Partiti e politici
Parnasi toglie le torri e la Raggi trova l’accordo per lo stadio della Roma
Per settimane intere era stato immaginato già come il giorno della resa, quello del Movimento 5 Stelle che sa dire solo di no. Alla fine è diventato quello della vittoria personale per Virginia Raggi, che dopo una trattativa estenuante, un assessore, Paolo Berdini, perso per strada, ieri ha annunciato il nuovo accordo sullo stadio della Roma nell’ex ippodromo di Tor di Valle. “Abbiamo evitato il progetto monstre ereditato dalla precedente amministrazione. A Tor di Valle nascerà uno stadio ma moderno, ecocompatibile, all’avanguardia dal punto di vista delle tecnologie ma soprattutto sarà un’opera che rispetterà molto di più l’ambiente e il territorio”. “Un progetto 2.0”, senza più le torri di Libeskind, che mette a tacere i mal di pancia all’interno del Movimento 5 Stelle. Ma che allo stesso tempo accoglie molte delle istanze del costruttore Luca Parnasi, che dopo aver temuto per giorni lo stop definitivo, può tirare un sospiro di sollievo insieme alla Roma.
Il via libera è arrivato al termine di una giornata infinita, iniziata per Virginia Raggi al pronto soccorso del San Filippo Neri, dove si era recata per un lieve malore, e finita in Campidoglio, insieme alla sua maggioranza. Dopo essere arrivata intorno alle 19, per circa tre ore la sindaca ha cercato di convincere quei consiglieri ancora scettici al progetto, che gli uffici capitolini avevano già perfezionato con il costruttore il giorno precedente. Poi, intorno alle 22, è arrivato finalmente l’incontro con i proponenti, inizialmente previsto per le ore 16. Quando davanti dal Campidoglio si materializzano il direttore generale della Roma Mauro Baldissoni e Luca Parnasi, insieme ai rispettivi staff, è chiaro che la soluzione è già stata trovata, anche se alcuni dei tifosi, che per tutto il pomeriggio avevano presidiato il comune, li invitano a tenere la guardia alta. “A Maurè non te fa fregà”. I due si ritroveranno al tavolo insieme a Virginia Raggi, al vicesindaco Luca Bergamo e al capogruppo del Movimento Paolo Ferrara. E al termine della trattativa, anche James Pallotta vorrà essere della partita. Il presidente della Roma, che solo un giorno prima aveva paventato la “catastrofe” del paese di fronte all’esito negativo dell’incontro, oggi si complimenta telefonicamente con la sindaca, elogiandone l’inglese impeccabile.
“Sarà un progetto innovativo – ha spiegato la Raggi ai giornalisti che l’hanno aspettata per ore – che prevede la costruzione di edifici bassi, quindi, via le torri. Abbiamo ottenuto un taglio delle cubature della metà, di cui il 60% dal business park”. Inoltre, la destinazione d’uso di una parte degli edifici, che sarà caratterizzata dallo standard energetico A4, verrà decisa dai cittadini tramite strumenti di democrazia partecipata. Rispetto al piano originario, elaborato dall’ex assessore all’urbanistica Caudo, si passerebbe da un milione e centomila metri cubi a 598mila, attraverso una “novazione” della delibera votata nel 2014, che dovrebbe essere approvata dal consiglio comunale, senza interrompere, quindi, ma solo chiedendo un’altra sospensiva, la conferenza dei servizi in corso. Entrambe le parti sono convinte che, superati gli ostacoli “di merito”, l’aspetto procedurale, a cui si lavorerà già nelle prossime ore, rappresenti la fase più semplice, anche se la prima proroga concessa lo scorso 30 gennaio, su richiesta del comune di Roma, già aveva infastidito non poco il dipartimento ministeriale della funzione pubblica. Per questo il rischio, più che concreto, è che l’intero iter possa ripartire da capo.
Oltre alle torri “dimezzate”, che modificano totalmente la portata del progetto, infatti, il vero nodo rimane quelle delle opere pubbliche legate alla viabilità che nella delibera di Ignazio Marino e Giovanni Caudo costituivano il perno centrale dell’intervento urbanistico (circa il 30% dell’investimento da 1,6 miliardi di euro). “Avranno priorità le opere di urbanizzazione utili alla città e ai romani”, ha assicurato Virginia Raggi, che, tuttavia, ne ha elencate solo alcune: “la completa messa in sicurezza del quartiere di Decima dal punto di vista idrogeologico, la costruzione di una nuova fermata della Roma Lido, la riqualificazione dell’asse viario Via Ostiense – Via del Mare”, che dovranno essere fatte prima dell’apertura dello stadio. Al contrario, il prolungamento della linea B da Magliana a Tor di Valle è definitivamente tramontato, insieme all’utopia dei 16 treni negli orari di punta. Mentre il ponte e lo svincolo della Roma Fiumicino, due delle opere più costose per i privati, non trovano spazio nelle dichiarazioni ufficiali. E’ chiaro, fino a quando l’accordo non sarà messo nero su bianco sarà impossibile capire chi abbia vinto veramente questa partita. Il Movimento 5 Stelle che piega i “palazzinari” e mette ancora di più all’angolo l’opposizione del Pd, lasciandola priva di argomenti, o i costruttori che sono riusciti a portare a casa un risultato molto conveniente sul piano economico, dopo un’efficace strategia comunicativa che ha fatto vacillare l’integrità del Movimento di Beppe Grillo, che solo due giorni fa definiva l’area di Tor di Valle inidonea?
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