Partiti e politici

A Torino la rottamazione l’hanno fatta le periferie

21 Giugno 2016

La verità non è una sola. Per cercare di capirci qualcosa sul risultato elettorale di Chiara Appendino a Torino i fattori che devono essere messi insieme sono molti, a partire da quell’impietosa mappa elettorale che nella mattinata di ieri ha divulgato l’istituto di analisi YouTrend: le zone periferiche, quelle che storicamente votavano a sinistra, hanno scelto Appendino.

Le due città, quelle a due marce di cui si è tanto discusso in campagna elettorale, esistono. Da una parte i quartieri benestanti, il centro e la collina che sono stati i testimoni del cambiamento di Torino; dall’altra gli elettori di periferia che, come qualcuno ha ammesso tra i denti, si sono sentiti esclusi dal processo di rinnovamento culturale ed economico della città.

È soprattutto a loro che ha parlato il nuovo sindaco. Una delle chiavi di lettura del successo di Chiara Appendino, la ragazza che è nata il giorno dopo la morte di Enrico Berlinguer, è proprio questa. Il Movimento 5 Stelle è uscito dal blog per montare i banchetti. Hanno aperto un dialogo con quella fascia di popolazione che ha subito maggiormente la crisi economica e che vive il disagio sociale; gli stessi che secondo Gianni Cuperlo guardano agli esponenti PD come marziani.

Un percorso, quello dei 5 stelle, che secondo chi li conosce bene è cominciato ben prima dell’inizio della campagna elettorale: «Negli ultimi quattro anni sono stati presenti su quei territori dove i livelli di disoccupazione e la mortalità sono alti. Ogni sabato sempre nello stesso posto; sempre con lo stesso banchetto. La tendenza di voto delle periferie torinesi è però un fenomeno comune a tutte quelle realtà che hanno subito una trasformazione da realtà manifatturiera ad altro» – evidenzia Maurizio Pagliasotti, giornalista e teorico del Sistema Torino.

Un lavoro che i democratici probabilmente hanno smesso di fare dimenticando l’ultimo appello di Enrico Berlinguer prima di morire: «Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini».

Un fenomeno che deve essere incrociato con i flussi elettorali elaborati dall’Istituto Cattaneo: il 69,5% dei voti della Lega Nord e di Fratelli d’Italia, l’83,6% dei voti di Forza Italia e il 97,2% dei voti di Roberto Rosso (ex sottosegretario del Governo Berlusconi) al ballottaggio sono andati al M5S. Un dato che potrebbe indicare, otre al mancato sfondamento al centro voluto e previsto da Matteo Renzi, che le fasce deboli della popolazione orfane del centrodestra hanno bocciato le politiche di welfare del Governo (80 euro e Jobs Act).

Intanto ieri Appendino si è presentata agli elettori da neo sindaco e lo ha fatto mettendo sul tavolo il carico pesante: la richiesta di dimissioni di Francesco Profumo, il presidente della Compagnia di San Paolo scelto da Fassino.

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