Roma
Referendum Olimpiadi, cos’ha Raggi ancora da valutare?
Virginia Raggi sedeva nell’Assemblea Capitolina durante la sindacatura Marino. Stava all’opposizione ma stava lì.
Era il 25 giugno 2015 – un anno fa – quando veniva votata a maggioranza una mozione che definiva le Olimpiadi del 2024 una “occasione unica per Roma di accelerare il processo di crescita, rigenerazione, rafforzamento dei servizi e dell’offerta turistica, anche nella prospettiva dell’anno giubilare del 2025”.
Lei e i colleghi consiglieri grillini votano contro. Quindi evidentemente la cosa al MoVimento non piace. Vota contro – unico nella maggioranza – anche Riccardo Magi, consigliere radicale eletto nella liste di Marino.
Magi sulle Olimpiadi non si mette a strillare, ma a studiare. Studia il dossier del Coni e scopre che non c’è un dossier. Studia la proposta preliminare al Cio e trova una lista di opere pietose, tra cui un laghetto artificiale a ridosso delle piste di Fiumicino – che non si può fare e men che meno pensare, progettare, presentare come opera da candidatura olimpica. Magi quindi intuisce che forse è il caso che i romani siano informati e che, una volta informati, possano esprimersi sul progetto olimpico caldeggiato dagli esperti in grandi eventi sportivi fallimentari – Montezemolo & Malagò, nella fattispecie. Referendum analoghi sono d’altronde già stati indetti in altre città potenzialmente olimpiche, ad esempio ad Amburgo. Il referendum consultivo è previsto dallo Statuto di Roma Capitale, non è una bizzarrìa democratico-fuffarola. I Radicali allora procedono: moduli, banchetti, raccolta firme.
Il 15 marzo scorso il Comitato promotore istituito dai Radicali sottopone alla Commissione per i Referendum di Roma Capitale il quesito sul quale ha intanto raccolto mille firme di cittadini romani, come prescrive lo Statuto. Ad aprile la Commissione capitolina dà l’ok. I promotori hanno 3 mesi di tempo dalla data di inizio ufficiale per raccogliere circa 30mila firme. L’avvio della raccolta è previsto per la seconda metà di maggio. Ma alla vigilia della partenza arriva, ingiustificata, una sospensione da parte del Comune che blocca il processo e rinvia alla Commissione per una ulteriore valutazione del quesito (richiesta non prevista dallo Statuto di Roma Capitale). Perché questo colpo di scena? Perché ai vertici del Comune è intanto arrivata una lettera del Coni che obietta sulla legittimità del quesito, sebbene questo fosse già stato verificato in punta di diritto appunto dalla apposita commissione. Ma vabbé.
Passano un paio di settimane, la Commissione per i referendum ri-decide per la legittimità del quesito radicale. La raccolta firme comincia, finalmente; comincia proprio in questi giorni. I Radicali sino ad ora sono stati soli ed unici ad occuparsi di Olimpiadi e referendum. Soli hanno raccolto le prime mille firme; soli si sono smazzati l’ostilità di burocrazia e poteri palazzinari.
Virginia Raggi ora dice che sul referendum dovrà valutare. Ma valutare che? C’è il quesito, i moduli, la macchina organizzativa pronta. Deve solo dire, Virginia Raggi, e possibilmente dirlo prima del ballottaggio, se i grillini ci metteranno da subito tempo, denaro e militanza per raccoglire le firme sul referendum già avviato dai Radicali a Roma o no. C’è anche il sito, fatto anche quello dai Radicali. Ecco, qualora la candidata 5 Stelle a Sindaco di Roma avesse sulla materia una personale lacuna informativa e fosse questo a motivare il suo bisogno di “valutare” ancora, lì troverà tutti gli strumenti per poterlo fare.
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