Musica
Il lungo treno della California del 1969
La California dei primi anni 70 era un calderone in cui decine di musicisti, provenienti da tutto il mondo, cercavano di arrivare alla fine del mese senza dover pulire auto, distribuire quotidiani in bicicletta o riparare tetti. La vita era ancora più dura per i batteristi, che non potevano esibirsi per strada. Immaginate quindi la faccia di John Hartman che, chiamato per telefono dalla Virginia da Skip Spence, aveva speso tutti i soldi che aveva per un Greyhound che lo aveva portato a San Francisco.
Skip non c’era più. A 24 anni, il chitarrista canadese era famoso per aver suonato con tutte le band psichedeliche degli anni 60 e per vivere permanentemente in un limbo fatto di marijuana ed attitudine contemplativa – quanto di meno affidabile ci fosse. Skip cercava di riformare una delle band famose di allora, i Moby Grape, e nessuno al mondo può spiegare perché, tra tutti i batteristi che aveva a disposizione, avesse chiamato quel 19enne della Virginia, mettendogli in testa chissà quali speranze per poi lasciarlo in un mare di guai.
Skip abitava da Tom Johnston, un giovanissimo chitarrista che abitava dai genitori, in un paesino ai margini del deserto. Dopo una settimana, la mamma di Tom ha scacciato entrambi, e si sono trasferiti a San José, dove pensavano di studiare. A quel punto sbarcavano il lunario dormendo nelle stazioni ferroviarie e suonando agli incroci. Un buon modo per diventare amici per la pelle o odiarsi per sempre. Tom e John sono ancora oggi ottimi amici. Tom non era molto virtuoso, ma scriveva canzoni proprie – cosa che, in tutte le ere geologiche, fa la differenza tra un musicista qualunque ed uno che abbia una minima chance.
Il duo si faceva chiamare Pud, ed accettava chiunque volesse accompagnarli per una sera – brani semplici, pochi accordi, e tanta allegria. John racconta ancora della sera del 1970 in cui, una sera, apparve con la sua chitarra anche Skip, scomparso da un anno, che suonò senza dire nulla e poi scomparve per anni. Siccome i Pud funzionavano, il passo successivo è stato ottenere scritture dai bar, e di cercare di tenere alcuni dei musicisti occasionali. Per esempio Patrick Simmons, che aveva insegnato a Tom a suonare gli stessi brani con delle inversioni di accordi, per migliorarne l’effetto.
Patrick era il figlio di un insegnante della locale università che spendeva tutti i soldi in una moto folle, fatta di pezzi provenienti da chissà dove, e che lui era convinto che, un giorno, avrebbe vinto delle gare internazionali. John racconta che di ragazze interessate a loro non ce ne erano, e quindi, dopo aver suonato, strafatti di marijuana, passassero le notti a raccontarsi storie mai avvenute ed a figurarsi futuri immaginifici e fantascientifici.
A quei tempi un disco non lo si negava a nessuno. La Warner Brothers fece loro registrare ciò che avevano e li obbligò a trovare un nome migliore di Pud. Dopo una notte di discussioni, John, Tom e Patrick scelsero The Doobie Brothers, i fratelli strafatti. Non appena uscito il primo disco, la Warner decise di mettersi a lavorare seriamente con quei ragazzi ed a completare la band con un bassista, un pianista ed una sezione di fiati. L’effetto era travolgente, ed il secondo disco li ha catapultati in testa alle classifiche. Come accadeva allora, questo significava guadagnare bene suonando in tour incessantemente, durante tutto l’anno.
Tom e John avevano portato in tour anche il loro scioglilingua finale: quando erano stufi, Tom e John iniziavano un riff semplice e ripetitivo, come un treno in corsa, ed a turno raccontavano al pubblico gli eventi e le impressioni della giornata, pensieri filosofici e frasi di rabbia contro i politici. Di città in città, la gente si raccontava di questa stramberia, i giornali ci scherzavano su… insomma: divenne una cosa cui non potevano rinunciare, altrimenti il pubblico urlava.
Tre anni più tardi, oramai divenuti una band nazionale che vende milioni di dischi e viene prodotta dal famoso Ted Templeman, Tom e gli altri si ritrovano in studio e non cavano un ragno dal buco. Lavorano e sudano per tre mesi, ma dopo il 1° maggio la Warner Brothers dà loro soltanto tre giorni, poi cancellerà il contratto, e la band sarà solo un’epigrafe su una tomba sulla strada stellata del rock. Furiosi e frustrati, Tom, Patrick e John si misero a suonare il loro treno in corsa in studio per lamentarsi del trattamento della casa discografica. Ted registra. In una pausa scrive un testo “accettabile” con ciò che ricorda dei deliri del trio, e li riporta in studio. Il singolo è questo, dice, cantate semplicemente le righe che ho scritto, e vedrete che poi ce ne andiamo tutti in vacanza.
Il brano, che segue in allegato, diventa una delle canzoni più famose del country rock americano, ed è ancora oggi una di quelle melodie che tutti conoscono e che i Doobie, quando tornano sul palco per festeggiare il passato, devono suonare. Subito. La gente non vuole più aspettare la fine per ballare al lungo treno che corre e che trascina noi vecchi hippies al di là delle barriere del tempo e del gusto. Se c’è qualcosa che, ancora oggi, simboleggia la famosa estate californiana del 1969, certamente è questa ballata che viene da San José.
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