Governo

Renzi ha già vinto l’Olimpiade di Roma 2024

18 Dicembre 2014

La candidatura di Roma all’Olimpiade del 2024 dovrebbe essere scartata a priori, come ha annotato Carlo Maria Miele su Gli Stati Generali, ma potrebbe rappresentare anche un’opportunità per un Paese normale, come ha ravvisato Jacopo Tondelli (con una successiva correzione) sulle stesse pagine web. Due tesi contrapposte, che comunque guardano al contenuto del progetto.

Tuttavia, l’interpretazione del sostegno renziano a Roma 2024 necessita di un ulteriore livello di analisi, meno materiale, ma che forse sta più a cuore al leader del Pd: la comunicazione. Il presidente del Consiglio ha trovato un momento molto ghiotto per spostare l’asse del dibattito su Mafia Capitale.

A un primo sguardo, il momento sarebbe sembrato poco propizio. Quasi un gesto intempestivo. Eppure, l’impegno di Renzi per l’Olimpiade ha avuto un doppio effetto desiderato: interrompere il monologo mediatico sull’inchiesta della Procura di Roma; e creare la dicotomia tra i “gufi”, che non vogliono i Giochi Olimpici, e i profeti del cambiamento che spingono per un’Italia normale, sposando la causa di Roma 2024.

L’annuncio, quindi, ha provocato un impatto, una rottura rispetto alla continua polemica sulla classe dirigente corrotta e dal sistema malavitoso. Le critiche non sono mancate, ma conta poco, perché – nella visione renziana – sono state proposte da tutti quelli che remano contro l’Italia e non vogliono sapere di cambiare verso.

La comunicazione, in sintesi, ha superato per l’ennesima volta l’azione. Del resto il tragitto verso la candidatura sarà lungo e quando – molto probabilmente – Roma sarà sottoposta a un’altra bocciatura olimpica, si potrà dare la colpa a qualcun altro, ai governi locali, al ministro di turno, ai gufi e ai rosiconi a reti unificate, nonché al destino cinico e baro.

Ma il risultato momentaneo è che non si parla di Roma solo come il teatro di Mafia Capitale, ma anche della città che potrebbe ospitare il palcoscenico olimpico. Si può non essere d’accordo nel merito, insomma, ma nel caso specifico il contenuto particolare conta meno del messaggio generale.

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