Roma
Roma: ci mancava via Almirante
Ci mancava via Almirante. Per fortuna la sindaca ci ha messo una pezza, fermando il voto dell’assemblea capitolina. È l’ultima curiosa amenità che viene dalla città che, come si dice in questi casi, si fa sempre riconoscere.
Ma come si fa a non mettere tutto insieme?
A Roma abbiamo raffinato il concetto di “Tangente preventiva”. Non in corso di lavori, ma ancora in fase ideativa. Potremmo definirla una tangente astratta, concettuale: prima della prima pietra, c’è la prima bustarella. Sulla fiducia! Uno stile inconfondibile.
Che nemmeno in un film der Monnezza: “Semo romani”, dicono quelli intercettati. Una condizione dello spirito, oltre che dell’abuso. “Sono romani e non milanesi” dicevano nell’Audace colpo dei soliti ignoti.
La città tracolla, eppure c’è chi vagheggia via Giorgio Almirante, statista certo, ma in camicia nera. Chi sa dove l’avrebbero piazzata, magari sotto l’obelisco dell’Olimpico con su inciso Mussolini Dux? Immaginate di dire: abito in via Almirante, all’angolo di via Galeazzo Ciano, dietro piazza Roberto Farinacci… Bella gente, davvero.
E poi mi chiedo: ci sarebbero le buche anche su via Almirante? Sarebbe stata invasa dai rifiuti? Chissà. Per ora – fortunatamente, grazia all’intervento notturno di Virginia Raggi – non ce ne dobbiamo preoccupare.
Ma a Roma i segnali (non solo quelli stradali) di un ritorno al passato sono preoccupanti. Come valutare il rinnovato successo del Peplum? Dopo l’esilarante tentativo del Musical su Nerone, con tanto di mega palco costruito sul Palatino – un fiasco troppo in fretta archiviato – ecco il Gladiatore al Colosseo, con biglietti a costi stratosferici, pare fino a 3mila euro. È “l’evento” che detta legge? E lo spazio pubblico può immediatamente privatizzarsi, utilizzarsi, per diventare produttivo – anche se collaterale c’è lo scopo benefico, tanto per salvare un po’ la faccia. Va bene il Gladiatore al Colosseo? Non è un precedente vincolante? E poi? Ci aspetterà altro nella direzione di noleggiare le opere per dilettare solo chi se lo può permettere?
Di peplum in peplum è scesa in campo anche la Santa Sede, che – va detto – vanta un bell’archivio. Così anche il Giudizio Universale si è fatto musical, spettacolone son et lumière, per turisti devoti. Che gli vuoi dire? Quanto a spettacolarità, la Chiesa è maestra, e il Giudizio non è secondo a nessuno, tantomeno al Gladiatore.
In questo pasticcio di fasti passati e miserie presenti, ecco infine il guizzo d’ingegno, ecco la brillante ideona dei politichetti romani: via Almirante. Ha il sublime gusto grottesco del paradosso, ha la sfrontata ottusità della cretinaggine fatta regola. Un tempo ci saremmo fatti una risata, oggi ci preoccupiamo.
Perché si sa, la città è tanto fascista e nera, ormai specchio degno del Bel Paese, vera Capitale del Governo Salvini. Tempo fa, in un bello spettacolo teatrale, che si intitola O della nostalgia, i bravi autori e interpreti – Riccardo Festa e Matteo Angius – si chiedevano perché abbiamo lasciato un importante sentimento come la “nostalgia” (parola bella in tutte le lingue, diceva Tarkovskij) in mano ai fascisti. Perché di un ex fascista si dice che è “nostalgico”? Nostalgico di cosa, di chi? Perché non affermare, chiaramente, che un fascista è solo un fascista? Se non erro, i Padri della Costituzione (sia detto sommessamente, immagino che una parola come “Costituzione” possa dar noia al giorno ai vigorosi ministri d’oggi) avevano affermato qualcosa, in proposito, e forse varrebbe la pena tenerne conto anche per la toponomastica.
Sarebbe proprio triste trovare, assieme ai “calpestini”, i sanpietrini dorati che ricordano i tanti caduti per mano del fascismo, qualche bella indicazione stradale con su scritto a caratteri neri il nome di un (ex) gerarca.
(Nella foto di copertina: La bocca della Bugia, opera di Giuseppe Verri)
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