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Quel malsano centrismo
Il polverone scatenato dalla presenza della casa editrice fascista “Altaforte” al salone del libro (come definirla altrimenti se l’editore si definisce esplicitamente fascista e se il collegamento con Casapound è diretto) continua a turbinare. Tutte nasce dalla pubblicazione di un libro intervista del Ministro degli Interni. Dopo le numerose strizzate di occhi ai fascisti, se a qualcuno rimanessero dubbi, eccolo allungare le mani su quel comodo cuscinetto alla sua destra, magari in vista di alleanze parlamentari future o altre utili tattiche politiche. Accade però che uno dei consulenti culturali del Salone, Christian Raimo, fa notare giustamente la presenza di alcune case editrici che hanno una collocazione ben precisa nell’antro dell’estrema destra, e ne chiede l’esclusione.
Dopo un post del direttore Lagioia, abbastanza neutrale, e le dimissioni di Raimo, a seguito di critiche rivoltegli come se fosse lui stesso l’illiberale, in parecchi iniziano a mettere in discussione la loro partecipazione. Tra cui il museo-memoriale di Auschwitz-Birkenau e altri autori, come il fumettista Zerocalcare o il collettivo Wu Ming. La regione Piemonte e il comune di Torino decidono di prendere iniziativa ed escludono Altaforte dal salone, denunciando il fondatore della stessa per apologia al fascismo. E qui si volta pagina di questa fiera del libro.
Da una parte ci sono persone che credono che la democrazia si identifichi tout court con la libertà di parola, anche al nazista deve essere lasciato/offerto un palco per esprimersi. Da un’altra abbiamo estimatori dell’ormai celeberrimo paradosso di Karl Popper per cui il fascismo in sostanza richiederebbe una cura omeopatica. Poi ci sono i fascisti che effettivamente lamentano il fascismo degli antifascisti (“Quant’è assurdo essere antifascisti se non c’è il fascismo!” E’ una classica frase criptofascista per lamentarsi di quanto la cura omeopatica stia facendo effetto).
Il vero problema di chi snocciola numeri su quanto la malafama abbia giovato al marketing della suddetta casa editrice, è che non si rende conto che questa fase sia transitoria: al prossimo Salone non ci sarà nessuna polemica; non ci sarà quest’editore; non ci sarà pubblicità e tornerà nel dimenticatoio fognario, insieme con chi ha acquistato i libri per “solidarietà”. La vittoria è politica. La vittoria è netta perché si è stabilito che alle fiere di cultura, la cultura fascista non troverà spazio e anzi deve smantellare ogni pretesa di poter essere inclusa e annoverata come esempio di prodotto intellettuale di qualità. Lo stesso Salvini, abilissimo nell’intercettare punti di forza e debolezza politica, ha dovuto dire di essere antifascista. In realtà ha dichiarato di essere anti-tutto, qualsiasi cosa significhi questa frase dopo che il suo mento barbuto è stato ritirato dal Salone. Chi si preoccupa dei dati di vendita dovrebbe allargare i criteri con cui valuta la realtà.
A chi teme per la risoluzione poco democratica, e a chi ritiene che non ci debba essere censura forse sfugge che di questi libri non è proibita la stampa e che chiunque può liberamente acquistarli. Nessuno poi si sogna di togliere dai cataloghi le opere di Gentile o di Heidegger. Semplicemente la democrazia in questo caso ha avuto la sua dialettica ed è risultato che la maggioranza, nelle vesti di Comune e Regione, ha voluto escludere da alcuni spazi editori che si dichiarano esplicitamente fascisti. Se suona comunque arbitrario è frutto dell’ingenua percezione che in democrazia valga tutto. Forse sarebbe meglio riflettere su quanto danno causerebbero alla democrazia le idee fasciste, se ammesse in uno spazio di visibilità e dibattito. Quanti potrebbero venire convinti, considerando che un tempo il fascismo convinse molti, ma già pochi bastarono per marciare su Roma. Quanti altri si sentirebbero di uscire allo scoperto per portare ulteriori idee e creare così delle occorrenze di compromesso politico. Il problema non è pubblicare libri fascisti. Il problema è che questi libri una volta letti influenzano la dialettica politica e così indirettamente influenzano noi. C’è bisogno di individuare queste idee ed isolarle, in modo tale che le persone non armate per difendersi si mettano in guardia da uno stand che sembra uguale a tutti gli altri, eccezion fatta per il tronfio volto di Salvini tra le copertine.
Immagine di copertina: “La Sinistra che Odia“
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