Roma
Terre pubbliche abbandonate diventano una piazza: 2 anni di Borghetto San Carlo
Un anno fa al civico 1420 di via Cassia c’era un cancello chiuso. Oggi quel cancello è spalancato dall’alba al tramonto e accoglie chi deve innaffiare l’orto, fare due passi, lavorare la terra. Era il 2015 quando la Cooperativa agricola Coraggio vinceva il bando del Comune di Roma e diventava assegnataria di Borghetto San Carlo, una tenuta di 22 ettari nel Parco di Veio rimasta incolta a lungo, restituendola al quartiere e a tutta la città. E proprio in questi giorni del 2015, i ragazzi e le ragazze della Coraggio cominciavano a sistemare l’area. Domenica 28 maggio si festeggia il secondo compleanno con musica, cibo e laboratori.
Il via vai di macchine e gente a piedi mostra un luogo che è tornato a vivere. Ci sono gli orti condivisi (grazie anche al supporto di Terra onlus), le coltivazioni della cooperativa, la scuola della terra Emilio Sereni che forma nuovi agricoltori, i seminari, le tante iniziative che sempre più spesso attirano i cittadini e riempiono di uomini, donne e bambini i prati.
Sembra un miracolo perché due anni fa, nel lungo viale che porta ai casali, c’erano i rami di pino che cadevano, l’erba alta, la terra brulla. Oggi il verde è il colore dominante, il vociare delle persone si mescola ai rumori della natura (e al traffico sulla Cassia), negli orti crescono le prime piante e si raccolgono zucchine e insalate. Un passo alla volta Borghetto San Carlo si è trasformata. Con i giochi in legno per i più piccoli, il percorso panoramico, le arnie delle api e molto altro.
La domenica il banchetto con le verdure biologiche appena colte, il pane preparato con la farina di sorgo rosso (un cereale antico che la Coraggio ha deciso di tornare a coltivare), i formaggi della vicina azienda agricola la Mucca Ballerina, attirano sempre più visitatori. Signore ben vestite che si inerpicano con i tacchi sulle zolle di terra, giovani, bambini, cani, il pubblico è dei più vari.
Un luogo strappato alla speculazione edilizia, grazie a un appello su change.org insieme all’associazione daSud e alla raccolta di oltre 10.000 firme, ora è una piazza dove persone, che difficilmente si sarebbero incontrate pur abitando nello stesso quartiere, lavorano fianco a fianco per realizzare spazi comuni. Si scambiano ricette, condividono saperi, trascorrono del tempo insieme all’aria aperta.
L’unico neo restano i casali che il costruttore Mezzaroma già a marzo 2013 avrebbe dovuto consegnare completamente ristrutturati e già collaudati. Dopo una proroga di tre anni, nel 2016 niente si era mosso. Ora l’appalto è stato assegnato a una ditta, ma il cantiere è ancora fermo. I casali sono il tassello mancante per dare seguito al progetto di agricoltura multifunzionale e creare così spazi per l’associazionismo, una mensa, dare accoglienza a chi percorre la via Francigena. I “coraggiosi” aspettano, ora ancora più forti perché con loro c’è tutta la comunità a cui hanno restituito un bene pubblico, la terra e la possibilità di viverla (e condividerla).
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