Innovazione

Torino e [è] il suo futuro

21 Dicembre 2020

Ho intervistato Riccardo Gorrieri, giovane manager di NTP Operations [azienda di Torino che si occupa di innovazione digitale, cyber security e servizi per le aziende hi tech], da sempre interessato alle politiche di sviluppo della città di Torino; analizziamo insieme la situazione di un contesto urbano che appare ormai da anni in forte crisi di identità.

Dottor Gorrieri, come vede questa Torino nel 2020?

Ferma, sempre più impantanata e impaurita…È una città che vede il futuro non più come promessa ma come minaccia. Nel corso degli anni la cifra innovativa della città è andata sbiadendo fino ai livelli odierni.

Una visione piuttosto netta, quasi pessimistica

Purtroppo è una visione del reale: tutto il capitale umano capace di progettare e di avere visione sul lungo periodo sembra essersi dissolto. Attenzione però, ho detto ‘sembra’: in realtà questo capitale fatto di persone e di competenze di altissimo livello è ancora presente.

Come farlo riemergere allora?

Le bacchette magiche esistono solo nei film di Harry Potter: non c’è una cura unica, ma certamente tutto parte dalla volontà di rialzarsi e di capire che le sfide che il futuro ci pone di fronte possono essere affrontate solo creando un sistema snello e veloce di governance. Questa è la condizione senza la quale sarà impossibile attirare capitali e investitori.

Ad oggi immaginare grandi gruppi che investano su Torino appare quasi utopico, no?

Se non si ragiona in questi termini è del tutto inutile immaginare una Torino futura. Torino non ha alcuna possibilità di risollevarsi in modo endogeno. Attrarre capitali è la strada giusta per ridare slancio a un tessuto sociale e imprenditoriale che ha ancora moltissimo da dire a da offrire.

Lei si interessa di politica da parecchio tempo nonostante la sua giovane età. Facciamo un gioco: se lei fosse un candidato alla guida della città cosa direbbe ai suoi potenziali elettori?

È un gioco ‘pericoloso’ perché non ho ambizioni elettorali, però raccolgo la suggestione e dico che chiederei due sacrifici. Il primo è quello di smetterla di rimuginare su una Torino che non c’è più e che non tornerà. Bisogna essere chiari su questo.

Il secondo?

Quello di allargare la propria visione e di iniziare a ragionare non più in termini di ‘cinta daziaria’.

In che senso?

La forza di Torino non è più Torino da sola, da soli non si va da nessuna parte. Bisogna sentirsi realmente parte di una comunità che si chiama Città Metropolitana. Ci vorrà del tempo, ma è l’unica via.

Un messaggio per chi si candiderà realmente alla guida di Torino?

Non si guida più Torino da soli: mi auguro che chiunque vada a ricoprire la carica di primo cittadino abbia a cuore due concetti: comunità e innovazione.

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