Letteratura

‘L’ultimo mago’ di Francesca Diotallevi è dedicato a Gustavo Rol

22 Agosto 2024

Ci sono alcune persone che fuoriescono dall’ordinario. Una di queste è stato sicuramente Gustavo Rol, figura dietro cui si cela uno dei maggiori misteri del novecento italiano. Illusionista, mentalista, sensitivo, Rol è stato un uomo che ha lasciato un solco nella storia italiana. Francesca Diotallevi con il suo libro ‘L’ultimo mago’, edizioni Neri Pozza, ne ripercorre in parte l’esistenza, raccontandoci di Rol attraverso gli occhi di Nino Giocosa, uomo perennemente in fuga dai creditori e dalla guerra. Nino torno a Torino dopo vari anni di lontananza, e cerca rifugio dagli amici Giorgio e Miriam, una coppia di sposi che lui conosce molto bene. Miriam è l’altro personaggio attraverso cui entriamo a contatto con la figura di Gustavo Rol. È lei che frequenta da tempo quel lussuoso appartamento che si affaccia sul Parco del Valentino, dimora di Rol, luogo presso cui il mago invita una cerchia selezionata di persone per assistere ai suoi esperimenti. È lei che invita Nino a quelle serate eleganti, è lei che ha vissuto con Nino un rapporto annegato nell’oblio alcuni anni prima.

Il primo contatto con Rol è la sera di Capodanno del 1960. Gustavo Rol viene descritto dall’autrice con efficacia e tremore. Viene presentato come un uomo dall’eleganza garbata, in grado di camminare con lo stesso passo solenne in qualsiasi stanza del mondo. Il pubblico pende dalle sue labbra. Nino Giacosa crede invece sia tutto un inganno, indaga, scrive, chiede di poter assistere più spesso a quegli esperimenti, nella convinzione che l’inganno prima o poi verrà fuori. Però, tra i due uomini, all’apparenza così diversi, si crea presto una complicità imprevista. E nelle passeggiate attraverso una Torino gelida e impenetrabile, Rol racconta a Nino la propria vita, il «dono» che ha scoperto grazie a un polacco conosciuto a Marsiglia, gli studi e lo scoramento all’idea di essere ammirato, ma mai compreso fino in fondo. E’ costante, per tutta la durata del romanzo, il senso di timore che una figura come Rol doveva suscitare in coloro che lo avevano di fronte.

Nei dialoghi con Nino Giacosa l’autrice descrive benissimo il pensiero di Rol. Al mago l’autrice, dopo un episodio in cui Rol ha parlato in francese con Monet, fa dire che lui non parlava con i morti, semmai parlava con il loro spirito intelligente, perché in questo universo nulla si distrugge, ma tutto si accumula; ogni cosa rimane operante, e ogni cosa ha il suo spirito, una pietra, una foglia, un oggetto, anche le cose inanimate, ma solo lo spirito dell’uomo può essere intelligente e rimane in essere anche alla morte dell’uomo. La memoria del mondo, l’energia di tutto ciò che è esistito prima di noi, è persistente, e per quelli con Rol era possibile intercettarla e interagirci. L’autrice dichiara nella nota a fondo libro di avere consultato moltissimi libri delle sterminata bibliografia dedicata a Gustavo Rol, in un lavoro meticoloso di ricostruzione delle vicende della vita di Rol e del suo pensiero.

Non bisogna grattar via la polvere dorata dagli idoli. Nino Giocosa nel finale del libro ripete a Rol questa frase sentita da lui qualche anno prima. La televisione sta dando la notizia dei funerali di Rol, morto all’età di novantuno anni. Il mago, però, appare a Nino nella sua Roma, sul lungo Tevere, e gli appare per raccogliere una confessione importante. Nino Giacosa ammette di avere capito che certi misteri devono restare tali. E invece lui, per trent’anni, ha continuato a scrivere e indagare alla ricerca del trucco e dell’inganno. Nino Giacosa ammette tutto il suo rimpianto, avrebbe voluto lasciarsi andare alla meraviglia e all’incanto delle cose che non si possono spiegare. Nino Giacosa riconosce di non essere più padrone del lavoro, del dattiloscritto a cui ha lavorato per decenni. Qualcosa di superiore lo cattura e lo obbliga a tornare sulle proprie convinzioni. Se non altro in nome della sua amicizia con un mago di nome Gustavo Rol.

 

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