Roma

ROMA ‘Emergenza casa, ma la politica aiuta speculazione e palazzinari’

10 Luglio 2019

Intervista ad Angelo Fascetti, coordinatore nazionale ASIA USB

Negli Stati Uniti la politica torna a parlare di questione abitativa. In Italia assistiamo, in molte grandi città, alla fuga dei residenti dai centri verso periferie che nel frattempo diventano sempre più degradate, un fenomeno internazionale noto come gentrification. Ne parliamo con Angelo Fascetti, coordinatore nazionale dell’associazione inquilini dell’Unione Sindacale di Base. ASIA è, tra l’altro, l’organizzazione che qualche anno fa ha denunciato lo scandalo dei piani di zona a Roma. Come emerge dall’intervista è in questioni sociali come l’emergenza abitativa che affondano le radici anche alcuni dei più controversi temi del dibattito politico di quest ultimi mesi.

Anche a Roma si fugge dal centro?

A Roma questo fenomeno è iniziato molto tempo fa, potremmo dire addirittura dagli anni ’70. Una parte dei vecchi residenti del centro era spinta verso le periferie, dove all’epoca spesso si viveva anche abbastanza bene e le case del centro finivano a stranieri e benestanti. La speculazione edilizia poi ha fatto aumentare gli affitti e questo ha rappresentato un’altra leva che ha spinto la gente ad andare a vivere nell’estrema periferia. Un fenomeno che oggi tocca anche l’hinterland di Roma. In un centro come Frascati ad esempio l’aumento dei prezzi in questi anni è importante e deriva dal fatto che tanti romani si sono trasferiti lì. Al fenomeno cosiddetto della ‘gentrificazione’ si somma quello della ‘turistificazione’: il centro sta diventando una zona riservata o a chi se lo può permettere o alle attività turistiche.

Di chi sono le responsabilità?

Il dato di fondo è la mancanza di una politica pubblica, che è stato uno dei fattori che più ha favorito questa espulsione di massa dei residenti dal centro. L’ATER, l’agenzia regionale che gestisce le case popolari, e il Comune invece di arginare questi processi li hanno favoriti. E’ c’è una storica condiscendenza della politica di ogni colore nei confronti dei palazzinari, che a Roma controllano non solo le costruzioni, ma anche un settore importante per la politica come è l’informazione. Pensa a personaggi come Caltagirone, padrone del Messaggero, e Bonifaci, l’editore de Il Tempo.

Puoi farci un esempio concreto?

L’esempio più eclatante è lo scandalo dei piani di  zona, che abbiamo scoperchiato noi di ASIA con le nostre denunce nel 2012. Oggi ci sono in corso 28 processi per 28 piani di zona. Abbiamo portato alla luce che il Comune negli anni precedenti aveva assegnato terreni gratis e finanziamenti a fondo perduto per 1,5 miliardi di euro a cooperative edilizie e ditte private.  Doveva essere un modo per favorire la lotta all’emergenza abitativa, mettendo sul mercato appartamenti a prezzo calmierato grazie proprio a quella mole di fondi pubblici. Ma poi chi ha costruito le case, a volte gettando le fondamenta su vere e proprie discariche, le ha vendute a prezzi di mercato. Ad alcuni acquirenti hanno chiesto addirittura di pagare una parte in nero.

E per quanto riguarda le case popolari vere e proprie?

Qui bisogna distinguere tra gli appartamenti del Comune e quelli dell’ATER, che fa capo alla Regione Lazio. Entrambi stanno mettendo in vendita gli appartamenti, spesso occupati da inquilini, che però non si possono permettere di pagare prezzi di mercato o quasi. L’anno scorso una delibera dell’amministrazione Raggi ha attivato una di queste operazioni su una serie di appartamenti situati  in pieno centro, ad esempio a Testaccio e vicino alla stazione Termini. Erano case che Mussolini aveva sequestrato prima della guerra per realizzare i suoi progetti urbanistici per la Capitale, spostando i residenti nelle case alveare che il Regime aveva fatto costruire in periferia. Poi, una volta scoppiata la guerra, erano state adibite a funzioni logistiche e in seguito date agli sfollati. Alla fine le ha ereditate il Comune, che l’anno scorso, appunto, ha pensato di mettere queste case all’asta. Gli inquilini, come dicevo, hanno diritto di prelazione, ma il problema è che a quelle cifre spesso non ce la fanno a pagare. Zingaretti invece ha messo in vendita gli appartamenti dell’ATER sia in zone centrali, come Garbatella e sui lungotevere, ma anche in periferia e anche in questo caso se gli appartamenti sono in buone condizione vengono considerati di pregio e i prezzi sono alti. Noi in molti casi stiamo impugnando questi atti, perché si tratta di una pratica che è contro la legge.

Oltre tutto così si dilapida il patrimonio pubblico, che è l’unico possibile calmiere in grado di tenere i prezzi a freno.

Certo, tieni presente che a Roma il patrimonio abitativo pubblico è al 4,5%, nel Lazio al 3,5%, mentre nei grandi paesi europei si arriva al 25%. A Roma i problemi poi non ci sono solo nelle case popolari propriamente dette, ma anche in quelle degli enti previdenziali. Sono appartamenti di proprietà di enti come INPS e INPDAP, dove abitano le famiglie di dipendenti o ex dipendenti in pensione, che pagano affitti da 900 euro al mese in zone come San Basilio, che non sono propriamente quartieri d’élite. Ebbene oggi a questi inquilini arrivano richieste di aumenti del canone di affitto dell’80% e la gente non riesce a pagarli.

