Partiti e politici

Roma sempre più nel caos: si dimette anche il vicesindaco Nieri

14 Luglio 2015

Se ne va senza essere indagato, lasciando la sua ambita poltrona in Campidoglio. L’ultima vittima del “tritacarne mediatico” post Mafia Capitale, come lui stesso lo definisce, è l’esponente di Sel, Luigi Nieri, che con una lunga lettera pubblicata sul suo sito personale ha annunciato oggi pomeriggio le proprie dimissioni da vicesindaco di Roma. “Una decisione personale” che segue le indiscrezioni di stampa secondo cui nella relazione prefettizia, al vaglio del ministro Alfano, un intero capitolo sarebbe dedicato al legame “fiduciario” fra l’ex vicesindaco e il ras della 29 Giugno Salvatore Buzzi, il dominus di Mafia Capitale.

“Non posso più tollerare  – le parole di Nieri – che la mia persona sia usata, in maniera volgare e oscena, come strumento per attaccare Roma e un’amministrazione che ha fatto battaglie di cui la sinistra italiana può andare fiera. Se avessi pensato soltanto a me, avrei continuato senza farmi scalfire da nulla. Ho le spalle larghe. Ma ormai è evidente che certi poteri, certe realtà che hanno sempre avuto interessi sulla città, condizionandone le scelte, poteri che io ho incessantemente combattuto, sin da ragazzo, hanno fatto di me il bersaglio perenne di attacchi che non si sono limitati a colpire la mia persona, – mai, e sottolineo mai, sfiorata dalle indagini di ‘Mafia Capitale’, portate avanti con serietà e rigore dalla Procura della Repubblica, che infatti non mi ha mai indagato – ma si sono spinti oltre per tentare di inquinare l’immagine dell’intera amministrazione di Roma e anche quella del mio partito, SEL, mai coinvolto in alcuna inchiesta giudiziaria”.

Il tritacarne mediatico  – prosegue Nieri – vomita ogni giorno articoli, riportando intercettazioni riciclate da oltre 6 mesi, sbattute sulle prime pagine di quotidiani nazionali e caricate dalla superficialità di titoli che cercano di far passare per nuove cose vecchie di totale irrilevanza penale e giudiziaria. Tutto per tentare di destabilizzare l’amministrazione Marino, per metterla all’angolo. Perché questa amministrazione dà fastidio, ha rotto troppi equilibri e va resa ogni giorno più fragile per far sì che tutto cambi affinché nulla cambi. Io non ci sto”.

Nato nel 1954 e cresciuto politicamente nei movimenti dell’estrema sinistra, Nieri  venne eletto per la prima volta in consiglio comunale nel 1989 fra le liste dei Verdi, nelle elezioni che decretarono la vittoria di Franco Carraro.  Nel 1997 venne rieletto, questa volta fra le fila della maggioranza, come candidato indipendente nella liste di Rifondazione Comunista, così come nel 2001, quando fu nominato Assessore alle Politiche per le Periferie, per lo Sviluppo Locale, per il Lavoro nella prima Giunta Veltroni. Nel 2005 abbandona il Campidoglio e tenta l’esperienza in Regione Lazio sempre con Rifondazione, divenendo Assessore al Bilancio della giunta guidata da Piero Marrazzo. Viene rieletto anche nel 2010, ma con la vittoria di Renata Polverini,  siede frai banchi dell’opposizione.

Esploso lo scandalo Rimborsi alla Regione Lazio, nel 2013 Nieri decide di tornare in Campidoglio, annunciando la sua partecipazione alle primarie come sindaco di Roma, prima di fare un passo indietro e sostenere la candidatura di Ignazio Marino, che, una volta eletto, lo nomina vicesindaco con delega al Patrimonio e al Personale. “In moltissime occasioni  – ha commentato Marino – Nieri ha affrontato con me decisioni difficili ma storiche per la città tenendo contro delle idee e della visione piuttosto che degli equilibrismi partitici. Inoltre, nonostante i dossier delicati affrontati Luigi non è mai stato coinvolto nelle indagini che in questi mesi hanno toccato l’amministrazione”. Le sue dimissioni, ora, rischiano di mettere definitivamente in crisi il difficile rapporto fra l’amministrazione e quella parte di sinistra che ruota intorno ai movimenti. Di sicuro, però, liberano quella ambita poltrona da vicesindaco accanto a Ignazio Marino: una sedia che già da tempo all’interno del Partito Democratico faceva gola a molti. Figuriamoci ora.

 

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