Partiti e politici
“Se sei nomade devi nomadare”: la periferia secondo Giorgia Meloni
“Ci sono quelli che sono venuti, si sono fatti i selfie e sono rimontati in macchina. Quelli che cambiano la macchina in autogrill e in periferia ci arrivano con un’altra”. E poi c’è lei, Giorgia Meloni, candidata per necessità, dopo la sciagurata scelta di Guido Bertolaso, “uno che prendeva il trolley per andare in periferia”, e possibile sorpresa delle prossime elezioni amministrative romane. Non erano tantissime le persone che ieri sera si sono riversate a Tor Bella Monaca per la chiusura della sua campagna elettorale con un giorno di anticipo, ma abbastanza per poter guardare al futuro con moderato ottimismo.”Dicevano che non ce l’avrei potuta fare perchè ero incinta, invece ce l’abbiamo fatta e rischiamo pure di vincere”.
Accolta dall’entusiasmo dalle persone del quartiere, “sono piena di scarpette per la bambina”, in un clima di festa, dove l’odore dello zucchero filato ha già cancellato le tensioni della notte precedente, quando un gruppo di cittadini delle case popolari, per protestare contro la mancata raccolta dei rifiuti, aveva gettato in strada e incendiato decine di cassonetti, bloccando la viabilità.
Su una delle mitologiche torri che disegna lo skyline urbano c’è anche un tricolore con la scritta “Giorgia Meloni sindaco”. “Se fosse stata un altro non gliel’avremmo permesso – racconta un abitante di Tor Bella Monaca – invece lei è come una noi”. Romana di Roma, vicina al popolo, anche se siede nei palazzi del potere dal 1998, quando venne eletta consigliere provinciale. “Di me si possono dire tante cose, ma ci sono cose che non si possono dire: che non sono romana. Mi è anche stato molto rinfacciato, mi dicevano di fare un corso di dizione. Ma a me non frega niente. So parlare l’italiano benissimo e sono fiera che si senta che quell’italiano lo parlo da Roma”.
A pochi metri di distanza, il suo avversario Alfio Marchini, insieme a Michele Placido, protestava nello stesso istante con un centinaio di fan, di fronte al teatro comunale di Tor Bella Monaca, chiuso da mesi. Ma in tanti che teoricamente avrebbero dovuto sostenere l’imprenditore, ieri erano con lei, a dividere la piazza con il “colonnello” Fabio Rampelli e con l’ex presidente della Camera Irene Pivetti, capolista del partito di Matteo Salvini. “Il nostro mondo è questo”, le parole di un candidato della lista Storace, che fa campagna elettorale promuovendo il voto disgiunto al comune.
E’ anche per questo che il clima, dalle sue parti, è di incredibile ottimismo. Forse eccessivo, considerata la rottura con Silvio Berlusconi e i sondaggi, che vedono l’approdo al ballottaggio dei suoi avversari Roberto Giachetti e Virginia Raggi. Di sicuro, Giorgia Meloni è stata abile nel far dimenticare le responsabilità della destra nella disastrosa gestione del comune di Roma e delle società partecipate di Gianni Alemanno, facendo calare l’oblio sulle inchieste giudiziarie e sugli scandali connessi. Per tutti, Mafia Capitale è il Pd, anche se i principali imputati del processo, come l’ex sindaco o l’ex consigliere regionale Luca Gramazio, erano un tempo suoi alleati. E questo le permette di affrontare con credibilità anche le questioni più delicate, di fronte a un pubblico, un migliaio secondo gli organizzatori, molti di meno in realtà, che recita in coro lo slogan della sua campagna elettorale “se sei nomade devi nomadare”. E pazienza se il termine non esiste. “Se hanno accolto petaloso…”.
Devi fare login per commentare
Accedi