Beni comuni
Roma: Pasolini Guided Tour?
Nuova brillante iniziativa a Roma.Per celebrare degnamente il poeta delle ceneri, il cantore della marginalità, della periferia, il “cane randagio” della Casilina o della Tuscolana, la città sta prendendo interessanti iniziative per ricostruire non tanto la Roma come era ai tempi di Pier Paolo Pasolini – ché ad esempio per ripulire il Tevere e renderlo balneabile ci vorrebbe la mano di Dio – ma tenta sistematicamente di ridare smalto all’aggettivo “pasoliniano”, ormai di uso comune. Chissà, forse la Roma di allora era più povera, ma più umana, addirittura più pulita, ma come non pensare che quel che sta vivendo la capitale sia un grande omaggio, ancorché involontario, a Pier Paolo Pasolini?
Uno va a passeggio all’Ostiense, una mattina come tante altre e di colpo si fa tutto chiaro. La decadenza è una virtù, è un colto omaggio all’opera poetica e cinematografica dell’autore di Accattone.
Ecco dunque la Roma “pasoliniana”, con tutto quel che ne consegue. Dopo il “pittoresco” del Grand Tour, dopo la “dolce vita”, dopo gli anni di piombo, e l’estate romana, ecco il pasolinismo di ritorno: manca solo il Pasolini Guided Tour.
Entra nell’immaginario comune la prevalenza dell’Idroscalo, che però fa a gara con la marana dell’Americano a Roma. Finalmente è tutto chiaro. Ecco il perché della spazzatura ovunque, dei prati non curati, delle erbacce ovunque. Ecco quel senso di abbandono e disagio, quella povertà dilagante, di squallore endemico, ecco i bus che vanno a fuoco, quella strana e finta euforia da aperitivo milanese, o da paga settimanale. Ecco la trasformazione genetica dei locali da trattorie alla buona a sushi lounge fitness bar, dove si passa dalla pajata al ramen senza batter ciglio. Locali abitati da giovanotti imbrillantinati e palestrati, riccetti tatuati alla ricerca di verità tutte inventate.
E poi il neofascismo tecnologico e burocratico, il linguaggio spurio, la violenza endemica, la rabbia e la frustrazione, la cocaina che corre lieve e impalpabile, i “murales” come abbellimento posticcio di periferie fin troppo devastate o gestite da mafie ormai affermate.
Contributo notevole arriva dalle location del neo-neo-neorealismo capitolino: film che si girano solo a Roma, con attori romani che parlano rigorosamente “romano”. Anche la grande bellezza è fatalmente sfumata, durata l’arco di una stagione: e invece rassegniamoci a vivere da pasoliniani senza Pasolini.
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