Roma

Omicidio Buffo: nelle ore e nei luoghi dell’ultima notte di Aldo Moro

9 Maggio 2018

Questa notte abbiamo percorso l’ultima notte di Aldo Moro. Siamo stati nei luoghi in cui i fatti sono accaduti, nelle ore in cui si sono svolti. Azioni, spazi, tempi sono stati nuovamente sincronizzati. Non siamo entrati negli interni, abbiamo rinunciato ad utilizzare una R4. Ma abbiamo replicato movimenti e posizioni sulla pubblica via. Abbiamo scoperto l’interno alla strada, trasposto all’esterno dati evidenti. Esattamente a quaranta anni di distanza, per la prima volta da quando sono accadute, le scene sono state esibite in quei luoghi. Esibizioni pubbliche di un cold case.

In questa attitudine abbiamo preso ispirazione, dai due ultimi lavori di Paolo Cucchiarelli: Morte di un presidente, Quello che né lo stato né le BR hanno mai raccontato sulla prigionia e l’assassinio di Aldo Moro e 9 maggio 1978: L’ultima notte di Aldo Moro. Due indagini scritte che ricostruiscono ed espongono i documenti di un omicidio accaduto molto tempo fa. Crediamo molto in questi due libri e nel suo autore – che, stanotte, era con noi – ci orientano come delle pietre miliari, ben conficcate al suolo, nella foresta degli oltre trecento volumi e degli infiniti articoli scritti sulla vicenda. Ci silenziano dalla retorica delle passioni, delle nostalgie, delle ideologie.

Oggi percorreremo le strade di Roma, confusi tra coloro che celebrano. Andremo chiedendo come andarono i fatti, sicuri che l’antica vulgata di via Montalcini reggerà ancora. Perché questa “lettera rubata”, come nel racconto di Edgar Allan Poe, sta di fronte a tutti, ma stracciata in piccoli pezzi. Il senso generale è chiaro (l’episodio di un conflitto di Guerra Fredda), a volte mancano alcuni frammenti (qualche passaggio, alcune figure), tutt’altro che decisivi, ma utili a insinuare dubbi e inibire lo sforzo di impegnarsi a ricostruire la vicenda.

Su i luoghi abbiamo lasciato dei segni: spie, indizi, emblemi, a smontare il mito. Non sappiamo se saranno notati, che reazione produrranno ma, come le immagini che abbiamo preso, diventeranno per noi materiali indispensabili a costruire, più tardi, un’azione di sintesi. Altrove, in un luogo senza connessione con questa vicenda, astratto (un teatro, un’agorà), ricongiungeremo spazi e fatti come in una “sacra rappresentazione”. Quei riti rendevano comprensibili a chiunque avvenimenti complessi, per noi sarà il modo di rendere partecipi tutti a una comune vicenda, la più importante di questa Res-pubblica.

(Fotografia di Andrea Pertoldeo)

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