Partiti e politici
Psicodramma a Roma ( le ragioni del sì e quelle del no)
Abbiamo ancora sotto gli occhi le immagini delle due conferenze stampa: quella della sindaca di Roma, irremovibile nel suo no alle Olimpiadi e quella del Presidente del Coni Malagò, indignato non solo per il merito di quella scelta, ma anche per il metodo con il quale si è arrivati a quella scelta.
Difficile distinguere le ragioni e i torti in questa vicenda che nel pomeriggio di ieri ha assunto i toni di uno psicodramma.
Proviamo a dire la nostra.
In che cosa ha ragione la Raggi ?
Ha ragione quando applica alla vicenda il canone dell’esperienza: ogni grande opera negli ultimi anni si è trasformata in un’occasione di sperpero e di latrocinio, tenerne conto a molti più che espressione di pavidità sembra esercizio di “legittima difesa”.
D’altronde a suo tempo, lo stesso canone di esperienza applicò anche il premier Monti, la questione si risolse in un tempo brevissimo, con il plauso di tutti e senza alcun clamore particolare.
Ha ragione quando, essendosi espressa contro le Olimpiadi in campagna elettorale, e avendo vinto il balottaggio a mani basse, considera il no alle Olimpiadi un atto necessario e conseguente rispetto a quella promessa e a quella vittoria.
In che cosa ha torto invece?
Direi soprattutto nel modo. Arrivare in ritardo ad un appuntamento non è la fine del mondo.
Fissare quell’appuntamento un’ora prima dell’ufficializzazione della decisione, vuol dire dare all’incontro il significato di una mera formalità, arrivare con 40 minuti di ritardo è uno sgarbo ulteriore e non necessario.
In che cosa ha ragione Malagò?
Sicuramente nel chiarire con forza che, proprio a causa delle esperienze negative del passato, le modalità di organizzazione delle Olimpiadi e di gestione dei carichi di spesa, sono state cambiate per cercare di trasformare in opportunità la minaccia.
In che cosa invece ha torto? Secondo me, nell’aver aspettato quell’incontro, poi miseramente andato a monte, per combattere la sua battaglia.
Non sarebbe stato meglio, sia pure correndo il rischio di lavorare a vuoto, presentarsi all’opinione pubblica, prima ancora che alla sindaca, con un progetto preciso, articolato e allettante sia dal punto di vista urbanistico che finanziario in grado di mettere in equilibrio le ragioni dell’evento e quelle dei bisogni della città?
Non lo ha fatto, ha solo sbandierato in lungo e in largo la sua disponibilità a garantire all’amministrazione cittadina ogni possibilità di indirizzo e di controllo sul progetto.
Alla fine, in maniera generale ed astratta (come spesso accade nel nostro paese) si sono confrontate o, meglio, sono scese in campo, senza nemmeno incontrarsi, due visioni del mondo e della politica: quella di chi pensa che il paese debba cercare occasioni di riscatto e di rilancio e quella di chi pensa che il paese sia irredimibile o quasi.
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