Roma
Tra veti e spy story, le faide grilline bloccano Virginia
Chi pensava che il correntismo sfrenato e le filiere di potere fossero un copyright dei cosiddetti vecchi partiti, dovrà seriamente ricredersi, perché lo spettacolo che in queste ore sta offrendo il Movimento 5 Stelle è assai più avvincente di una stanca conta di tessere di un qualsiasi PD di provincia. A Roma è guerra senza esclusione di colpi tra le fazioni grilline. A darsele di santa ragione sono quelle di fede Di Battista – Taverna e quella capitanata dalla Lombardi. A farne le spese la povera Virginia Raggi, che non riesce a chiudere la giunta tra rifiuti, veti incrociati e dichiarazioni spericolate dei pochi assessori in pectore come Berdini.
La faida – come racconta Il Fatto Quotidiano, giornale di riferimento dei pentastellati e mai come oggi parte in causa – sarebbe partita già al tempo della scelta del candidato sindaco, quando il lombardiano De Vito subì una sorta di “tribunale del popolo” (richiesto da una chat dagli eletti, è la rete che decide) a seguito di un dossieraggio per un presunto abuso d’ufficio commesso con un accesso agli atti nella scorsa consiliatura. Ma se immaginate il più votato dei grillini romani in ginocchio, con intorno i membri del direttorio in procinto di rasarlo a zero al grido di “Onestà! Onestà!”, siete davvero fuori strada. Non avendo alcuna ideologia o straccio di idea di riferimento, i seguaci del comicoleader genovese si fanno la guerra sulla reciproca “purezza”. Immaginate quindi foto di pedinamenti, fotocopie di ricevute per il versamento di due euro alle primarie PD del 2007, biglietti della metropolitana timbrati due volte, registrazioni rubate in una cena con amici dove si negava l’esistenza delle scie chimiche o si irrideva il taglio di capelli di Danilo Toninelli. Tutto può essere argomento per invocare il parere del temuto direttorio.
E se la buonanima di Casaleggio papà era riuscito a sancire la tregua tra Raggi e De Vito, il trionfo nella Capitale ha riaperto le danze, bloccando la partenza della sindaca che ad oggi non sa se il 7 luglio – data del primo consiglio – riuscirà ad annunciare l’attesissima giunta. L’ultima grana è la tanto chiacchierata nomina del suo “fedelissimo” Daniele Frongia a Capo di Gabinetto, legata a sua volta a quella di Raffaele Marra, ex uomo di Alemanno, che avrebbe scatenato le ire dell’On. Lombardi. Nomine che potrebbero saltare se l’Autorità anticorruzione – che ha negato per voce di Raffaele Cantone la presenza di richieste di parere sul caso – dovesse avanzare rilievi.
Nel frattempo i giorni passano e nelle segrete stanze grilline fioccano i nomi e a seguire i veti incrociati. Chissà se la povera Virginia, incontrando per la prima volta il Santo Padre, dopo avergli invano proposto l’assessorato al bilancio, gli abbia chiesto qualche consiglio pratico del tipo: «Voi come risolveste quella grana col tedesco?». Intanto Roma aspetta, ormai sempre meno fiduciosa…
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