Partiti e politici
Primarie: il quartiere bulgaro, dove vota un romano su quattro
Graziati dal sole e dalla partecipazione. Il tanto temuto crollo totale per ora non c’è stato e dopo alcune ore dall’inizio delle primarie i vertici del Pd romano cominciano a tirare un leggero respiro di sollievo. Riuscire a eguagliare il numero dei votanti del 2013, circa 100 mila persone, rimane un’impresa praticamente impossibile, ma la quota di “pubblica decenza”, fissata a 50 mila, che nel 2013 venne toccata intorno alle 14, sembra a portata di mano. “Alle 9.30 dopo appena un’ora e mezza – ha esultato il commissario Matto Orfini – avevamo già superato i partecipanti alle consultazioni grilline”. Alle ore 11 secondo i dati del partito i votanti erano stati circa 20 mila distribuiti negli oltre 190 seggi, dove sarà possibile votare fino alle 22 di questa sera i sei candidati in gara: Roberto Giachetti, Roberto Morassut, Chiara Ferraro, Stefano Pedica, Gianfranco Mascia e Domenico Rossi.
La prima impressione, in assenza di dati ufficiali, è che il partito continui ad essere diviso in due. Più solido nella città consolidata, dove in diversi seggi gli elettori si sono ritrovati in coda ai gazebo, abbandonato a se stesso nelle periferie, dove al contrario, i responsabili dei seggi riscontrano un evidente calo rispetto a 3 anni fa. Nel quartiere popolare di via Tor Bella Monaca, ad esempio, in uno dei gazebo allestiti, alle ore 11 avevano votato poco meno di un centinaio di persone a fronte degli oltre 500 del 2013.
Dove c’è stato un vero e proprio boom di democrazia è il quartiere di San Vittorino, uno dei più periferici della città di Roma, un borgo medievale al confine con la città di Tivoli, dove ha votato un abitante su 4, una percentuale altissima, che in scala romana produrrebbe dei risultati prodigiosi. Qui, su 400 residenti che avrebbero diritto al voto, alle 13 avevano votato all’unico seggio, allestito per la prima volta nella piazza, “più di 100 persone”, come assicura il responsabile, che tradisce una certa età, nonostante campeggi in bella vista una bandiera sbiadita dei “Giovani Democratici” di Matteo Orfini. Al gazebo, allestito di fronte all’unico bar del borgo, “ma io so’ un 5 Stelle” precisa il titolare, non c’è nemmeno la bandiera del Pd, ma questo non ha impedito alla popolazione di accorrere in massa per votare (più Roberto Giachetti che Morassut). “Quella bandiera gliel’abbiamo data noi – precisano dal vicino circolo di Castelverde – dato che stamattina si sono presentati che non avevano nemmeno una bandiera del Pd e sono venuti a chiedercela”.
Nonostante il clima disteso in quasi tutti i seggi, non sono mancati momenti di tensione: in VII municipio, ad esempio, in Largo Appio Claudio, il Collettivo Militant ha tentato di proporre senza successo i protagonisti di Mafia Capitale come Mirko Coratti e Daniele Ozzimo: “Non ci fanno presentare i nostri candidati! Buzzi, Carminati&Co”.
In VI municipio, invece, sulle porte dei circoli, qualcuno nella notte ha affisso dei cartelloni funebri in memoria della democrazia.
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