rurali, sono state per secoli il vero tesoro, la cassaforte alimentare ed economica di tutta la comunità (Marvin Harris docet).
È una festa campestre, il Ballo delle Mucche, e come tale all’insegna dell’allegria, della vita e dei valori familiari. C’è musica e si balla parecchio, i bambini hanno degli eventi tutti per loro, si beve e soprattutto si mangia parecchio. In effetti per i buongustai è un evento davvero imperdibile, dato che nella zona (e, in generale, in tutta la valle dell’Isonzo) si mangia molto bene: da assaggiare i formaggi locali, le frittatine dei pastori, gli gnocchi di mais e gli struccoli dolci.
Al Ballo delle Mucche non partecipano solo sloveni, ma parecchi italiani, specie dal Veneto e dal Friuli-Venezia Giulia (ma io, l’anno scorso, ho incontrato anche una famiglia pugliese). La Barcolana, al contrario, è un evento italiano molto amato dagli sloveni, e in particolare da quelli del Litorale e della Valle dell’Isonzo. Credo sia superfluo raccontare in cosa consista la Barcolana, una delle più amate regate veliche del mondo (in ogni caso, per chi non lo sapesse, qui un link a Wikipedia e qui al sito della regata). Però è degno di nota che questo evento si tenga a Trieste. Una città bellissima, che ha nelle vene acqua di mare e in petto un cuore cosmopolita.
Trieste, che esiste grazie al mare anche se sta sulla terra, ha la navigazione (cioè il commercio e il capitalismo) nel suo stesso nome (che in indoeuropeo sembra volesse dire “mercato”). Più figlia delle acque della stessa Afrodite, ma altrettanto stupenda, Trieste grazie alla Barcolana recupera una missione storica, al pari di altre gloriose città adriatiche come Venezia, Ancona, Dubrovnik, Pirano. Contemplare, da uno dei colli che circondano Trieste, le imbarcazioni di ogni stazza che volano sul Golfo è uno spettacolo stupendo. Ma essere circondati da persone che gioiscono e si entusiasmano in tante lingue diverse (italiano, sloveno, croato, tedesco…), in una città contesa per secoli, è ancora più bello. Ma in fondo è proprio questo il senso delle vere feste: unire, riscoprendo le somiglianze e le affinità profonde al di là delle differenze in superficie.
In copertina in alto, una mucca slovena (foto di Tadej Bernik; fonte: Slovenia.info). Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.
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