Roma

Qual è la missione del giornalismo quando fiancheggia il discredito?

21 Ottobre 2015

Nella quinta puntata della seconda serie di The Newsroom, fortunata serie tv basata sulla sceneggiatura di Aaron Ross Sorkin  il produttore Don Kepfer smaschera un giornale che aveva ripreso una notizia bufala creata ad hoc da lui per farlo cascare nella trappola: “Ma come le verificate le notizie????” urla isterico al telefono con il caporedattore.

Tutto il mondo è Paese ci verrebbe da dire, ma non è consolante: il giornalismo negli ultimi tempi continua a cadere nella trappola dell’Età del discredito dando spago a notizie che poi nel giro di pochi giorni o pochi mesi si rivelano false. Ma a chi le fabbrica pare non importare molto. Cioè che conta, appunto, è gettare fango.

Dal caso Boffo con quella falsa velina dei carabinieri, passando per l’intercettazione di Crocetta mai ascoltata su Lucia Borsellino, fino alle piu’ recenti questioni vaticane – la presunta lettera dei dissenzienti sul Sinodo fino alla notizia del sedicente tumore non operabile ma guaribile del Papa al cervello – la costante è proprio quella di spostare l’attenzione, creare discredito e insinuare il dubbio.

Povera vecchietta che ogni mattina va a messa: che strumenti ha per capire che quella che oggi trova in apertura di tutti i giornali o ascolta nell’edizione della sera del Tg1 potrebbe essere un bufala orchestrata dai nemici del Papa? “Han detto che sta male!” penserà sconsolata.

La rassicuriamo in ogni modo: non è lei la destinataria della spy story  i cui ingredienti, un medico giapponese che si chiama come il vulcano (confesso di aver verificato se esistesse veramente) un fantomatico aereo e un diritto alla riservatezza sui dati sensibili messo sotto i piedi sono veramente improbabili. Quando poi padre Lombardi nella smentita dice “Il Papa c’é con la testa” si può tentare di immaginare a cosa l’insinuazione della notizia aspiri veramente.

Una signora della Milano bene anni fa, in tempi non sospetti, mi regalò questa grandeverità: “Se ti gettano della cacca addosso, puoi essere la persona piu’ pulita, ma l’odore ti rimane”.

Non sarebbe forse ora che i giornalisti, ammesso che si considerino ancora tali, si rifiutassero di prestarsi al gioco? Ma le controllano le fonti?

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