Roma
Virginia Raggi crolla nei sondaggi, ma tiene in periferia. Il reportage del FT
Il disastroso inizio dell’esperienza amministrativa di Virginia Raggi e del Movimento 5 Stelle a Roma, amplificato dall’eco mondiale della rinuncia dell capitale d’Italia alla candidatura olimpica, è ormai oggetto di attenzione e studio da parte della stampa internazionale. Dopo le critiche apparse nei giorni scorsi sulle colonne di Guardian, New York Times e Wall Street Journal, è oggi il Financial Times a dedicare un reportage alla Roma “grillina”, raccogliendo umori e testimonianze nella borgata di Tor Bella Monaca, nel cuore di quel VI municipio dove l’ex praticante dello studio Sammarco ha raccolto un plebiscitario 79%. Un quartiere definito – forse con un po’ troppa enfasi e dimenticando il voto sulla Brexit – “il cuore dell’insurrezione populista che sta scuotendo l’Europa“.
L’autorevole testata britannica, registra dunque una tenuta di consensi di Sindaco e Movimento 5 Stelle in uno dei quartieri della periferia romana che più ha pesato sulla netta affermazione della Raggi, confermando un’apertura di credito verso il Movimento 5 Stelle da parte delle zone più sofferenti della città, colpevolmente abbandonate dalle precedenti gestioni. Poco peserebbero, al momento, il totale immobilismo dell’amministrazione – dai servizi sociali fermi, alla giunta ancora non completata – e scene di degrado come la “conta dei topi” dei bambini del quartiere. La frase ricorrente è ancora: “lasciamoli provare”.
Chi invece registra un vero e proprio crollo di consensi della prima cittadina della Capitale, è un sondaggio di Piepoli pubblicato stamane sulla Stampa, che raffronta gli umori di romani e torinesi sugli operati delle neo elette. Il confronto è impietoso. Se infatti a Torino la Appendino registra un gradimento del 56%, Virginia Raggi crolla al 42%. Le va un po’ meglio quando agli intervistati viene chiesto di esprimersi sulla fiducia, qui il sindaco di Roma “tiene” con il 45% (registrando comunque una fortissima flessione rispetto alle rilevazioni post elezioni), ma viene surclassato da quello di Torino che vola al 64%.
È giusto sottolineare che ovviamente, trattandosi di sondaggi e reportage, una valutazione nel merito non può che essere parziale. Si può però registrare una tendenza. Se a Torino il passaggio alla gestione penstastellata non ha (ancora) prodotto traumi, a Roma la situazione è decisamente più complessa. E se in quota parte questo può dipendere dal netto dislivello di valori tra le due esponenti del M5S (la Appendino è apparsa sin da subito assai più autorevole e preparata), ciò che acuisce la differenza di percezione tra le due esperienze è soprattutto la base di partenza: dalle stratificazioni sociali – Torino è una città più piccola, mediamente colta e assai più benestante di Roma – alla situazione pregressa.
Virginia Raggi esce sicuramente indebolita da un inizio pieno di contraddizioni e false partenze, ma a Roma lei e il Movimento 5 Stelle cristallizzano il loro consenso nelle aree più popolari e disagiate, quelle che un tempo erano le “zone rosse” della città. Nei prossimi mesi avremo più chiaro quanto ciò dipenda da un’apertura di credito condizionata al raggiungimento di obiettivi e quanto da un effettivo radicamento del partito della Casaleggio Associati sul territorio. Ovviamente, la condizione è che sindaco e giunta inizino a fare qualcosa, a parte i pranzi in osteria…
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