Partiti e politici
Roma è invasa dai rifiuti, ma ora c’è la soluzione: l’avvocato Cerroni
Sicuramente Roma non sarà ripulita nelle prossime ore dall’immondizia e dai topi di periferia. Nè avrà effetto immediato l’allerta antiterrorismo sollevata dall’assessora all’ambiente Paola Muraro, che ha paventato il rischio bombe dietro i cumuli di rifiuti che invadono il centro. Di sicuro, però, questa volta, dopo il blitz in diretta streaming con i vertici della municipalizzata Ama di ieri mattina sulla pagina facebook del M5S di Roma (e non su quella del Campidoglio), nessuno potrà accusare la Roma a 5 Stelle di Virginia Raggi di scarsa trasparenza. E pazienza se la discussione si è conclusa con un nulla di fatto nonostante le intenzioni bellicose: “Non state pulendo la città ed è il momento che vi assumiate le vostre responsabilità. Non me ne vado fino a quando non c’è un piano operativo”. Se per giorni interi si era parlato dell’incontro del 30 giugno a porte chiuse fra l’assessora Muraro, il deputato Stefano Vignaroli e gli operatori privati del settore rifiuti, fra cui un rappresentante del gruppo di Manlio Cerroni, stavolta, che è stata data la possibilità di insultare i vertici della municipalizzata in tempo reale, i cittadini possono dire di essere entrati veramente nelle istituzioni.
Il vento, ora, è cambiato sul serio. Resta da capire, ancora, in che direzione. L’elenco delle inefficienze sulla raccolta dei rifiuti sollevate dalla Muraro, che si è presentata negli uffici di via Calderon de La Barca con piglio da generale, è difficilmente smentibile, nonostante i tentativi goffi di nascondersi dietro la burocrazia da parte dei vertici Ama. Allo stesso modo, però, è evidente che senza impianti di proprietà adeguati e senza una discarica di servizio, per l’Ama, che attualmente si serve di 55 impianti dislocati in 8 regioni diverse, gestire quasi due milioni di tonnellate di rifiuti, da trattare e successivamente da smaltire, è praticamente impossibile. E tutto è lasciato al caso.
“Ogni giorno 163 camion trasportano i nostri rifiuti al nord – aveva affermato il presidente di Ama Daniele Fortini, nel corso dell’udienza del processo Mafia Capitale dello scorso 20 giugno, dove è stato ascoltato in veste di testimone – e basta un incidente sull’autostrada per arrivare al collasso”. C’è poi la questione della domenica lavorativa, in cui servirebbero “2000 operatori al posto dei 300 attuali”. I soldi, per migliorare da subito le cose, ci sarebbero pure. Peccato che siano stati già spesi. Ogni anno per l’Ama il comune di Roma tira fuori circa 700 milioni di euro: il 50% se ne va per i costi del personale, circa 250 milioni per le forniture e i servizi, e la restante parte, invece, si perde fra altre spese e gli oneri che spettano alle banche per il debito regresso. In pratica, una percentuale significativa degli stanziamenti comunali serve per coprire le gestioni allegre e gli scandali del passato, dalla Parentopoli degli anni di Alemanno e Franco Panzironi fino a Mafia Capitale, e non solo, con gravi conseguenze sul servizio, la cui fragilità strutturale è emersa agli occhi di tutti soprattutto dopo la chiusura di discarica di Malagrotta, di proprietà dell’imprenditore Manlio Cerroni, per tutti l’avvocato.
Dopo aver tenuto il monopolio della “monnezza” romana per decenni, grazie anche agli ottimi rapporti con il Pd di Roma e del Lazio, Cerroni sembrava finito alla porta. Eppure proprio su un impianto di sua proprietà, il tritovagliatore di via Rocca Cencia, nella zona est di Roma, confinante con l’omonimo stabilimento Ama, rischia di crearsi una spaccatura politica all’interno del Movimento 5 Stelle, che proprio in quell’area aveva fatto il pieno di voti, pescando la sua classe politica locale, due assessori e un consigliere municipale, fra i comitati di lotta (tra cui una componente del sindacato Usb) racchiusi nella sigla Q.R.E, contrari all’ecodistretto pensato dall’ex sindaco Ignazio Marino per trattare una parte dell’umido (circa 40 mila tonnellate all’anno a fronte delle oltre 250 mila complessive).
Nel corso del blitz della Muraro, che più volte ha chiesto il rispetto del contratto di servizio, Fortini, con ostinazione, ha detto di non voler servirsi dell’impianto di Cerroni, attualmente affittato ad un altro gestore, Porcarelli, “o me lo dicono le autorità, o senza gara non lo uso”. Per la Muraro, invece, la pulizia di Roma viene prima di tutto, anche delle questioni di principio. Cerroni è un privato come gli altri, quindi, non deve esserci nessuna preclusione ideologica nei suoi confronti. Un approccio da realpolitik, il suo, che ha fatto storcere il naso ai duri e puri del Movimento, ancora sotto shock per la nomina del dirigente Raffaele Marra, e che ha messo in allerta i comitati della zona, che già oggi daranno vita ad un incontro pubblico. Dopo aver votato e fatto votare il Movimento 5 Stelle promettendo la chiusura dell’impianto Ama di via Rocca Cencia, ad un mese delle elezioni, per ora, si ritrovano a fare i conti con il ritorno del “re” della monnezza. Il vento sarà pure cambiato, ma la puzza rimane quella di sempre.
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