Ambiente

Roma muore, ma non verrà salvata dai tribunali

11 Luglio 2021

Per principio, quando esprimo un parere politico, mi rifiuto di parlare di processi. Sono stato tra i giornalisti che seguirono, pieni di entusiasmo e vanità le inchieste di Mani Pulite, anche perché gioivo degli effetti politici che queste avrebbero avuto. La realtà mi ha punito: l’unico effetto politico di quella stagione sono stati gli anni del berlusconismo, cui sono seguiti gli anni della grillo patia: dalla padella alla brace, poi da questa all’inferno.

Nel corso dell’ultimo quinquennio abbiamo assistito ad una serie di condanne e di assoluzioni, relative alle giunte guidate da Raggi, Marino ed Alemanno, e queste vengono usate tuttora, in campagna elettorale, per promuovere questo o quel candidato, questo o quel partito. Tutte manovre per evitare che i cittadini esprimano l’unica cosa che dovrebbero esprimere: un giudizio politico.

Dopo i cupi anni di Clelio Darida, della corruzione targata Nevol Querci e Paris Dell’Unto, negli anni 70 il PCI regalò a Roma una stagione indimenticabile di grande cultura popolare, di risanamento delle borgate, di fallite (ma tentate) misure per gestire il traffico e chiudere il centro storico. Quella stagione, purtroppo, si è chiusa con l’onta del Commissariamento del 1989 e, successivamente, con l’elezione di tre sindaci, Franco Carraro, Francesco Rutelli e Walter Veltroni, che hanno promesso di riportare le lancette dell’orologio al tempo di Petroselli, ma invece hanno accompagnato la città a nuovi commissariamenti, alla nascita delle organizzazioni sottocutanee dei circoli canottieri, alle spartizioni degli Anni Santi e degli Anni dei Mondiali.

Luigi Petroselli, ultimo grande Sindaco di Roma

In quel momento la corda si è spezzata. Da quel momento in poi, nonostante la realizzazione della tangenziale est, Roma è divenuta ingovernabile per giunte politiche che non fossero assolutamente indipendenti da interessi illeciti e non avessero un programma solido da realizzare in barba a chiunque – un po’ come sta facendo Mario Draghi, oggi, alla guida del Paese.

Il giudizio di condanna contro Gianni Alemanno e contro l’era di Ignazio Marino è politico, ed è più draconiano di qualsiasi sentenza della magistratura: hanno preso in mano una città in gravissima difficoltà e le hanno dato il colpo di grazia, Alemanno con la gestione clientelare dell’ATAC, Marino con la chiusura dell’asse che va da Piazza Cavour all’imbocco di Via Cristoforo Colombo, con delle misure di gestione del traffico criminali che hanno spezzato la città in due. Nessuno di questi due sindaci ha fatto nulla per risolvere uno solo dei problemi chiave: l’AMA e la raccolta dell’immondizia, l’invasione della fauna selvatica e degli insetti, la gestione delle municipalizzate, il traffico, la gestione della Polizia Municipale, la gestione del verde pubblico, la rivitalizzazione delle borgate – specie quelle nuovissime.

Su queste due gestioni sventurate si è abbattuta, come una scure, Virginia Raggi, che si è dimostrata incompetente, bugiarda, clientelare, completamente incapace ed è riuscita, in cinque anni, a quintuplicare la gravità di ogni singolo problema, portando la città al collasso: cinghiali e topi e zanzare e uccelli da combattimento controllano con la violenza le strade; l’immondizia e gli autobus bruciano; le vie sono impraticabili; ogni pioggia è alluvione; molti quartieri sono senza luce e sono teatro di una violenza criminale che non conosce freni; la cultura è stata umiliata; l’intero sistema burocratico si è impallato; i giardini vengono chiusi, la Municipale scorrazza solo per fini inconoscibili e da nessuno controllati.

Non ho bisogno di un magistrato che mi dica che Raggi sia stata la peggiore dai tempi del sacco di Roma di Brenno e dei Galli. Né che un giudice mi dica che sia la cosiddetta destra che la cosiddetta sinistra hanno gestito la città allo stesso modo: per fini personali, fregandosene dei problemi. Questa dovrebbe essere la campagna elettorale. Questi i temi. E basta parlare di processini e processetti.

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