Quanti sono i romani coinvolti in situazioni simili?

Solo coi piani di zona ci sono circa 200.000 famiglie sono state messe di fronte alla richiesta di pagare a prezzi di mercato case costruite con fondi pubblici, una violazione della legge. Bisogna dire che non hanno guardato in faccia nessuno. Lo Stato ha finanziato la costruzione di case anche per le forze dell’ordine, agenti della DIA e dei servizi segreti e anche molti di loro sono stati truffati. Ci è capitato di fare assemblee anche per questi casi.

Che cosa si può fare?

Una delle cose che chiediamo è l’attivazione del piano regionale per l’emergenza abitativa già approvato nel 2014, ma rimasto lettera morta. Noi chiediamo che venga applicato e che in dieci anni vengano costruiti 100.000 nuovi appartamenti, 10.000 l’anno, raddoppiando il patrimonio abitativo pubblico, che, come dicevo prima, in Lazio è al 3,5%. I fondi per avviare questo piano ci sono e sono i fondi ex Gescal. L’ex ente per la costruzione di case per i lavoratori ora non esiste più, ma dei fondi accantonati negli anni rimangono 1,5 miliardi di euro, conservati dalla Cassa Depositi e Prestiti e circa 200 milioni sono la quota destinata a Roma. Poi bisogna tutelare gli inquilini soggetti alle cartolarizzazioni decise dal Comune. Come dicevo prima gli appartamenti vengono venduti a prezzi quasi di mercato e il 50% degli affittuari non ce la fa. Solo a Roma si tratta di 6.000 famiglie. ASIA USB propone o che vengano attivati dei mutui agevolati, in modo che queste persone possano comprare l’abitazione in cui vivono pagando una rata mensile equivalente al canone che già versano. Oppure che l’ATER acquisti gli appartamenti. Poi bisogna fermare la truffa dei piani di zona e bisogna intervenire sulle case popolari, mettere fine all’attuale situazione di abbandono attraverso un piano di ristrutturazione e una sanatoria per chi ha degli effettivi diritti.

Qui c’è il problema degli abusivi.

Che si affronta analizzando la situazione caso per caso. Sai quanti di questi ‘abusivi’ sono familiari o conviventi di persone decedute che dopo aver vissuto per chissà quanti anni in una casa pubblica improvvisamente si ritrovano abusivi? Una delle principali cause del cosiddetto abusivismo è che l’ente pubblico non ha il minimo controllo su ciò che succede nelle sue proprietà. Ti cito il caso di un inquilino deceduto a Tor Bella Monaca un anno e mezzo fa circa. I parenti, invece di occupare la casa o affittarla a qualcuno, come capita spesso, hanno chiuso l’appartamento e comunicato il decesso all’ufficio preposto, che però non è intervenuto. Il risultato è che l’appartamento è rimasto chiuso, non è stato riassegnato e che un anno dopo la sorella del defunto si è vista recapitare la richiesta degli affitti arretrati di un anno.

A proposito, questi quartieri sono quelli in cui poi qualcuno protesta se una famiglia straniera entra in una casa popolare.

Sì e in prima fila ci sono gli esponenti di quell’estrema destra romana che negli anni ’70-’80, quando noi facevamo le manifestazioni contro i palazzinari, ci attaccava.

Ma davvero stanno sfondando in zone come Torre Maura e Casal Bruciato? A giudicare dalle immagini viene da pensare che alle manifestazioni dell’estrema destra ci siano una ventina di militanti e qualche decina di residenti, ma in quei quartieri abitano decine di migliaia di persone…

Guarda, noi in quei quartieri ci siamo tutti i giorni da tanti anni e ti posso dire che i numeri sono proprio quelli.  Poi però ad amplificare il fenomeno c’è la pubblicità che viene data dai media alle  iniziative dell’estrema destra. D’altra parte è c’è effettivamente il rischio che molta gente, anche tra chi non partecipa a quelle inziative, finisca per pensare che la causa dei suoi problemi sono gli stranieri.

Voi ad esempio, proprio a Casal Bruciato e all’incirca negli stessi giorni del tam tam mediatico, siete riusciti a fermare lo sfratto per morosità di un’inquilina di 77 anni, malata. E’ possibile mantenere una presenza di sinistra? Che difficoltà si incontrano? 

Se ti riferisci alla sinistra politica direi che quella ormai da tempo preferisce frequentare altri luoghi. Noi ci siamo da sempre e, a differenza dell’estrema destra, ci siamo tutti i giorni, la gente ci conosce e sa per che cosa ci battiamo. E comunque siamo stati presenii in quei quartieri nei giorni dell’attenzione mediatica per bloccare anche fisicamente certe iniziative.

Da quando c’è l’amministrazione Raggi è cambiato qualcosa?

Guarda, noi, visto quello che stava succedendo, quando è arrivata la nuova amministrazione l’abbiamo accolta in modo aperto. Venivamo da un rapporto positivo col M5S. Quando denunciavamo lo scandalo dei piani di zona i loro esponenti, compreso Marcello De Vito, venivano alle nostre iniziative e ci sostenevano.  Quando hanno vinto le elezioni avrebbero potuto intervenire sui dirigenti del Comune, che in quello scandalo hanno pesantissime responsabilità, per cercare di risistemare le cose. Invece hanno voltato pagina ed è rimasto tutto come prima. E magari oggi qualcuno di quei dirigenti – uno lo abbiamo denunciato – se viene sfrattata una famiglia italiana e al suo posto va un italiano non dice nulla, se invece ci va uno straniero avvisa immediatamente l’estrema destra…

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