Roma

Una nuova resistenza a Roma, tra mafie e politica sporca

4 Dicembre 2014

Giri per Roma, con la nausea per quanto sta accadendo, con l’idea di vivere in una città intrisa del malaffare e della collusione tra politica e criminalità: ti guardi attorno e vedi la città stanca, colpita dalla crisi e dalla difficoltà di uscire da un gorgo fatto di speculazione e corruzione.

Però non ti arrendi, perché gli ideali di credere in un futuro migliore, dove la comunità civile riesce a prevalere sugli interessi delinquenziali, sono più forti; perché vuoi che i tuoi figli abbiano la possibilità di vivere in una città diversa, con valori di solidarietà e di giustizia che nulla hanno a che vedere con le notizie di questi giorni.

Questa vuole essere la proposta per un percorso che lega alcuni punti emblematici di Roma, dove arrivare per scorgere la possibilità di un cambiamento, un po’ come Sacro GRA che ha avuto la forza evocativa di raccontare un’altra città, differente dalle terrazze frequentate dai vip annoiati de La Grande Bellezza.

Come quel punteruolo rosso che attacca le palme, volando da una pianta all’altra, il giro inizia da via Prenestina, a pochi passi dal Pigneto per osservare l’austera architettura che ha disegnato il Cinema Aquila: oggi quel cinema è tornato a svolgere un ruolo sociale, un edificio confiscato alla criminalità organizzata, interamente ristrutturato dal Comune di Roma per creare un nuovo spazio culturale dedicato al quartiere e alla città.

Di fronte al cinema, a pochi passi, la sede di ATAC, l’azienda di trasporto pubblico che ha subito l’assalto della politica corrotta, che ha portato là dentro faccendieri e personaggi screditati, mettendo in crisi un intero sistema di trasporto, affondando i conti e l’idea stessa di azienda pubblica che produce servizi essenziali come la mobilità.

Da lì si va verso il centro, ancora una volta tornano alla mente i luoghi del cinema e della città che hanno fatto da sfondo a film indimenticabili: oggi via Veneto ha perso lo smalto e il glamour, è una strada impoverita, rattristata e un po’ vuota. Passare davanti a quello che fu il Cafè de Paris accentua questo stato di malessere: il bar de La Dolce Vita è chiuso, sbarrato, impolverato e abbandonato, dopo aver vissuto la fine tragica dell’infiltrazione dell’ndrangheta, il sequestro e il successivo fallimento. Chi ci lavorava ha perso il lavoro e via Veneto è ancor più desolata e vetrina di un declino.

Scendendo verso il centro nevralgico della politica, del Governo e del Parlamento, ti accorgi di quanta melanconia avvolga queste strade, di quanto ormai la protesta di chi grida davanti alla Camera rischi di diventare un lamento inascoltato perché la politica è altrove.

Pochi passi ed eccoci in via dei Prefetti, dove la presenza della politica è testimoniata dalla auto blu, con autisti stanchi ed esausti, costretti ad attendere ore e ore: lì, a Palazzo Incontro, è stata aperta, da qualche anno, la Bottega della Legalità, dove Libera, l’associazione creata da Don Luigi Ciotti vende i prodotti di Libera Terra. Ecco un’occasione concreta per costruire legalità e solidarietà, dando forza a quelle imprese che lavorano nei terreni confiscati alla criminalità

Se proseguiamo, attraversando il Tevere e inoltrandoci nelle strade di Prati, a pochi passi da San Pietro: in via degli Scipioni c’è un cinema che è molto di più. Azzurro Scipioni è un luogo di fermento culturale, animato dal vulcanico Silvano Agosti che la passione del cinema ce l’ha nel sangue.

In queste settimane Agosti tiene in programmazione, con tenacia un film che deve essere visto, anche più e più volte, per comprendere cosa ha significato la mafia e la macchina orribile che questo potere criminale ha messo in atto contro l’Italia e i suoi cittadini.

La Mafia uccide solo d’estate, di Pif, è molto di più di un racconto cinematografico: è un viaggio nella memoria recente di questa nazione, una memoria che, troppo spesso, è veloce nel dimenticare e nel non riconoscere valore a ciò che conta davvero.

Serve percorrerla, questa città, malata e offesa, da troppe violenze e dall’inganno di chi lavora per sottrarre futuro e risorse: serve per capire che questo è il mondo reale, fatto di trasporti insufficienti, corruzione e illegalità, disinteresse e incuria. Ogni volta che incontriamo un pezzo di città che non funziona occorre saper riflettere su chi, in questi anni, ha preferito favorire interessi criminali, creando cupole e sodalizi fondati sull’arricchimento e sulla distruzione del bene comune.

Percorrere Roma oltre i giri tradizionali, non quelli dei monumenti e del patrimonio culturale, ma cogliendo ciò che i luoghi vogliono dirci, dopo aver visto la violenza e la ruberia di personaggi che sembrano comparse di una fiction ma che sono la quotidianità di una città dove rubare è normale.

Ecco quindi che, poco oltre le rovine di Caracalla incontriamo Villa Osio, uno di quei luoghi simbolo per chi vuol continuare a credere che ci sia uno scenario diverso: una villa e un parco che lasciano stupefatti, gioiello di architettura degli anni ’30 ma, ancor più di valore perché confiscata ai boss della Magliana, quelli veri, quelli che hanno gestito il potere criminale a Roma. Oggi è diventata un luogo pubblico, è la Casa del Jazz, dove si svolgono eventi e spettacoli dove, entrando, è giusto soffermarsi a leggere la parete che elenca i morti per mafia che devono essere ricordati, come un valore nazionale.

Questo non è il mondo di mezzo, questo è il Mondo reale, dove ogni giorno si vive, si lavora si studia e si lotta: a Roma c’è un grande bisogno di aria pulita, per restituire dignità alla comunità e riaffermare i principi che fanno si che democrazia e giustizia siano valori fondanti.

Tutto il resto è un grande buco nero che ha distrutto l’idea stessa di collettività, dove l’interesse criminale di pochi è riuscito a condizionare una città intera, togliendo opportunità e speranza: i soldi rubati, su un appalto o su una lottizzazione sono pezzi sottratti al futuro di questa città. Una classe dirigente corrotta e inadeguata ha portato a questo risultato, producendo periferie degradate, conflitti sociali e ritardo di sviluppo: una zavorra pesante perché sovrapposta agli effetti di una crisi che non è solo economica ma mina, pesantemente, il senso di capitale sociale come opportunità collettiva.

Ecco il motivo per continuare a resistere a questa onda sporca, fatta di commistioni immonde, capaci di lucrare sull’assistenza agli immigrati e sull’idea che il disagio sociale possa essere un business da alimentare: Roma ha bisogno di ritrovare valori e l’idea fondante di una comunità che resiste all’assalto criminale. Per farlo può servire fare una passeggiata in città, osservando luoghi e leggendo la realtà, quella del Mondo di sopra.

 

 

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